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    Home Page > Movies & DVD > A Dangerous Method

    A DANGEROUS METHOD: DOPO 'A HISTORY OF VIOLENCE' E 'LA PROMESSA DELL'ASSASSINO' VIGGO MORTENSEN TORNA A FARSI DIRIGERE DA DAVID CRONENBERG QUESTA VOLTA PER RITRARRE LE ORIGINI DELLA PSICANALISI CON SIGMUND FREUD. NEL CAST ANCHE MICHAEL FASSBENDER (JUNG), KEIRA KNIGHTLEY (SABINA) E VINCENT CASSELL (GROSS)

    Dalla 68. Mostra del Cinema di Venezia - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 30 SETTEMBRE

    "Erano pionieri, e la psicanalisi era un'idea rivoluzionaria. Ha scoperto tanti scheletri nell'armadio e rivelato molti tabù. bAlla fine del diciannovesimo secolo hanno visto la luce grandi correnti di nuove idee che hanno dato vita ad una nuova concezione completamente nuova della società".
    Lo scrittore e sceneggiatore Christopher Hampton

    "Sapevo che il testo teatrale conteneva una grande ricchezza di spunti per lo schermo. Questa storia di passioni dilanianti all'ombra di quell'evento immane che è stata la Prima Guerra Mondiale, permetteva di scandagliare a fondo due intense relazioni inestricabilmente intrecciate fra loro. Il fatto che i protagonisti fossero personaggi di grande spessore realmente esistiti, e che il triangolo fra Jung, Freud e Sabina abbia di fatto dato vita alla moderna psicanalisi, rendeva il tutto ancora più intrigante".
    Il regista David Cronenberg

    (A Dangerous Method; REGNO UNITO/GERMANIA/CANADA 2011; drammatico; 93'; Produz.: Recorded Picture Company (RPC)/Lago Film/Prospero Pictures/Astral Media con la partecipaz. di: Canadian Film or Video Production Tax Credit (CPTC)/Corus Entertainment/Elbe Film/Millbrook Pictures/Talking Cure Productions/Téléfilm Canada; Distribuz.: BIM)

    Locandina italiana A Dangerous Method

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (See Short Synopsis in English)

    Titolo in italiano: A Dangerous Method

    Titolo in lingua originale: A Dangerous Method

    Anno di produzione: 2011

    Anno di uscita: 2011

    Regia: David Cronenberg

    Sceneggiatura: Christopher Hampton

    Soggetto: Dal romanzo di John Kerr A Most Dangerous Method e dalla 'tragedia' The Talking Cure di Christopher Hampton, incentrata sul rapporto conflittuale tra Sigmund Freud e il suo pupillo Carl Jung.

    Cast: Viggo Mortensen (Sigmund Freud )
    Keira Knightley (Sabina Spielrein )
    Michael Fassbender (Carl Jung )
    Vincent Cassel (Otto Gross )
    Sarah Gadon (Emma Jung )
    André Hennicke (Professor Eugen Bleuler )
    Arndt Schwering-Sohnrey (Sandor Ferenczi )
    Mignon Remé (Segretaria di Jung )
    Mareike Carrière (infermiera )
    Franziska Arndt (infermiera )
    Wladimir Matuchin (Nicolai Spielrein )
    André Dietz (polizia medica)
    Anna Thalbach (paziente )
    Sarah Marecek (infermiera )
    Bjorn Geske (inserviente dell'ospedale )

    Musica: Howard Shore

    Costumi: Denise Cronenberg

    Scenografia: James McAteer

    Fotografia: Peter Suschitzky

    Montaggio: Ronald Sanders

    Effetti Speciali: Andreas Herberg e Roland Weder (tecnici)

    Casting: Deirdre Bowen

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Il giovane Carl Gustav Jung (Michael Fassbender) e il grande psicoanalista Sigmund Freud (Viggo Mortensen) utilizeranno per la prima volta un nuovo tipo di psicoanalisi definita "talking cure" sulla giovane russa Sabina Spielrein (Keira Knightley), affetta da disturbi mentali. Condotta dal padre in cura presso Jung, la giovane ne diverrà la passionale amante, alimentando il conflitto con il Maestro Freud.

