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    DORIAN GRAY: COLIN FIRTH E BEN BARNES PROTAGONISTI DELL'ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO IN CHIAVE MODERNA DEL GRANDE CLASSICO DI OSCAR WILDE

    Dal 27 NOVEMBRE

    "Non volevo rimanere intrappolato in un genere cinematografico specifico, visto che in passato avevo già diretto due adattamenti tratti da opere di Oscar Wilde, eppure adoravo 'Il Ritratto di Dorian Gray', perciò Barnaby (Thompson) ha portato avanti il progetto; in origine il mio ruolo era quello di co-produttore. Ci è voluto qualche tempo prima che la sceneggiatura prendesse forma, nel frattempo, ho avuto la possibilità di fare film di genere diverso. A quel punto ero pronto per cimentarmi di nuovo con Wilde; ovviamente, non volevo che qualche altro bastardo facesse il film al posto mio!... E’ molto divertente cimentarsi in qualcosa che contiene degli elementi horror. Non si tratta di un film horror puro ma sicuramente ha il potere di riportarmi indietro ai miei primi anni di carriera. Ai miei esordi ho lavorato assieme a Clive Barker (il leggendario maestro dell'horror), perciò per me è stato come unire i puntini della mia carriera".
    Il regista Oliver Parker

    "Si tratta di un libro che non è mai invecchiato, che è molto attuale, grazie alla tematica di base della storia: ‘e se avessi la possibilità di fare qualsiasi cosa? Credo sia una nozione accessibile a tutti perchè tutti hanno imparato la differenza tra il bene e il male e il fatto che se si compiono delle azioni sbagliate si deve pagarne il prezzo... In chiave moderna, la prima persona a cui ho pensato in questo caso è stato Mick Jagger. Jagger era un giovane che è diventato una stella del rock ‘n’ roll ed ha avuto la possibilità di fare qualsiasi cosa volesse e che, in qualche caso, è andato addirittura al di sopra della legge. Era un’epoca di celebrità, in cui la bellezza e la cultura pop erano diventati elementi sempre più fondamentali della vita. L’idea del potere della bellezza e di quello che ti permette di fare è più rilevante ora di quanto non lo sia mai stata nel passato".
    Il produttore Barnaby Thompson

    "Potremmo analizzare per ore il motivo per cui i miti perdurano nel tempo; credo che tutti quanti siamo affascinati dall’aspetto esteriore delle cose, dall’aspetto degli altri e dal nostro, e Oscar Wilde faceva della bellezza una religione... Era quasi come se la bellezza estetica fosse più importante della moralità, e Oscar Wilde scriveva di queste cose, scriveva di ciò che aveva a cuore. L’idea originaria per la storia deve essergli venuta pensando ‘arriverei a vendere la mia anima?’ Tutti ci siamo sentiti ripetere all’infinito che quello che davvero conta è la bellezza che deriva dal profondo di ognuno di noi. Questa storia racconta questo mito in maniera drammatica, concisa e inquietante".
    L'attore Colin Firth

    "Il tema della giovinezza eterna era altrettanto affascinante. Tanto per cominciare la storia di 'Dorian Gray' ha reminescenze Faustiane, è per questa ragione che continua ad affascinare le persone. Dobbiamo essere ritenuti responsabili per le nostre azioni? Dobbiamo vivere solo per indulgere nel piacere senza pagare le conseguenze a livello fisico e spirituale?".
    L'attore Ben Chaplin

    (Dorian Gray; REGNO UNITO 2009; drammatico, 112'; Produz.: Ealing Studios/Fragile Films; Distribuz: Eagle Pictures)

    Locandina italiana Dorian Gray

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    Titolo in italiano: Dorian Gray

    Titolo in lingua originale: Dorian Gray

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Oliver Parker

    Sceneggiatura: Toby Finlay

    Soggetto: Dal romanzo The Picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray) di Oscar Wilde. Pubblicato per la prima volta nel 1890, Il ritratto di Dorian Gray è considerato una delle più grandi opere del genere horror gotico classico.

