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    STANNO TUTTI BENE - EVERYBODY'S FINE: ROBERT DE NIRO E DREW BARRYMORE NEL REMAKE AMERICANO DEL FILM ITALIANO STANNO TUTTI BENE' DI GIUSEPPE TORNATORE

    RECENSIONE - Dal 12 NOVEMBRE

    “Ho visto il film originale solo tre volte perché non volevo limitarmi a tradurlo o a rifare la stessa versione in una lingua diversa; non era questo il mio desiderio e non era certamente questo ciò che Tornatore si aspettava da me. Quello che desideravo era scrivere un film che fosse mio. E la cosa che mi interessava di più era il tema della famiglia che è naturalmente il tema più universale del mondo... Non volevo mettermi al lavoro senza essere preparato come si deve e quindi ho preso un aereo per New York e poi ho viaggiato in giro per gli Stati Uniti, un po' come fa Frank nel film, dormendo in motel economici, viaggiando sugli autobus della linea Greyhound e sui treni Amtrak e chiacchierando con gli occasionali compagni di viaggio. Viaggiare da soli è la maniera migliore per entrare nell'anima di un paese, per incontrare altre persone e stabilire un contatto con loro. Ho scattato quasi 2.000 fotografie e registrato circa 1.000 interviste con chiunque fosse disposto a chiacchierare con me, dai tassisti agli impiegati dei motel, passando per gli eccentrici personaggi che ho incontrato sugli
    autobus. Ed è da questi incontri che sono venute la maggior parte delle idee che ho messo nel film: dai cavi del telefono, ai personaggi eccentrici a quelli reali, fino alla valigia con le rotelle... Qualunque padre può immedesimarsi nelle emozioni conflittuali che prova Frank quando si rende conto di aver dedicato troppo poco tempo ai propri figli e alla famiglia solo perché era costretto a fare gli straordinari per garantirgli un futuro. E' interessante notare che con tutti i progressi tecnologici compiuti negli anni più recenti, trovare il giusto equilibrio tra lavoro e famiglia resta uno dei problemi maggiori che i moderni genitori devono affrontare. Frank faceva i doppi turni in fabbrica, uscendo di casa prima che i figli si svegliassero e tornando a casa quando erano già a letto. E negli anni non è cambiato nulla: l'avvento dei computer, della posta elettronica, degli SMS e dei telefoni cellulari ha solo diffuso l'idea che siamo sempre raggiungibili, che possiamo lavorare sempre, che siamo sempre collegati e che possiamo essere in due posti al tempo stesso, ma al tempo stesso ci ha privati della possibilità di rilassarci completamente e di concentrarci almeno ogni tanto solo sulla famiglia e sulle cose che contano veramente
    .â€
    Il regista Kirk Jones

    (Everybody's Fine USA 2009; commedia drammatica d'avventura; 99'; Produz.: Miramax Films/Radar Pictures/Hollywood Gang Productions; Distribuz.: Medusa Film)

    Locandina italiana Stanno tutti bene - Everybody's Fine

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    Titolo in italiano: Stanno tutti bene - Everybody's Fine

    Titolo in lingua originale: Everybody's Fine

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Kirk Jones

    Sceneggiatura: Kirk Jones

    Soggetto: Remake americano del film italiano di Giuseppe Tornatore Stanno tutti bene. Ispirato alla sceneggiatura originale di Giuseppe Tornatore, Massimo De Rita e Tonino Guerra.

    PRELIMINARIA - GENESI DI UN'OPERAZIONE RISCHIOSA:

    Il soggetto: Nessuna famiglia è perfetta. Anzi più una famiglia sembra perfetta maggiori sono le probabilità che abbia degli scheletri nell'armadio, e i Goode non sono di certo un'eccezione. Frank Goode si è ammazzato di lavoro per mantenere la famiglia e per aiutare i figli a realizzare le proprie aspirazioni e quindi non c'è nulla di strano se ora che ha raggiunto i 60 anni si rende conto che il tempo è volato e che non ha visto i suoi figli crescere. Frank è talmente desideroso di recuperare il tempo perduto e di riallacciare i rapporti con i suoi figli che intraprende un lungo viaggio attraverso il continente anche se dopo pochi giorni capisce che le notizie e le informazioni che sua moglie gli riferiva su di loro servivano solo a farlo stare tranquillo e a proteggerlo della brutte notizie che li riguardavano. Non è un caso che un film incentrato sul tema della famiglia sia stato realizzato in un paese che esalta l'importanza dei valori famigliari – l'Italia. Il film originale infatti è stato scritto e diretto da Giuseppe Tornatore dopo l'incredibile successo e l'Oscar vinto con Nuovo Cinema Paradiso.