    IN DETTAGLIO:

    Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, le vibranti città di Zurigo e Vienna sono lo scenario di una torbida storia di avvincenti scoperte in nuovi territori della sessualità e dell’intelletto.
    Zurigo, 1904. Lo psichiatra ventinovenne Carl Gustav Jung è all’inizio della sua carriera, e vive con sua moglie Emma, incinta, presso l’ospedale Burgholzli. Ispirandosi al lavoro di Sigmund Freud, Jung decide di tentare sulla paziente diciottenne Sabina Spielrein il trattamento sperimentale di Freud noto come psicanalisi o “terapia delle paroleâ€.
    Sabina è una ragazza russa di cultura elevata, che parla fluentemente il tedesco: le è stata diagnosticata una grave isteria e ha fama di essere pericolosamente aggressiva. Nei colloqui con Jung rivela un’infanzia segnata da umiliazioni e maltrattamenti da parte del padre, un uomo autoritario e violento. La terapia psicanalitica porta alla luce una inquietante componente sessuale del disturbo di Sabina, che conferma le teorie di Freud sul rapporto fra sessualità e disordini di carattere emotivo.
    Grazie alla corrispondenza sul caso Spielrein, Jung forgia un rapporto di amicizia con Freud, e il loro primo incontro sarà un vero e proprio tour de force intellettuale. Mentre va approfondendosi la relazione tra Jung e Freud, che vede nel giovane collega il suo erede intellettuale, si ispessisce anche quella fra Jung e Sabina, che, nonostante la malattia, rivela una mente brillante. Il suo trattamento ha successo e Sabina intraprende la carriera di psichiatra su incoraggiamento di Jung.
    Freud chiede a Jung di prendere in cura un collega psichiatra, Otto Gross, che descrive come tossicodipendente e convinto sostenitore della più spregiudicata amoralità. Jung è intrigato dagli abili e provocatori argomenti di Gross contro la monogamia. Sotto l’influenza di Gross, Jung mette da parte il rigore etico e si abbandona ai suoi sentimenti verso Sabina. I due avviano una relazione sessuale violando i confini del rapporto medico/paziente.
    Freud e Jung cominciano a dividersi a causa del conflitto sempre più aspro fra le loro teorie sulla psiche. Jung contesta la rigida aderenza di Freud alle proprie teorie sulla sessualità, mentre il crescente interesse di Jung per il misticismo minaccia ulteriormente il loro sodalizio. Compiono insieme un viaggio in America, che Jung vede come una grossa opportunità, mentre Freud è molto diffidente.
    Torturato dal senso di colpa oltre che dagli scrupoli per la sua professione, Jung rompe con Sabina. Sabina lo aggredisce nel suo studio, ferendolo al viso, poi fugge a Ginevra per diventare paziente di Freud. Nel disperato tentativo di conservare la propria integrità professionale, Jung nega la relazione in una lettera a Freud, ma finisce così per perdere credibilità agli occhi del suo mentore. Il sotterfugio danneggia anche la credibilità di Sabina. Dopo un’ultima notte trascorsa insieme Jung e Sabina arrivano ad una riconciliazione. Questa volta è Sabina a decidere che ha bisogno della propria libertà.
    Nel separarsi da Jung, Freud non può fare a meno di confrontarsi con la propria mortalità. Vede in Sabina una potenziale terapeuta, e le passa alcuni dei suoi pazienti. Man mano che Sabina va affermandosi professionalmente, il suo legame con Jung si allenta.
    Ci ritroviamo nel 1934, quando Sabina, ormai sposata e incinta, fa viita a Jung e scopre che il matrimonio di lui è sopravvissuto alla loro relazione e che lui ha ora una nuova amante. Con l’approssimarsi della Seconda Guerra Mondiale Jung non è più il giovane uomo pieno di ottimismo che abbiamo incontrato all’inizio. Ha imparato molto, ma nel far questo ha anche danneggiato profondamente le persone che lo circondavano e se stesso. Il rapporto fra Sabina e Jung si chiude con una nota dolceamara.