    Cast: Colin Firth (Lord Henry Wotton)
    Ben Barnes (Dorian Gray)
    Rebecca Hall (Emily Wotton)
    Rachel Hurd-Wood (Sybil Vane)
    Emilia Fox (Lady Victoria Wotton)
    Douglas Henshall (Alan Campbell)
    Ben Chaplin (Basil Hallward)
    Caroline Goodall (Lady Radly)
    Fiona Shaw (Agatha)
    Maryam d'Abo (Gladys)
    Jo Woodcock (Celia Radley)
    Michael Culkin (Lord Radley)
    Pip Torrens (Victor)

    Musica: Charlie Mole

    Costumi: Ruth Myers

    Scenografia: John Beard

    Fotografia: Roger Pratt

    Montaggio: Guy Bensley

    Effetti Speciali: Mark Holt (supervisore)

    Makeup: Lesley Smith

    Casting: Lucy Bevan

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Il bellissimo Dorian Gray (Ben Barnes) arriva nella Londra Vittoriana dove, ancora giovane e ingenuo, si lascia trascinare nel vortice della vita sociale dal carismatico Henry Wotton (Colin Firth), che introduce Dorian ai piaceri edonistici della città. L’amico di Henry, l’artista Basil Hallward (Ben Chaplin), dipinge un ritratto di Dorian che cattura appieno tutta la sua bellezza giovanile. Nel momento esatto in cui tolgono il velo che ricopre il ritratto, Dorian compie un futile giuramento: è pronto a sacrificare qualsiasi cosa pur di rimanere così come appare nel ritratto… perfino la sua anima.

    Incoraggiato da Henry, Dorian si lascia trascinare nelle avventure più sfrenate. Ma mentre Dorian continua ad apparire innocente e bellissimo come sempre, il suo ritratto, che ora è chiuso a chiave in soffitta, ad ogni atto malvagio da lui commesso, diventa via via più orripilante e mostruoso. Sembra quasi che Dorian possa concedersi qualsiasi desiderio proibito senza dover subire alcuna conseguenza. Quando Basil insiste nel voler vedere il ritratto, Dorian è costretto ad ucciderlo e conseguentemente a fuggire dal paese.

    Venticinque anni dopo Dorian torna e, lasciando sgomenti i suoi vecchi amici, non appare invecchiato di un solo giorno. Ciò nonostante, è un uomo tormentato, con una vita priva di amore e significato. E’ perseguitato dal suo passato e viene costantemente deriso dall’abominevole mostruosità rinchiusa nella sua soffitta. Un giorno, incontra Emily (Rebecca Hall), una ragazza intelligente e straordinaria che prova un grande fascino nei suoi confronti. Emily, però, è la figlia di Henry, e questi è pronto a tutto pur di tenere lontano i due giovani amanti. Mentre a Londra girano voci sulla possibilità che Dorian abbia stretto un patto con il Diavolo, Henry decide di smascherare l’amante di sua figlia. Riuscirà Dorian ad avere un’ultima possibilità per redimersi e per essere amato? Ma soprattutto riuscirà ad uscirne vivo?

    Dal >Press-Book< di Dorian Gray

    Commento critico (a cura di GIULIA CANTARINI)

    Dopo il passabile adattamento di Un marito ideale (1999) e quello mediocre de L’importanza di chiamarsi Ernest (2002), il regista Oliver Parker torna a cimentarsi con Oscar Wilde portando sullo schermo Il ritratto di Dorian Gray. Se però nel caso delle due celebri commedie teatrali si era trovato di fronte a dialoghi già dati e pressoché perfetti, cui neanche il più tracotante dei registi oserebbe operare più che gli indispensabili tagli fisiologici, la forma del romanzo impone di per sé - e tanto più nel caso dei classici già trasposti al cinema - una rielaborazione della sceneggiatura tale da costituire per il cineasta medio una tentazione semplicemente troppo forte. L’equazione è semplicissima: se sommiamo un regista pretenzioso e del tutto privo di talento a un classico della letteratura dal fascino del proibito, e dividiamo per due protagonisti (Ben Barnes e Colin Firth) che ci assicureranno il successo di botteghino

    comunque vada, otterremo come risultato infinite possibilità di catastrofe.

