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    ON THE ROAD: ANCORA UNA STRADA DA PERCORRERE PER VIGGO MORTENSEN, QUESTA VOLTA IN COMPAGNIA DI AMY ADAMS, KIRSTEN DUNST E KRISTEN STEWART TRA GLI ALTRI. IL FILM E' TRATTO DALL'OMONIMO ROMANZO DEL PADRE DELLA 'BEAT GENERATION' JACK KEROUAC, FRANCIS FORD COPPOLA E' TRA I PRODUTTORI

    Dal Festival del Cinema di Cannes - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dall'11 OTTOBRE

    "Ho letto il libro in un momento piuttosto difficile per il Brasile, durante i cosiddetti anni di piombo del regime militare. La stampa e anche la letteratura erano oggetto di censura e Sulla strada non era stato pubblicato in lingua portoghese e quindi lo lessi in inglese. In quel racconto d’iniziazione, tutto era esattamente l’opposto di quello che vivevamo nel nostro paese. La ventata di libertà di Dean, Sal e degli altri personaggi del romanzo, gli spostamenti continui, la sperimentazione, il sesso, il jazz o le droghe erano una sorta di controcampo a ciò che stavamo vivendo allora. Di conseguenza, sono stato profondamente segnato dal libro e non credo di essere l’unico. Avevo 18 anni, e all’università il libro circolava tra noi studenti. Sintomaticamente, la pubblicazione in Brasile di 'Sulla strada' – nel 1984 - ha coinciso con i movimenti per la nuova democratizzazione del paese. Per me quel libro ha sempre avuto una tale portata simbolica che l’idea di adattarlo per il grande schermo non mi aveva neanche lontanamente sfiorato. Ed è stato solo dopo l’invito degli Zoetrope Studios, a seguito della proiezione de 'I diari della motocicletta' al Sundance del 2004, che il progetto ha preso consistenza... Sulla strada è a volte visto semplicemente come un racconto puramente documentaristico, una sorta di trascrizione di un’esperienza vissuta. Io appartengo alla schiera di coloro che pensano che l’originalità del libro risieda soprattutto nella coesistenza tra ciò che è stato vissuto e sperimentato e ciò che è stato solo immaginato... Il libro quindi trascende il puro racconto documentaristico perché è il frutto della capacità di mettere insieme il vissuto e il prodotto dell’immaginazione libera e debordante. Ed è a questo spirito che abbiamo tentato di restare fedeli".
    Il regista Walter Salles

    (On the Road; FRANCIA/REGNO UNITO/USA 2012; drammatico-avventuroso; 139'; Produz.: MK2 Productions/Film4/SPAD Films/VideoFilmes; Distribuz.: Medusa)

    Locandina italiana On the Road

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    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: On the Road

    Titolo in lingua originale: On the Road

    Anno di produzione: 2012

    Anno di uscita: 2012

    Regia: Walter Salles

    Sceneggiatura: Jose Rivera

    Soggetto: Dal romanzo On the Road (Sulla strada) dello scrittore statunitense Jack Kerouac.

    Pubblicato per la prima volta il 5 Settembre 1957, il libro si è trasformato in una sorta di 'manifesto' d'ispirazione per la cosiddetta 'beat generation'.

    PRELIMINARIA - TRAMA DEL ROMANZO:

    Il romanzo, costruito in cinque parti e scritto sotto forma di episodi, è ambientato alla fine degli anni '40 (ambientato nel 1948 tra Stati Uniti e Messico) e vede i personaggi, tutti giovani "beatniks", in viaggio senza sosta per tutti gli Stati Uniti. Tra costoro vi è Dean Moriarty, amico di Sal Paradise che è il protagonista e narratore. Moriarty è in realtà Neal Cassady, un giovane dell'Ovest, uscito da un riformatorio e il cui stile di vita è in netto contrasto con la concezione borghese della necessità di avere una fissa dimora, un lavoro, un buon grado di responsabilità. Moriarty, come i suoi compagni, ha solo interesse per una vita intensa, fatta di innumerevoli esperienze e desidera conoscere l'immensità del continente nordamericano, il brivido del sesso, della musica jazz, delle accese discussioni con gli amici sotto l'effetto dell'alcool. Sal, uno studente cresciuto nell'Est che ha aspirazioni letterarie, conosce a New York Dean. Profondamente attirato e influenzato dallo stile di vita dell'amico, quando egli ritorna nell'Ovest decide di raggiungerlo... e, dopo un lungo viaggio in automobile, finalmente lo ritrova a Denver nel Colorado e con lui conduce, per circa due anni, una vita da nomade. Sal si rende conto con il passare del tempo che l'inquietudine dell'amico, che lo porta a sperimentare tutto ciò che può esserci di nuovo e proibito, è dovuta alla sua incapacità ad adattarsi alla società. Sal, dopo ogni viaggio, si sente sempre peggio e desidera ricominciare da capo, avere un luogo fisso e un lavoro che abbia senso. Ritorna quindi a New York e riprende a frequentare l'università e a condurre una vita normale ma dopo aver rivisto Dean, che invece dopo ogni tentativo di fermarsi riprende a viaggiare, decide di ripartire...

    (Da: www.wikipedia.org)

    Cast: Sam Riley (Sal Paradise/Jack Kerouac)
    Marie-Ginette Guay (Ma Paradise)
    Elisabeth Moss (Galatéa Dunkle/Helen Hinkle)
    Garrett Hedlund (Dean Moriarty/Neal Cassady)
    Kristen Stewart (Marylou/LuAnne Henderson)
    Kirsten Dunst (Camille/Carolyn Cassady)
    Tom Sturridge (Carlo Marx/Allen Ginsberg)
    Viggo Mortensen (Il vecchio Bull Lee/William S. Burroughs)
    Amy Adams (Jane/Joan Vollmer)
    Alice Braga (Terry/Bea Franco)
    Danny Morgan (Ed Dunkel/Al Hinkle)
    Terrence Howard (Walter)

    Musica: Gustavo Santaolalla

    Costumi: Danny Glicker

    Scenografia: Carlos Conti

    Fotografia: Eric Gautier

    Montaggio: François Gédigier

    Effetti Speciali: Ryal Cosgrove

    Makeup: Aimee Stuit e Fanny Vachon

    Casting: Richard Hicks, Andrea Kenyon, David Rubin e Randi Wells

    Scheda film aggiornata al: 14 Giugno 2023

    Sinossi:

    IN BREVE:

    La storia ricostruisce gli anni passati dallo scrittore statunitense Jack Kerouac a vagare per il Nord America insieme all'amico Neal Cassady, 'eroe dell'Ovest innevato con le basette'. Nei panni di Sal Paradise e Dean Moriarty, i due attraverseranno il paese per accumulare esperienze alla ricerca del proprio io.

    IN ALTRE PAROLE:

    Dopo la morte del padre, Sal Paradise un aspirante scrittore newyorchese, incontra Dean Moriarty, giovane ex-pregiudicato dal fascino maledetto, sposato con la disinibita e seducente Marylou.
    Tra Sal e Dean l’intesa è immediata e simbiotica. Decisi a non farsi rinchiudere in una vita vissuta secondo le regole, i due amici rompono tutti i legami e si mettono in viaggio con Marylou. Assetati di libertà, i tre giovani partono alla scoperta del mondo, degli altri e di loro stessi.

    SHORT SYNOPSIS:

    Dean and Sal are the portrait of the Beat Generation. Their search for "It" results in a fast paced, energetic roller coaster ride with highs and lows throughout the U.S.