    SHORT SYNOPSIS:

    A look at how the intense relationship between Carl Jung and Sigmund Freud gives birth to psychoanalysis.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    UN CRONENBERG INEDITO EPPUR FAMILIARE COME INFATICABILE ESPLORATORE DELLA PSICHE UMANA

    "Lo sanno che stiamo per portar loro la peste". David Cronenberg in un altro dei suoi viaggi in quel labirintico pianeta che è la mente umana, popolata dalle sue multiple e non sempre riconoscibili 'creature interiori' con i rispettivi effetti collaterali - Spider con Ralph Fiennes (*) in particolare - mette in bocca queste parole allo stesso Sigmund Freud (un criptico e compassato Viggo Mortensen rispettoso e consapevole dell'autorevolezza del suo personaggio), quando insieme all'allievo/collega Jung sta per approdare in America. Curioso che quella che resta la più grande rivoluzione di pensiero di inizio Novecento venga 'apostrofata' dal suo stesso creatore come 'peste', ma quando pronuncia questa parola siamo ormai già nel bel mezzo dell''analitico' A Dangerous Method, tratto dalla piéce teatrale The Talking Cure di Christopher Hampton. Un affresco d'epoca accurato per scenografie e ambientazioni: si tratta del primo

    film in costume di Cronenberg, almeno in senso stretto. A più ampio spettro invece, come ha precisato lui stesso in conferenza stampa, anche Il pasto nudo (ambientato negli anni Cinquanta) , o lo stesso Spider, potrebbero esser considerati film in costume. Ma nel rigore perseguito cercando di dare al film quel che il film stesso andava chiedendo su uno spaccato di portata così enorme, corredato da un epistolario e materiali documentario ricchissimo, rientrano a pieno titolo le stesse punte di diamante di queste teorie, agganciate, con una spolveratina di humour qua e là, a questa poliedrica quanto sconcertante parabola umana, alla complessità dei rapporti di vita e professionali dei protagonisti: là dove ogni limite e confine, tra medico e paziente, istinti e dipendenze, allusioni ed illusioni, sogni, incubi, desideri e inconfessabili pulsioni, vacilla fino a perdersi in retrovie-trappola, alquanto prevedibili e quasi inevitabili, apparentemente senza via di

    scampo. E' difatti proprio intorno a questi limiti e confini che ruotano le controversie di pensiero riguardo a quel 'metodo' di 'intervento', per l'appunto potenzialmente 'pericoloso', in seno alla cosiddetta 'cura delle parole' professata dal dottor Freud (Mortensen), e seguita da Mister Jung (un intenso Michael Fassbender) secondo i parametri di una storica rivalità. Ago della bilancia di questi stessi labili confini la giovane russa Sabina Spielrein che, da paziente 'mentalmente disturbata', con il supporto dello stesso Jung, si inoltra in un percorso di 'riabilitazione' che la riscopre più tardi laureata in medicina psichiatrica: ottimo il lavoro di Keira Knightley su questo caleidoscopico versante in progress. Una sorta di cartina tornasole sulle teorie freudiane, secondo Jung troppo frequentemente ricondotte sotto l'egida della sfera sessuale. Parametro di lettura comicamente 'esasperato' dallo 'spregiudicato' e 'liberista', non troppo obiettivo scientificamente in quanto 'offuscato' dall'uso di stupefacenti, Dottor Otto Gross (un interessante cameo

    allargato per Vincent Cassel).