    La trama del romanzo originale, che in realtà si sarebbe prestata alla trasposizione cinematografica senza necessitare che di un numero minimo di tagli, è stata attentamente vivisezionata per asportare tutti quei ridicoli fronzoli che, francamente, non facevano che appesantirla: un reale approfondimento psicologico dei personaggi principali (tutti, indistintamente, appiattiti a stereotipi); la poetica dell’estetismo che è l’essenza stessa del romanzo, tanto nello stile quanto nel contenuto (tanto, cosa c’entra l’estetismo con Oscar Wilde?); perfino buona parte dei dialoghi fondamentali, liquidati in un mix di didascalismi e banalità costellato qua e là da qualche aforisma (tanto per ricordarsi chi è l’autore).

    Per supplire ai tagli, ovviamente, è stato necessario impiantare una quantità di organi artificiali: innanzi tutto una serie di sequenze di sesso che rendessero più allettante il trailer; quindi lo stiramento degli anni coperti dalla narrazione (da 18 a 25) per trasportare

    i protagonisti all’alba della prima Guerra Mondiale (idea che sarebbe stata inutile anche se l’avessero sviluppata meglio); infine il patetico stravolgimento dell’ultima parte del film per movimentare un percorso psicologico dai toni gotici con un miscuglio di film d’azione, thriller, horror da teen-agers e feuilleton. Il tutto cucito con una regia pretenziosa, infarcita di movimenti di macchina utili solo a mostrare gli effetti speciali digitali e sempre alla ricerca dell’effetto (v. soggettive del ritratto), e accompagnato da una colonna sonora se possibile ancor più fastidiosa e melodrammatica.

    È difficile giudicare gli attori, ma forse non si dovrebbe essere troppo severi se si considerano i dialoghi che sono costretti a pronunciare (Toby Finlay è alla prima di quella che speriamo sia una brevissima serie di sceneggiature). Oscar Wilde si rivolterebbe nella tomba.

    Commenti dei protagonisti:

    REBECCA HALL (Emily Wotton):

    "La cultura odierna è ossessionata dalla lancette dell’orologio e dalla ricerca della giovinezza a tutti i costi. Credo che gli esseri umani siano stati sempre ossessionati da queste cose. Il fatto che, già allora, Oscar Wilde affrontasse questa tematica fa riflettere. Durante le diverse epoche le persone hanno sempre avuto delle idee ben specifiche su cosa fosse bello e su cosa facesse apparire giovani. Oggi abbiamo il Botox, mentre in passato era importante vestirsi in un certo modo. La bellezza sarà sempre un elemento importante ed esisteranno sempre dei metodi per cercare di arrestare l’invecchiamento".

    BEN BARNES (Dorian Gray):

    "E’ stato bellissimo interpretare il mio personaggio, soprattutto nei suo momenti più oscuri, ma mi è piaciuto interpretare anche il Dorian a 46 anni di età. Ovviamente fisicamente è sempre uguale, è stata una sfida molto interessante farlo apparire più vecchio lasciando trasparire come le esperienze abbiano avuto un’influenza su di lui. E’ anche molto interessante vedere come gli altri personaggi abbiano interagito con me in quel contesto, spesso, infatti, avevano un trucco per farli sembrare più vecchi, come è successo a Colin Firth. Sul set nei giorni in cui mi sentivo più giovane e vulnerabile lui era prepotente con me; nei giorni in cui invece era truccato da settantenne, le cose erano totalmente diverse, era lui a sentirsi vulnerabile perchè era pelato! E’ molto interessante vedere il modo in cui la gente reagisca quando è truccata e appare totalmente diversa. Ieri abbiamo girato il finale del film, la scena in cui, grazie alla tecnica del morphing, io mi trasformo nell’uomo del ritratto: un essere disgustoso e peccaminoso, affetto da sifilide. Ho dovuto sottomettermi a tre ore in più di preparazione per mettere le protesi, neanche il produttore riusciva a riconoscermi; l’assistente alla regia non riusciva neanche a guardarmi negli occhi. E’ stato molto interessante sentirsi come un mutante: Non tanto il fatto di essere brutto, ma piuttosto il fatto che non trasparisse alcuna reazione dal mio volto, il fatto che gli altri potessero vedere solo i miei occhi, e non erano quindi in grado di dire se stessi ridendo o meno!".