    A young man sets out to travel the roads and railways of America.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    SAL, DEAN & CO. I 'POETI MALEDETTI' DELLA 'BEAT' ALLO SBARAGLIO SULL'ONDA DELLA FRENESIA 'LIBERTINA' A TUTTO TONDO. MA IL QUADRO NEL QUADRO... 'ON THE ROAD' DI WALTER SALLES, SPENGE L'ARDORE DELLE LUMINOSE PAGINE DI JACK KEROUAC CUI SI ISPIRA, TRA FEDELTA' E TRADIMENTI

    E dire che Walter Salles (il brasiliano regista dell'acclamato biopic sul giovane Che Guevara, I diari della motocicletta, 2004) non è certo un neofita dei km percorsi sulla strada! Eppure, al suo On the Road in celluloide, malgrado gli evidenti sforzi a rimanere entro i ranghi di una certa aderenza filo conduttrice, è sicuramente mancato l'appeal narrativo che contraddistingue le pagine autobiografiche e dunque ovviamente ben più illuminate, di Jack Kerouac, colui che, all'inizio degli anni Cinquanta diede realmente vita, con Allen Ginsberg, William Burroughs e altri amici, al nucleo storico della 'Beat Generation'. Così, il montaggio 'mordi e fuggi' di Salles, quello che cavalca la ripresa

    sfuggente e irrequieta al tempo stesso, esattamente come il percorso 'on the road' che dalla pagina scritta si va traducendo sul grande schermo, quello che doveva dunque incarnare la soggettiva dello stesso stile di vita 'beat', ha finito per impoverire sia la naturale bellezza dei vari territori, varcati durante l'infinito tragitto in fretta e furia, intravisti da camion in corsa o dal finestrino del pullman di turno, sia lo spessore del manipolo di personaggi (ben più solidi nel libro di Kerouac) che ruotano intorno a questo altalenante percorso, aperto 'on the road' come un quadro nel quadro: nel senso del reale andamento narrativo che poi ricalca il genere cinematografico stesso. Fa eccezione al difetto, la visione metafisico-metaforica che Salles è riuscito a dare della "purezza della strada", e della insita 'filosofia', con una ripresa dell'asfalto ravvicinata e in corsa sostenuta, tale da assumere una connotazione astrattiva paragonabile ad una sorta

    di video installazione di arte contemporanea.

    "Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare" è la spinta motrice dei personaggi che popolano le pagine di Kerouac così come degli stessi che indugiano - ahimè, troppo - sui fotogrammi di Salles, abbastanza intelligente da non lasciarsi corrompere da possibili tranelli voyeuristici, ma non sufficientemente disposto a fornire altro nutrimento se non quello di un'insistita visione 'corale', divisa tra 'on the road' e 'on the bed'. I menage collettivi di letto si sprecano quasi più che quelli su strada (là dove restano piacevolmente in memoria le sequenze legate al lavoro temporaneo della raccolta di cotone, con incontri e ambientazioni interrelati). Ma l'occhio della m. d. p. di Salles intende tallonare lo sguardo fuggevole, distratto e ingordo di altre cose - come dimostra il divertito orgoglio con cui si raccontano le memorie personali di 'orge cosmiche' - dei nostri protagonisti compagni di 'anticonvenzionali' bisbocce

    (da cui peraltro occhieggia uno pseudo- Carlo Marx (Karl Marx) alias Allen Ginsberg). A tanta coralità di strada corrisponde perciò altrettanta coralità di letto. Tanto che On the Road avrebbe potuto benissimo intitolarsi Sex, Alcool & Drugs. Ma almeno poi - ci si chiede - l'ispirazione è arrivata? Si, forse, ma, come c'era da aspettarsi, di certo non per tutti, anzi!