    Ma in questo suo nuovo viaggio a più binari nella psiche umana intrapreso con A Dangerous Method , Cronenberg sembra non riuscire - in realtà forse non ha voluto alla luce dell'indissolubile legame tra le parti - a disgiungere la verbosità teorica, dominante, dalle persone. Così le argomentazioni filosofico-esistenziali soverchiano le assidue frequentazioni dirette o epistolari tra Freud e Jung, in cui rientrano le esperienze sessuali sopra le righe tra quest'ultimo e Sabina, i conseguenti sensi di colpa di lui e la determinazione professionale nel cercare di comprendere e dare un nome e un posto a quegli insondati, soggettivi e imprevedibili legami tra psiche ed eros. Argomentazioni ed esperienze di portata tale da andare ben oltre la sfera del privato per andare a determinare il corso della storia di pensiero in seno alla psicanalisi. Un terreno esplorato in più direzioni ma mai conosciuto e compreso

    fino in fondo perché incontenibile, privo di delimitazione di confine alcuno. "Colombo non aveva idea di quale terra avesse scoperto... Io sono come lui, sono all'oscuro... Ho solo aperto qualche porta, sta a voi sperimentare..." - sentenzia Freud/Mortensen durante una delle sue lunghe discussioni con Jung. Ma neppure quest'ultimo riesce a trovare un suo equilibrio nel porsi dei limiti e confini - soprattutto con Sabina/Knightley nei paraggi - sul piano personale ma anche su quello metodologico della fatidica cura: fin dove fermarsi o fin dove sporgersi per indicare una via possibile ad ogni essere umano ad esprimere quel potenziale che ha dentro?

    E' più che evidente che The Talking Cure, la 'terapia delle parole' non basta a se stessa e che non può essere disgiunta dall'essere e dall'agire, così come dimostra lo stesso Cronenberg aprendo metaforicamente il discorso su questi cruciali protagonisti di inizio Novecento scegliendo i colori primari

    del bianco (la pastosa carta da lettera dell'epoca) e del nero (l'inchiostro della scrittura non privo di gocciolii, di macchie nei contorni) che corredano i titoli di testa: così come la realtà esterna od interna ad ognuno di noi non si può dipingere nettamente in bianco e nero, esistono tanti sentieri quante le 'creature interiori' che popolano il nostro Io, Ego o se preferiamo, Super Ego.

    Da questo canto, seguendo il filo di questo suo storico biopic su binari multipli, Cronenberg sembra poi essersi schierato dalla parte delle teorie di Jung, andando a ricomporre quel complesso puzzle di frantumazioni identitarie attraverso scelte e direzioni alla fine intraprese dai suoi personaggi, in cui, tra le righe, eccelle la bellezza interiore di uno in particolare. Un personaggio che sembra di sfondo e che invece può essere quello che fa la differenza proprio sul registro della ricerca di un equilibrio interiore, non solo

    per sè ma soprattutto per il marito: ed è quello della moglie di Jung, Emma, dotata di rara forza e generosità dettata da vero amore.

    (*) Per uno scherzo del destino è stato lo stesso Ralph Fiennes ad interpretare Jung nella péace teatrale The Talking Cure di Hampton al National Theatre di Londra, da cui poi è stato tratto il film A Dangerous Method di David Cronenberg.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    David Cronenberg's career-long fascination with matters of the mind manifests itself in compelling but determinedly non-mind-bending fashion in "A Dangerous Method." An elegant, coolly restrained account of the friendship between Sigmund Freud and Carl Jung, and its ultimate undoing by a brilliant female patient-student who came between them, this complex story from the early days of psychoanalysis engrosses and even amuses as it unfolds through a series of conversations, treatment sessions and exchanged letters. Still, the absence of gut-level impact and talky approach to rarefied material mark it as one of Cronenberg's more specialized entries, destined for a small but appreciative audience.

    Scarcely a film one might have expected from the man who turned psychotherapy into a sick, bloody joke in 1979's "The Brood," "A Dangerous Method" will appeal less to Cronenberg's body-horror contingent than to those who admire the cerebral bent that has always accompanied his love of splatter.

    Less concerned with the treatment of mental illness than with the way social norms encourage the suppression of human impulse, Christopher Hampton's exceptionally coherent, literate script (adapted from his play "The Talking Cure" and John Kerr's 1993 book "A Most Dangerous Method") hinges on an unorthodox experiment Jung undertook with Sabina Spielrein, a Russian Jewish woman whom he treated for hysteria, and who later became a significant psychoanalyst in her own right.