    La genesi della trasposizione del film italiano nel remake statunitense: Da quando aveva letto la sceneggiatura originale in italiano circa vent'anni fa, il produttore, Gianni Nunnari (The Departed, 300, Shutter Island) non aveva mai smesso di pensare a come avrebbe potuto trasportare nel vasto paesaggio americano quel padre e quella famiglia così italiani nati dall'immaginazione di Tornatore, trasformando il film in una commovente commedia americana. E proprio per questo aveva comprato i diritti sul film sperando, un giorno o l'altro, di tornare a raccontare la stessa storia partendo da un punto di vista e da una sensibilità diversi. Ma per uno strano scherzo del destino, ci è voluto un Inglese affinché il meccanismo si mettesse in moto. E' stato solo quando Nunnari ha visto la fortunata commedia di successo Svegliati Ned, che ha capito che lo sceneggiatore e regista Kirk Jones (Nanny McPhee-Tata Matilda) con il suo stile prettamente inglese, aveva il giusto mix di umorismo sottile e emozioni profonde necessario per affrontare un nuovo adattamento di Stanno Tutti Bene e di conseguenza gli ha mandato una copia della sceneggiatura di Tornatore.

    Cast: Robert De Niro (Frank Goode)
    Drew Barrymore (Rosie Goode)
    Kate Beckinsale (Amy Goode)
    Sam Rockwell (Robert Goode)
    Katherine Moennig (Jilly)
    Melissa Leo (Colleen)
    James Frain (Tom)

    Musica: Dario Marianelli

    Costumi: Aude Bronson-Howard

    Scenografia: Andrew Jackness

    Fotografia: Henry Braham

    Montaggio: Andrew Mondshein

    Makeup: Carla White (per Robert De Niro)

    Casting: Kerry Barden e Paul Schnee

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Frank (Robert De Niro) è un pensionato vedovo che decide di andare a trovare i figli che vivono lontani. Gli avevano sempre raccontato di vite favolose ma presto scoprirà la verità.

    IN ALTRE PAROLE:

    Frank Goode è ormai vedovo e padre di quattro ragazzi ventenni, ognuno dei quali abita in una città diversa degli Stati Uniti. Dal momento che ognuno di essi non andrà a trovarlo per le vacanze natalizie, egli, cardiopatico, non seguendo il consiglio del medico di fiducia, intraprenderà un viaggio in lungo e in largo per gli Stati Uniti e andrà a trovare i suoi figli, ognuno dei quali mostrerà una vita falsa al padre, per farlo stare bene. Così Rosie nasconderà che è omosessuale ed ha un bebè, Amy nasconderà il divorzio con il marito e il nuovo compagno, Robert nasconderà il suo fracasso nel mondo della musica e tutti insieme nasconderanno le condizioni dell'altro fratello, narcotrafficante, in prigione in Messico per commercio di droga. Il padre deciderà dunque di tornare a casa prendendo l'aereo, il quale, durante il viaggio, entrerà in numerosi vuoti d'aria che porteranno Frank ad un arresto cardiaco. E' in ospedale, quando tutti i figli sono sopraggiunti, che Frank riceve la notizia della morte per overdose del figlio. Lo stesso Frank, di notte, durante un sogno, vedrà le vere vite dei suoi figli, rivelate dai figli stessi quando erano i piccoli. Il film si conclude con la famiglia che si riunisce per Natale e festeggia tutta assieme la ricorrenza, ricordando la madre/moglie e il fratello/figlio scomparsi.

    IN DETTAGLIO:

    Frank Goode (Robert De Niro) ha dedicato tutta la vita alla famiglia, lavorando presso una fabbrica di cavi e risparmiando fino all'ultimo centesimo per mantenere i suoi cari. Ma poco dopo essere andato in pensione, Frank si rende conto di aver trascorso troppo poco tempo con i suoi quattro figli e decide che è giunto il momento di recuperare il tempo perduto. Quando era ancora in vita, era sua moglie che manteneva i contatti con i figli ma adesso che lei non c'è più, Frank capisce che spetta a lui tenerli d'occhio più da vicino e decide di riunire l'intera famiglia organizzando un barbecue per il fine settimana. Tuttavia, a mano a mano che si avvicina la data prevista, come capita ormai sempre più spesso al giorno d'oggi, tutti gli ospiti presentano delle ottime e plausibili scuse per non partecipare all'evento. Nonostante il divieto del medico, Frank decide di affrontare la questione a modo suo: prepara la valigia e parte per un viaggio attraverso gli Stati Uniti con l'intenzione di fare una sorpresa ad ognuno dei suoi figli, per vedere con i suoi occhi il loro successo e la loro felicità. Frank comincia facendo visita a David, 'l'artista' che vive a New York, passando poi a sua figlia che 'è un pezzo grosso della pubblicità' e vive a Chicago, per andare poi da Robert, 'il direttore d'orchestra' di Denver e finendo con Rosie la più piccola, che fa la 'ballerina in un locale di Las Vegas': gli basterà poco per capire che i suoi ragazzi non sono così felici o realizzati come sua moglie gli aveva fatto credere. Ma una volta rientrato a casa dal suo viaggio che si è concluso con una tragica rivelazione, Frank ha comunque la delicatezza e l'accortezza di dire alla moglie che nonostante tutto “stanno tutti bene.â€

