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    COPIA CONFORME: ABBAS KIAROSTAMI INNESCA UN INSOLITO ARTIFICIO PER FILOSOFEGGIARE SULL'AMORE DI COPPIA (JULIETTE BINOCHE-JAMES MILLER) NON DISGIUNTO DA PROBLEMATICHE ESISTENZIALI

    63. Festival del Cinema di CANNES (12-23 Maggio 2010) - RECENSIONE - Dal 21 MAGGIO

    (Copie conforme FRANCIA/ITALIA/IRAN 2009;drammatico; 106'; Produz.: MK2 Productions/BiBi Film/Abbas Kiarostami Productions in associazione con: France 3/Canal+ e il supporto di Centre National de la Cinématographie (CNC) e Toscana Film Commission; Distribuz.: BIM)

    Locandina italiana Copia conforme

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Copia conforme

    Titolo in lingua originale: Copie conforme

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Abbas Kiarostami

    Sceneggiatura: Abbas Kiarostami

    Cast: Juliette Binoche (Elle)
    William Shimell (James Miller)
    Jean-Claude Carrière (uomo del posto)
    Agathe Natanson (donna del posto)
    Gianna Giachetti (la padrona del Caffè)

    Scenografia: Giancarlo Basili

    Fotografia: Luca Bigazzi

    Montaggio: Abbas Kiarostami

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE

    Lo scrittore inglese James (William Shimell) che, in occasione dell'uscita in Italia del suo ultimo libro, tiene una conferenza sulla stretta relazione tra l'originale e la copia nell'arte, conosce una giovane gallerista d'origine francese (Juliette Binoche), con la quale passa qualche ora per le stradine di un piccolo paese del sud della Toscana. Quando la donna per divertimento lo spaccia per suo marito, un uomo spesso assente, lo scrittore si presta al gioco. Un gioco che però si rivela pericoloso e diventa difficile discernere il vero dal falso.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    La profonda riflessione sull’immagine e l’intrigante indagine tra realismo e finzione si direbbero uno dei motivi firma cui l’iraniano Abbas Kiarostami (Il sapore della ciliegia 1997, Il vento ci porterà via, 1999, Shirin, 2008) non sa rinunciare: un discorso avviato fin dai tempi de Il pane e il vicolo (1970). Ma in Copia conforme Kiarostami si lascia alle spalle (anche se non del tutto) il tema prediletto dell’infanzia, per incentrarsi sulla sfera adulta della ‘coppia’, icona prismatica di molte altre coppie, di cui si sfiorano schegge di quel percorso di vita integrale che si preferisce lasciare all’immaginazione, all’intuizione, in quanto in qualche modo riflesso nella protagonista ‘coppia per caso’ o ‘per convenzione’ che sia: la girandola di altre coppie a diverse età che gravita intorno a quest’ultima con le riflessioni esistenziali in qualche modo di marca amletico-shakespeariana - ‘essere o non essere in quel modo?’, ‘volere o non volere essere

    in quel modo?’ ‘Potere o non potere essere in quel modo?’ - ci orienta in tal senso.

    E non si può dire che Kiarostami rinneghi se stesso neppure sul piano della sua dote innata di saper contagiare la macchina da presa della sua anima più spiccatamente contemplativa. Anche se guardando a Copia conforme la tentazione di poter infierire contro una sorta di tradimento stilistico è forte. Il regista in grado di far parlare le pietre - e qui con loro quelle stradine popolate da cipressi non ‘conformi’ a nessun altro, autentici originali in piena Toscana per la prima ‘trasferta’ fuori patria del cineasta iraniano - è ancora lì, presente più che mai e più che mai ancorato al suo singolare talento poetico-filosofico-contemplativo in celluloide. E non sono solo i lunghi e intensi piani sequenza con cui Kiarostami apre e chiude Copia conforme: quello finale con cui il primo piano sequenza