    "Non c'è oro alla fine dell'arcobaleno, c'è solo merda e piscio, ma sapere questo mi rende libero". Tutti i gusti son gusti! E' questa una delle varie linee di 'deragliamento esistenziale' volontario a cui il personaggio di Dean Moriarty (Garrett Hedlund) - nelle pagine di Kerouac ispirato all'iconico modello beat di Neal Cassady - si aggrappa per non ammettere la malattia di cui è irrimediabilmente affetto: quella "psicosi compulsiva" diagnosticatagli dal vecchio Bull Lee (Viggo Mortensen in un incisivo cameo che onora anche la regia nella splendida entrata in scena

    del personaggio). Si, il vecchio Bull, un altro 'pazzo della vita' con un fondo di saggezza 'sui generis' di cui sembrano sprovvisti gli altri intellettualoidi di una 'beat generation' che pulsa più di patetica deriva che di ricerca di sé. Ma la diagnosi di Bull, al punto in cui arriva, calza a pennello al caso Dean di cui abbiamo già fatto fin troppa conoscenza. E' difatti sulle ceneri di origini in cui un tempo aveva fatto la sua comparsa una certa famiglia, con una figura paterna che langue nei ricordi, a tratti ricercata ma senza successo, che nel frattempo si è declinata la personalità di Dean, spettacolare parcheggiatore quanto alcolista, puttaniere prima che intellettualoide perennemente in viaggio all'inno di "Mai casa per me", confidando "nell'occasionale ciambella per sopravvivere". E questo a dispetto di una splendida moglie con prole (la Camille che incanta perché rivestita da una Kirsten Dunst che non

    tradisce mai personaggio alcuno) ed una ex moglie-amante (la trasgressiva provocatrice, più che provocante, Mary Lou con cui la slavata Kristen Stewart pretende di dimostrare di 'sentirsi a casa'). Senza contare le varie (o i vari) amanti che Dean incrocia sul suo percorso, confortato da uno scrittore transitoriamente in panne (Sal/Sam Riley) che gli tiene dietro, arrancando, per quanto tempo e fatti di un prossimo futuro diranno con quanta dose di spregiudicato 'opportunismo'. Lo stesso Sal che si prende l'incarico di avviare le presentazioni con una voce narrante fuori campo, colui che si lascia andare, confessando pubblicamente di essere interessato unicamente ad un genere di persone: "i pazzi della vita", appunto. Confessione con cui pretende di giustificare questo suo personale e in un certo qual modo ossessivo tallonamento di Dean, un bell'esemplare di 'pazzo', si direbbe piuttosto, di una 'non vita', quella che abbraccia senza limiti e confini quel genere

    di 'sregolatezza' - scartando decisamente dal genio - che alla lunga stanca e annoia perfino lo spettatore, parcheggiato sul marciapiede della sua squallida 'prevedibilità', compreso il suggestivo, ma non certo originale, piano sequenza finale. Non resta allora che riprendere il libro di Jack Kerouac e ritrovare nelle sue pagine la vera ricchezza interiore dei personaggi, limitata, se non proprio negata, dalla celluloide.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    A classic novel's long journey to the bigscreen comes to a gratifying but not exactly triumphant end with "On the Road," a handsome visual companion to Jack Kerouac's Beat Generation touchstone that seems unlikely to occupy a place of similar resonance in the hearts and minds of those who see it. Evocatively lensed, skillfully made and duly attentive to the mercurial qualities of its daunting source material, Walter Salles' picture pulses with youthful energy but feels overly calculated in its bid for spontaneity, attesting to the difficulty and perhaps futility of trying to reproduce Kerouac's literary lightning onscreen.
    IFC/Sundance Selects' pre-Cannes pickup should draw robust specialty returns with a fall marketing campaign emphasizing the film's pedigree and attractive cast, a potent combo of prestige and sex appeal that should have especially strong pull with younger viewers
    .

    Widely considered unfilmable despite the movies' long-running love affair with the open road, Kerouac's semi-autobiographical

    tale of wanderlust and self-discovery has passed through the hands of innumerable writers and directors since exec producer Francis Ford Coppola bought the rights in 1978. Kerouac himself asked Marlon Brando to spearhead a movie version in the late '50s, an era whose social, moral and cinematic climate would scarcely have allowed the type of picture that has emerged more than half a century later.