    First seen arriving at Jung's Burgholzli Clinic in Zurich in 1904, Sabina (Keira Knightley) is a feral, convulsive wreck, though the film tastefully avoids depicting the obsession with defecation and masturbation that are among her more pronounced symptoms. A young doctor in his early 30s, Jung (Michael Fassbender) is just beginning to test his hero Freud's revolutionary methods and achieves considerable success in the case of Sabina, who quickly reveals her considerable intelligence and emotional warmth.

    Two years

    later, Jung travels to Vienna to meet Freud (Viggo Mortensen), initiating a close but often uneasy bond with unexpected consequences when Freud asks him to treat a fellow psychiatrist, Otto Gross (Vincent Cassel). Unruly, defiant and disdainful of anything he perceives as a repressive social constraint, Otto encourages Jung to cross the lines of acceptable practice. Conveniently enough, Sabina, eager for healthy sexual experience, has given Jung an open invitation, one he is unable to resist for long despite his loyalty to his wife, Emma (Sarah Gadon), and their young children.

    An illicit affair begins, dramatized with period-appropriate discretion plus a few intense bouts of spanking. Surprisingly, this aspect of the picture generates little in the way of scandalous heat, largely because Jung seems more invested in the scientific implications of the relationship than in the emotional or ethical ones. Methodical the film may be, but an element of real

    danger does seem crucially missing here.

    The film is far more riveting when it focuses on Freud and Jung, distilling the clash between these two equally imposing but very different minds into a series of crisp, intensely concentrated dialogues. While Jung grows impatient with Freud's insistence that a sexual component underlies every neurosis, Freud fears Jung will discredit the cause of psychoanalysis by pushing past empirical boundaries. A decisive split occurs when Sabina, stinging from Jung's rejection, continues her treatment and her medical studies under Freud.

    Even as the story settles into an epistolary structure, it seems to run along an unbroken current of ideas, and the two male leads a bone-dry wit to this battle of wills and egos. Signaling both intelligence and naivete from behind his spectacles, Fassbender makes Jung a highly suggestible figure prone to blurring the lines between doctor and patient. And Mortensen's Freud, a sardonic,

    ineffably sinister presence who rarely raises his voice above a silky-smooth purr, calmly steals the picture; following the thesp's terrific work in "A History of Violence" and "Eastern Promises," his third collaboration with Cronenberg has resulted in something no less distinctive.

    Rather less assured, and initially the film's most problematic element, is Knightley, whose brave but unskilled depiction of hysteria at times leaves itself open to easy laughs. The spectacle of the usually refined actress flailing about, taking on a grotesque underbite, and stammering and wailing in a Russian accent is perhaps intended to clash with her co-stars' impeccable restraint, but does so here in unintended ways. But as Sabina's condition improves, so does Knightley's performance, eventually registering the mix of tenderness and tenacity that presumably made Spielrein such a force in her mentors' lives.

    Maintaining a cool body temperature throughout, "A Dangerous Method" shows extreme attentiveness to the subtler

    peculiarities of its strange story: the way Sabina's illness frees her to slip the bonds of a patriarchal society in a way Emma cannot, for instance, or Jung and Sabina's shared enthusiasm for Wagner, which causes Freud understandable and amusing consternation even as it beckons toward the encroaching shadow of WWI.

    Precision defines every aspect of the production, from the immaculate lensing and editing to Howard Shore's memorable score and James McAteer's production design, which fastidiously re-creates everything from the specific minutiae of Freud's office to the intricate instruments Jung uses during a word-association experiment. Scenic shots of Vienna and Germany's Lake Constance add further luster to the film's look.

    Pressbook:

    PRESSBOOK in ITALIANO di A DANGEROUS METHOD

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    Galleria Video:

    A Dangerous Method - trailer

    A Dangerous Method - trailer (versione originale)

    A Dangerous Method - trailer HD (versione originale)

    A Dangerous Method - spot TV 1

    A Dangerous Method - spot TV 2

    A Dangerous Method - spot TV 3

    A Dangerous Method - clip 1

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