    Dal >Press-Book< di Stanno tutti bene-Every Body's Fine

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    IL DETTO, RIDETTO, RIVISTO E SOLO APPENA 'CORRETTO' IN CHIAVE PIU’ CONTEMPORANEA.

    Dovremmo ringraziare per questa versione a stelle e strisce dell’originale Stanno tutti bene che Giuseppe Tornatore portò al 43° Festival del Cinema di Cannes con un maturo Marcello Mastroianni in stato di grazia nei panni dell’anziano siciliano Frank Scuro. Ringraziare non perché abbia dei particolari pregi, anzi, i difetti abbondano, bensì per l’occasione di ripensare e rivedere l’originale che, essendo uscito al cinema nel 1990, ovviamente circola in DVD e che è una perla della cinematografia internazionale, una volta tanto, proposta dal pulpito italiano.

    L’operazione remake, di per sé sempre un po’ rischiosa, in questo caso poteva dirsi quasi azzardata. A noi che personalmente amiamo guardare ai remake come film con una loro vita propria, sentire dalla bocca del giovane regista Kirk Jones (Svegliati Ned, NannyMcPhee-Tata Matilda) che non desiderava ‘tradurre il film originale in una lingua diversa’ quanto

    piuttosto ‘scrivere un film che fosse suo’ ci ha subito rallegrato. L’approccio era forse quello più giusto e l’operazione poteva risultare ancor più interessante alla luce di un cast come quello di cui si forgia Stanno tutti bene-Every Body’s Fine: basta solo pensare a Robert de Niro nelle vesti del personaggio protagonista che adesso fa Goode di cognome anziché Scuro. E, per inciso, se fossero rimasti nome e cognome italiani non sarebbe neppure suonato troppo male, considerate le origini italiane di molti americani (così come lo stesso cognome De Niro sta a dimostrare). Per di più la pasta (spaghetti) troneggia come piatto di portata alla cena con la figlia Rosie (Drew Barrymore). Ma tutto questo è secondario. Dicevamo il cast. Bastava Robert De Niro per essere incoraggiati, ben disposti verso questa seconda versione. Si sono peraltro aggiunti Sam Rockwell, Kate Beckinsale e, per l’appunto, Drew Barrymore. Prometteva bene.

    Kirk ha anche

    precisato che la cosa che lo interessava di più era ‘il tema della famiglia, naturalmente il tema più universale del mondo’. Ma la famiglia non è che il cardine anche del plot dell’originale Stanno tutti bene di Tornatore, solo che spessore e respiro della pellicola originale, la complessità di un linguaggio cinematografico sfaccettato su più livelli, lo hanno reso irraggiungibile. Di fatto, fin dalla prime battute della versione statunitense, si percepisce che malgrado la volontà di fare un film indipendente, il fascino evidentemente subito dall’originale incombeva preparandosi a mietere le sue vittime, arrivando solo ad aggiungere poco o nulla alla sostanza delle cose e, semmai, ad impoverendone alcuni aspetti, soprattutto con l’infelice tendenza a voler esplicitare a parole, attraverso i dialoghi di una sceneggiatura molto elementare e a tratti esasperatamente esplicativa, là dove, soprattutto alla luce di una storia ben nota, sarebbe stato meglio lavorare più a fondo sulle variabili

    della psicologia dei personaggi. E sotto questo profilo l’operazione è riuscita, ma solo a metà, forse proprio per il target, come dire, ‘invadente’ della stessa sceneggiatura.