    ne ingloba un altro dopo l’uscita di scena del protagonista - un po’ come nel teatro più ‘purista’ - è semplicemente pura poesia che conferma il tocco da maestro che da sempre contraddistingue l’originalità di Abbas Kiarostami. Solo che questa volta sembra aver sentito l’esigenza di invertire l’’equazione’, ponendo in primissimo piano un personaggio estremamente logorroico, irritato e irritante, pungente e talora insolente, interiormente desolato e sofferente come quello incarnato da Juliette Binoche, unica nel caricare su di sé fardelli introspettivi normalmente insostenibili. Il celebre baritono inglese William Shimell, straordinariamente imprestato alla celluloide per l’occasione che fa di lui lo scrittore autore del libro Copia conforme, le fa da spalla sostenitrice nell’austera veste para-shakespeariana dell’intellettuale, icona ispida e fredda, distaccata e pur, tra le righe, vagamente tenera e comprensiva, di uomo-marito ‘assente’, assimilato in un rapporto di coppia all’inizio estranea e, sull’onda di una particolare circostanza, sposata da quindici anni

    e sofferente del groviglio di lamentele e dissidi eterni in ogni parte del mondo. Ci troviamo allora in una sorta di storia parallela ma non abbiamo mai voltato pagina e la coppia protagonista è la stessa. Così Kiarostami dà vita ad una sorta di rebus o, per meglio dire, ‘sharada’ sull’amore, sulla conoscenza di se stessi e sul relazionarsi in termini di coppia, passando per il McGuffin iniziale del libro Copia conforme, da cui, elettivo pretesto, si dipanano argomentazioni infinite su ‘copia’ e ‘originale’ nell’arte così come nella vita, fino a raggiungere la strada obbligata, quella lastricata intenzionalmente dai clichè che punteggiano, o dilagano a seconda dei casi, le vite matrimoniali di lunga data.

    Solo un consiglio spassionato: chi cerca il puro intrattenimento - ma chi conosce solo un po’ Abbas Kiarostami, felicemente in costante debito con la poesia persiana e con la filosofia occidentale, lo sa già - deve

    volgere altrove il proprio sguardo, Copia conforme è per palati più che raffinati.

    Perle di sceneggiatura

    James Miller (William Shimell) ad Elle (Juliette Binoche):

    "Un figlio dice una cosa ovvia e lo rimproveriamo, se la dice un filosofo o uno scrittore allora la troviamo meravigliosa".

    Commenti dei protagonisti:

    JULIETTE BINOCHE:

    "Una donna può nasconderne un'altra. Per un'attrice, il regista è colui che svela quest'altra. Il suo ascolto, la sua macchina da presa, le sue attese spingono la donna a entrare in se stessa e a incontrarla. Lei non sa chi è. Lo scopre contemporaneamente a lui. Ma c'è un elemento rivelatore ancora più forte, un richiamo che si avvicina ai venti, ai baci più discreti: è l'ignoto. Quando ogni passo, ogni pensiero, ogni sensazione sposano la materia nella sua pienezza, l'attrice attende il suo fidanzato, lo aspetta come una bruciatura che lenirebbe una piaga. Lo aspetta sul bordo, a un crocevia interiore, pronta a donare nel suo buco nero l'indicibile, l'inascoltabile, l'impalpabile, un difetto, un tacco rotto, una riga storta, nell'antro in mezzo ai seni.
    Tempo fa, sono andata in Iran per incontrare Abbas (l'avevo incrociato a Cannes, all'Unesco, a casa di Jean-Claude Carrière). Mi aveva detto 'Vieni a Teheran!'. Gli ho creduto e ci sono andata, due volte. Una sera mi ha raccontato la storia che abbiamo girato insieme la scorsa estate. Mi ha descritto ogni dettaglio, il reggiseno, il ristorante, l'albergo. Insomma, mi ha detto che era una storia che era capitata a lui. Alla fine, dopo aver parlato per 45 minuti in un inglese impeccabile, mi ha chiesto: 'Mi credi?'. Gli ho risposto: 'Sì'. E lui mi ha detto: 'Non è vero!'. Sono scoppiata in una risata che gli ha fatto venire voglia di realizzare questo film, credo! La realtà e la finzione mi hanno sempre fatto ridere, perché sono profondamente convinta che tutto sia possibile. Ancora oggi sono sicura che ha vissuto questa storia, come sono sicura che non l'ha vissuta. La Toscana resta un luogo dove sono possibili i miracoli. Non mi stupisce che ci siano tanti santi, tanti olii e tanto verde. Abbiamo percorso questo film come una famiglia di vecchi amici, come un film da sogno. Una piccola troupe, in un paesino, la freschezza dentro, il calore fuori, il tempo che non conta più, la passione negli occhi, la felicità di stare insieme. Per Abbas è stato il primo lungometraggio al di fuori del suo bozzolo originario, della sua lingua madre. L'attore, William, ha lasciato la lirica per entrare nell'universo di Abbas. Con la paura nella pancia, l'ho visto attraversare gli spazi dell'attore con coraggio, abbandonando poco a poco ogni sua certezza e le cose che aveva imparato: ovvero, tutta la sceneggiatura a memoria!
    ".