    COLIN FIRTH (Henry Wotton):

    "Secondo me, ci sono tre personaggi principali nella storia: Basil, Dorian e Henry e tra di loro si crea una sorta di triangolo. Sia Henry che Basil subiscono il fascino di Dorian a loro modo. Credo che anche il ritratto sia in un certo senso un personaggio: rappresenta il lato di Dorian che rimane nascosto, mentre Dorian diventa sempre più affascinante agli occhi del mondo. Henry vuole distruggere la bellezza di Dorian. Credo che all’inizio si comporti così per indispettire Basil, per provocarlo, ma col passare del tempo, per una serie di motivi complessi, vuole vedere la sua distruzione, in un certo senso vuole vedere la sua bellezza contaminata... Henry Wotton è più che altro un voyeur, non è pronto a sporcarsi le mani. Non vuole perdere la sua famiglia, non vuole dover pagare il prezzo di questa cosa da solo. O Henry non ha il coraggio oppure non ha un lato così oscuro. Credo che per Henry si tratti più che altro di un gioco. Nel libro Henry non subisce una grande evoluzione, è l’unico personaggio che non si cimenta in uno di quei viaggi di scoperta, che non ha uno sviluppo all’interno dell’arco narrativo. Nel film, invece, sono state fatte delle modifiche al suo personaggio: ha una figlia, per cui la posta in gioco per lui cambia, e cambia anche il suo personaggio. Il fatto che abbia una figlia, infatti, è una cosa che lo rende vulnerabile, non può più essere superficiale. Rispetto al libro Dorian ha un diverso tipo di potere, mentre Henry non è più un voyeur, perchè è emotivamente coinvolto... Mi interessano i personaggi difficili da definire. Ho interpretato moltissimi personaggi che possono essere identificati per la loro ‘Inglesità’. Il personaggio di Henry da cosa è motivato? E’ difficile dirlo. E’ un uomo molto misterioso. Perchè si comporta così, perché è così affascinato da Dorian? Prova forse una sorta di amore paterno nei suoi confronti? Oppure si tratta di un amore sessuale? Credo che siano tutti questi elementi assieme. Egli distrugge Dorian completamente, è lui che inizia il processo di autodistruzione di Dorian. Credo che Henry proietti su di lui una sorta di auto-avversione... In questo film interpreto Henry anche da vecchio. Bisogna usare l’immaginazione per interpretare un personaggio vecchio. In passato mi è già capitato di dover interpretare il ruolo di un personaggio più vecchio. Credo che in questi casi quello su cui si deve puntare sia il modo in cui si vede il mondo. Se poi la sceneggiatura è ben scritta e gli avvenimenti hanno senso all’interno della storia, allora l’interpretazione viene da sé. La mia interpretazione cambiava a seconda del modo in cui ero truccato in un determinato momento. Non appena Ben Barnes mi vedeva calvo, improvvisamente sentiva la necessità di aiutarmi a sedere, o di darmi delle medicine, oppure addirittura di aiutarmi a cambiare il sacchetto per la colostomia! Non riesce a fare a meno di essere accondiscendente con me quando sono vecchio!... Quando si interpreta un personaggio anziano quello che deve cambiare è il modo in cui si guarda il mondo, non è importante il numero delle rughe. Non si ha più prontezza di riflessi, nulla di quello che si guarda viene percepito come una novità. Credo che anche Ben sia piuttosto bravo in questo senso. Il giovane Dorian rimane sempre lievemente sorpreso dalle cose, è goffo, sembra quasi che il mondo gli stia tendendo un agguato. Il vecchio Dorian, invece, è una persona sulla quale è difficile produrre qualsiasi effetto".

    Altre voci dal set:

    Il produttore BARNABY THOMPSON:

    “Si tratta di un film di genere horror gotico e il fatto che sia tratto da un’opera di Oscar Wilde rende tutto ancora più emozionante. Speriamo che questo film possa regalarvi le stesse emozioni e lo stesso turbamento che si provano guardando un film horror. A questo si aggiungono dei dialoghi di qualità e una grande profondità di emozioni, come del resto ci si aspetterebbe da un autore come Oscar Wilde".

    Links:

    • Colin Firth

    • Rebecca Hall

    • Caroline Goodall

    • Ben Barnes

    • IRON MAN - ROUND TABLE & DINTORNI - INTERVISTE al regista JON FAVREAU e agli attori ROBERT DOWNEY JR., GWYNETH PALTROW e TERRENCE HOWARD* (A cura dell'inviata CATERINA D'AMBROSIO) (Interviste)

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    Galleria Video:

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