    Le poche variabili assunte soprattutto nella prima parte del film si affidano ad uno spaccato di ordinaria quotidianità del nostro protagonista ma sostanzialmente si prosegue tallonando più o meno dignitosamente l’originale, solo con semplificazioni massive o, magari, esasperazioni surreali non propriamente ideali: evito di proposito di esemplificare, altrimenti toglierei anche la possibilità di sorprendersi, magari piacevolmente, alle rare varianti sul tema, in chiave di rivisitazione decisamente più contemporanea, appena sfiorata da una vena visionario-metaforica di cui si è scippata solo l’estetica all’originale non riuscendo a ricrearne l’anima. La stessa vena ironico-umoristica scompare del tutto sotto la fredda veste della triste realtà dei nostri giorni dove paradossalmente trovano spazio e libero sfogo esternazioni emotive altrimenti drammaticamente rapprese. La stessa poesia dell’interlocuzione elettiva tra Frank Scuro/Mastroianni

    e la moglie defunta sfuma qui, sulle sponde del ‘british touch’ della nuova regia, sui pensieri di Frank Goode/De Niro tradotti didascalicamente qua e là dalla voce fuori campo che si fa eco di coscienza.

    Eppure, sul limitare dell’epilogo di questa storia rimasta sostanzialmente inviolata, non si fanno mancare alcuni passaggi degni di nota e di sicura commozione: occhio a certe sequenze interattive tra il padre De Niro e il figlio percussionista Rockwell (a parte quella in cui tutto è appiattito dallo script esasperatamente logorroico), allo scorcio di un primissimo piano da sotto in su di De Niro, alle sequenze con la giovane gallerista d’arte e alla scoperta di un quadro davvero ‘speciale’. Dice più quel quadro da solo, con quel soggetto espresso in una tecnica che ha preferito escludere il colore, che l’intero film.

    Perle di sceneggiatura

    Frank Goode (Robert De Niro): "Non so cosa vi stia succedendo ragazzi. Raccontavate sempre tutto a vostra madre mentre a me non dite mai niente".

    Commenti del regista

    “I figli non sono fatti per essere perfetti, e neanche le famiglie lo sono. La cosa fondamentale in ogni famiglia è crescere, imparare e diventare più tolleranti con gli anni che passano e questo vale sia per i genitori sia per i figli. Ma spesso le aspettative nei confronti dei figli sono esagerate soprattutto ai giorni nostri. Alcuni genitori spingono i propri figli a leggere, a scrivere, a suonare uno strumento quando sono ancora molto piccoli. Il numero crescente di esami e test che i bambini piccoli devono superare a scuola, le scadenze, gli obiettivi da raggiungere non lasciano ai ragazzini il tempo per riposarsi, per ascoltare le favole o per fare un sonnellino. Durante il mio viaggio in giro per gli Stati Uniti ho parlato con diverse persone del mito del Sogno Americano ai giorni nostri e dell'idea che tutto sia possibile a patto di lavorare sodo. Ho chiesto
    spesso se i figli, in questa cultura, non rischino di nutrire delle aspettative esagerate circa il loro futuro. Ho iniziato esaminando le aspirazioni che ha Frank per i suoi figli. Frank ha sempre amato i figli e ha sempre desiderato il meglio per loro; avrebbe voluto vederli realizzare i propri sogni ma il suo desiderio era talmente forte che i figli si sono sentiti in un certo senso quasi costretti a riuscire e questo li ha portati a vantarsi dei loro successi – in realtà mai ottenuti – pur di farlo contento. Credo che siano tanti i genitori che si aspettano troppo dai propri figli. L'unica colpa di Frank è desiderare il meglio per i suoi figli e con il suo atteggiamento ha sempre cercato di ispirarli perché voleva che raggiungessero la cima ma purtroppo il risultato è che oggi loro sono convinti di averlo deluso perché non hanno ottenuto il successo che lui sperava per loro
    .â€

    Commenti dei protagonisti:

    DREW BARRYMORE(Rosie, la figlia di Frank):

    "E' chiaro che non tutti stanno bene nella famiglia Goode ma è quello che succede nella famiglie di oggi; hanno tutti una facciata ed è questo il cuore della storia. I Goode alla fine capiscono che non è necessario che 'stiano tutti bene' ma che ciò che conta è che 'stiano tutti vivendo a pieno la propria vita'. Essere una famiglia vuol dire volersi bene anche quando le cose vanno male, quando si soffre e non solo quando succedono cose belle che rendono tutti felici. I momenti migliori per una famiglia sono quelli in cui si respira onestà e sincerità... Mi sono molto commossa leggendo la sua sceneggiatura. Ha uno stile molto visivo ma anche molto emotivo. E in questo film affronta un tema che è una vera e propria epidemia a livello globale: la tendenza delle famiglie a nascondere i problemi e a far finta che vada tutto bene. E' un film che parla del ritrovarsi e della comunicazione ed è per questo che l'ho trovato molto intrigante. Crescendo resti scioccata da come le persone si allontanino e da quanto sia difficile trovare del tempo per la famiglia e gli amici. E ho apprezzato molto l'intenzione di Kirk (Jones) di parlare proprio di queste cose perché ritengo che siano molto importanti."

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO

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