    Il baritono qui attore William SHIMELL:

    "Quando, nella primavera del 2008, sono iniziate le prove di 'COSI FAN TUTTE' a Aix-en-Provence, mi sono improvvisamente sentito a mio agio con Abbas Kiarostami e Massoumeh Lahidji, la sua assistente. Io non parlo farsi e l'inglese di Abbas resta un'opera incompiuta e tuttavia la nostra comprensione reciproca aveva un che di naturale. Le sue idee sull'opera di Mozart, e in particolare sul personaggio di Don Alfonso che io interpretavo, mi incuriosivano. Ha aspettato qualche giorno prima di venire a chiedermi se avevo già recitato in un film. 'Ehm… no», ho dovuto confessare. Poco dopo, mi ha sollecitato: 'Ti piacerebbe recitare in un film?' 'Ehm… sì, potrebbe eventualmente interessarmi'. Cercavo di fingermi distaccato. Temo di aver preso un po' alla leggera una proposta che si è rivelata seria. Credo sinceramente che avrei gentilmente declinato l'offerta se mi fosse stata fatta da qualsiasi altro regista.
    Benché io riscuota un discreto successo nell'opera lirica, in ambito cinematografico sono di un'ignoranza assoluta. Ma mi aveva dato un immenso piacere lavorare con Kiarostami e sapevo che era abituato a lavorare con attori non professionisti. Ciò nonostante, quando ho saputo che avrei recitato al fianco di Juliette Binoche, ho provato una certa apprensione, consapevole del rischio enorme che si era assunto Abbas scegliendo me per il personaggio di James, quando altri attori affermati avevano manifestato il loro interesse per quel ruolo. Appena abbiamo iniziato a provare, Juliette ha fatto il possibile per aiutarmi. La sua generosità e il suo sostegno hanno avuto per me un valore inestimabile.
    Tutta la troupe ha dimostrato una pazienza infinita nei miei confronti: dalle assistenti costumiste fino al direttore della fotografia, Luca Bigazzi. Dopo essermi dedicato per quasi trent'anni all'espressione dell'emozione attraverso il canto, recitare davanti a una macchina da presa è stato per me una vera sfida. Ma devo ammettere che il personaggio di James mi ha molto toccato e recitare a bocca chiusa è stata un'esperienza piuttosto rinfrescante. Credo di non rimpiangere di avere accettato
    ".

    Links:

    • Abbas Kiarostami (Regista)

    • Juliette Binoche

    1| 2

    Galleria Video:

    Copia conforme - trailer 2.flv

    Copia conforme - trailer.flv

    Copia conforme - clip 1 (versione originale sottotitolata in inglese).flv

    Il giudizio della critica

    The Best of Review

    International Press

    La scrittrice francese Marie DARRIEUSSECQ:

    "Come raccontare una storia d'amore ambientata in Toscana? COPIA CONFORME: giocando sui clichè, sulla conformità dei luoghi, i piccoli alberghi per innamorati, i caffé che si raffreddano mentre ci si consuma con gli occhi, le stradine in cui ci si perde, in cui ci si fa male, in cui ci si ritrova e il selciato che risuona sotto i tacchi. 'Se avessi saputo che saremmo venuti qui, avrei messo delle altre scarpe', dice la donna interpretata da Juliette Binoche.