    Salles and screenwriter Jose Rivera previously tackled a story of idealistic young men traveling cross-country in "The Motorcycle Diaries," and here they seek to render Kerouac's recollections of postwar America in a vibrant, present-tense idiom. To that end, the film employs a jittery syntax -- fleet handheld camerawork, frequent jump cuts and a swinging jazz score that erupts at regular intervals -- to supply a superficial equivalent of the author's restless prose, supplemented with abundant helpings of sweaty sex and occasional nudity.

    In keeping with

    the improvisatory Beat spirit, Rivera's script necessarily truncates the novel's incidents and incorporates elements from Kerouac's famous original scroll. That much is clear from the outset when Sal Paradise (Sam Riley), an aspiring French-Canadian writer living in 1947 Queens, N.Y., references his dad's recent death -- a scroll-specific detail employed here to impose an overt fathers-and-sons theme on the material.

    Not long after the funeral, Sal meets handsome Dean Moriarty (Garrett Hedlund), the skirt-chasing, marijuana-smoking, car-stealing rascal who, as modeled after Beat icon Neal Cassady, serves as the story's irrepressible, irresistible central figure. First seen opening a door stark naked (not for the last time), Dean is the life of a seemingly endless party, loved by his moody wife, Marylou (Kristen Stewart), and lusted after by young poet Carlo Marx (Tom Sturridge). Exerting a gravitational pull on Sal, Dean implores his new friend to join him later out West.

    Hitchhiking

    his way to Denver, Sal finds Dean carrying on with not only Marylou but also classy blonde Camille (Kirsten Dunst). Dean continues to toggle between the two women throughout, confusing things further by occasionally coaxing Sal into joint lovemaking sessions with Marylou. While the two men never act on the homoerotic underpinnings suggested by their affectionate relationship, the film is fairly candid about Dean's sexual availability to either gender, provided there's something in it for him.

    Having retraced Kerouac's routes in preparation for and during the shoot, the filmmakers work hard to impart a sense of texture and duration to Sal's travels, distilling minor episodes into brief scenes and carving out a longer narrative arc from the book's essential passages. A New Orleans visit with Sal's morphine-addicted mentor Old Bull Lee (Viggo Mortensen) and subsequent misadventures in San Francisco, New York and Mexico collectively form a whirlwind of incident that

    doesn't suggest the raw confusion of early adulthood so much as the compromises and sacrifices of an imposing screenwriting task.

    Salles compensates to some degree with a certain stylistic verve, stimulating the film's rhythms with jazz-band interludes and close-up dance sequences. Yet despite the high levels of craft and energy here, they're an inadequate substitute for the thrilling, sustaining intelligence of Kerouac's voice.

    Admittedly, any definitive adaptation would have to adopt a radically avant-garde approach to approximate the galvanic impact Kerouac's novel had on literary form. But even audiences content with an easy-listening version may be put off by the weak conception of Sal's inner life. The blur of events and surface impressions onscreen consequently feels overlong at 139 minutes, yet nowhere near long enough, and even Riley's appealing, bright-eyed turn can't keep Sal from seeming a passive, psychologically weak protagonist.

    The other actors hit their notes effectively, particularly Mortensen

    and Sturridge as the respective alter egos of William S. Burroughs and Allen Ginsberg; and Stewart and Dunst, whose warm, emotionally accessible turns lend Marylou and Camille more flesh and character than they had on the page. But the meatiest thesping opportunities naturally go to Hedlund, who brings a winning, boyish quality to the id-on-legs that is Dean Moriarty. Though propelled by a feverish, even convulsive energy, Hedlund also gets moments of quiet reflection that encourage sympathy for Dean's irresponsible behavior.

    A tour de force of location scouting, the film revels in the beauty of American highways, bridges and landscapes that, as showcased by Eric Gautier's crisp, lush widescreen photography, perfectly illustrate what Sal at one point calls "the purity of the open road."

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di ON THE ROAD

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