    Altri percorsi sugli stessi passi: in una stradina, il film si rovescia. Le frasi prendono una direzione sconcertante, la direzione di un'inquietante stravaganza. Quest'uomo e questa donna, che sembrano essersi appena conosciuti, giocano a essere una coppia. Vi giocano così bene che sembrano diventare una coppia, o esserlo già da una quindicina d'anni. Sono già stati qui. Hanno già interpretato questa scena. Come tutte le coppie che vanno a fare l'amore in Toscana, che vanno a inventare la propria storia d'amore, che vanno a interpretare il proprio film.

    'Devo prendere un treno alle nove'. Secondo la donna, l'uomo è 'sempre assente'. All'improvviso la macchina da presa inquadra una sedia vuota. Si vede solo un libro, COPIA CONFORME. Si attende l'autore. Lungo piano sequenza su quest'assenza che lascia spazio solo all'opera: un autoritratto di Kiarostami? 'Non può trovare la scusa del traffico. Abita qui sopra' spiega il suo traduttore, primo doppio dell'autore. Che finalmente arriva. E che è contento di essere riconosciuto qui, in Toscana. Il suo libro non ha avuto alcuna eco nel suo paese.

    Riconoscimento ed eco: parte il film, la copia gira. Riflessi, retrovisori, parabrezza, finestrini e vetri, tutto luccica. E i pareri che la donna chiede incessantemente, per sentirsi dire chi è, chi ama.

    Lo scrittore è inglese ed è interpretato da William Shimell, famoso baritono. È anche un film sulla voce. Lunga inquadratura sul pubblico della conferenza, sui volti, sulle loro reazioni. La voce risuona, mormora, la donna è distratta dal figlio e dal traduttore. Poi si innervosisce. È irritante essere sedotti.

    È vero il contrario, ma non in modo del tutto simmetrico: il malinteso tra uomini e donne, sempre. Giovani coppie si sposano, abiti bianchi e vestiti da cerimonia ruotano attorno a spose di quindici anni. Le copie che formiamo, le ancestrali coppie modello, la ripetizione tramandata dai genitori ai figli – tre generazioni continuano a incrociarsi, discretamente, nel film.

    Tra i seni della donna danza un ciondolo a forma di libellula: un'effimera. L'amore di una vita intera in una sola giornata: il film sconvolge il grande modello classico, ma senza gli abissi dei continui cicli temporali – non siamo a Marienbad. E anche senza le nostalgie psicologiche. L'amore di un giorno che apre alla vita: non è né un film di rimpianti, né un film di fantasmi e in esso le illusioni non sono tutte perdute.

    Il centro focale della macchina da presa sembra essere l'effimera – solco tra i seni. Fa caldo, l'ombra è lucente. La donna si toglie prima le scarpe. Il suo pudore e la sua sensualità sono infiniti.

    Juliette Binoche è un'attrice che ha sempre avuto un corpo, dita squadrate, seni presenti. Qui incarna una donna in piedi, sudata, con degli orecchini che lasciano i segni, il rossetto sbavato.
    'Mi sono fatta bella per te e tu non mi guardi?' Lui ha dimenticato il loro anniversario di matrimonio. Lamentele eterne, in tutte le lingue. Solo che ascoltiamo le frasi come se non fossero mai state pronunciate, grazie agli attori, alle loro voci, ai loro corpi, guidati dallo sfasamento della storia. Frasi dette per sedurre? Dette per ritrovarsi o per separarsi?

    Lei si toglie il reggiseno sotto il vestito, con quel gesto che le donne che lo portano imparano presto a padroneggiare. Vuole mostrargli il segno che la faceva soffrire, che la opprimeva. È lei la sposa quindicenne nella routine fisica delle carni e dei fluidi, familiare, illanguidita? È lei la seduttrice appena incontrata, sfrontata, coraggiosa anche, che vuole un uomo e lo dà a vedere? E lui la vuole? La conosce? Da un'ora, da tutta una vita? Cosa ne sa di lei? E dell'arte, e dell'amore, e del suo desiderio, e di cosa deve fare della sua vita, questa sera alle nove e tutte le sere?"

    Italian Press

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