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    TRIAGE: COLIN FARRELL FOTOREPORTER DI GUERRA PER DANIS TANOVIC

    Dal IV. Festival Internazionale del Film di Roma

    "'Triage' è una storia complessa. Come sopravvivere alla guerra, quelli che sono tornati e quelli che non ce l'hanno fatta, tentare di ascoltare di più le persone. Amo i reporter di guerra perché sono diversi, non cercano di essere degli eroi, ma si preoccupano per gli altri... e allo stesso tempo sono dei cinici. 'Triage' parla di amore, sicuramente una questione fondamentale in questo film. Ritengo che l'amore mi abbia fatto tornare me stesso, dopo che sono uscito dalla guerra in Bosnia e mi sono sentito uno zombie per anni. Poi, ho incontrato mia moglie e per la prima volta ho desiderato qualcosa. Ritengo che lo stesso avvenga con Mark. Lui diventa uno zombie e si sente più vivo in Kurdistan di quanto non lo sia a Dublino, cosa che comprendo perfettamente".
    Il regista e sceneggiatore Danis Tanovic

    (Triage IRLANDA/SPAGNA/BELGIO/FRANCIA 2009; Thriller drammatico del mistero; 96'; Produz.: Parallel Film Productions/Asap Films in co-produzione con Freeform Spain e Tornasol Films in associaz. con Aramid Entertainment Fund e
    Irish Film Board; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Triage

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Triage

    Titolo in lingua originale: Triage

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Danis Tanovic

    Sceneggiatura: Danis Tanovic

    Soggetto: Triage è tratto dall'omonimo romanzo del ex corrispondente estero Scott Anderson che ha seguito le guerre in Uganda, Beirut, Cecenia e Bosnia.

    PRELIMINARIA:

    Triage è stato girato tra la primavera e l'estate del 2008 in Spagna e Irlanda. La produzione ha utilizzato la struttura all'avanguardia della Ciudad de la Luz ad Alicante, oltre ad aver effettuato delle riprese a Jijona, a Elx e nella valle di El Sabinar a Sant Vicent del Raspeig. Le location sono servite come sfondo per il Kurdistan, l'Africa e il Medio Oriente. Dublino è stata riportata agli anni ottanta, quando il film è stato girato in varie location della città, tra cui Capel Street, North Great Georges Street, Henrietta Street e Kildare Street.

    Cast: Colin Farrell (Mark Walsh)
    Paz Vega (Elena Morales)
    Christopher Lee (Joaquin Morales)
    Kelly Reilly (Diane)
    Jamie Sives (David)
    Branko Djuric (Dottor Talzani)

    Musica: Lucio Dodoy

    Costumi: Lorna Marie Mugan

    Scenografia: Derek Wallace

    Fotografia: Seamus Deasy

    Montaggio: Francesca Calvelli

    Makeup: Susanna Sanchez

    Casting: Nina Gold

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Mark (Colin Farrell), un fotoreporter in zone di guerra inviato in Kurdistan, torna a casa senza l'amico e collega David (Jamie Sives). Col passare del tempo, diventa chiaro che Mark conosce il segreto che si cela dietro alla sparizione di David.

    Mark (Colin Farrell) e David (Jamie Sives) sono dei fotografi esperti che riprendono le immagini belliche del Kurdistan. Mark è molto ambizioso e vuole seguire ancora il conflitto per alcuni giorni in cerca dell'inquadratura perfetta, ma David ne ha avuto abbastanza dello sporco, della mancanza di speranze e della violenza, tanto da tornare a casa dalla moglie incinta Diane (Kelly Reilly). Mark, ferito gravemente, finisce in un ospedale locale nelle caverne di Harir, dove incontra il dottor Talzani (Branko Djuric) che gioca a fare Dio. Talzani infatti deve combattere contro tutte le probabilità in questo ospedale sulla collina, decidendo il destino dei suoi pazienti con delle etichette colorate: giallo per offrire loro delle cure e blu per chi invece è destinato a morte sicura. Le cose ora sono cambiate e Mark è diventato un paziente sofferente, che è disperato mentre la sua vita è in bilico, fino a quando non viene sollevato dall'etichetta gialla del dottor Talzani.

    Quando Mark torna ferito e insanguinato a casa rimane scioccato, ma inizialmente non troppo preoccupato alla scoperta che David non è tornato. La moglie di Mark, Elena (Paz Vega), è preoccupata per entrambi. Mark è esausto, disorientato e incapace di tornare alla vecchia vita di Dublino. A peggiorare le cose, il fatto di zoppicare in maniera più pronunciata. Osservando le fotografie scattate in Kurdistan, lui nota una strana figura sullo sfondo.

    Quando Elena torna nel loro appartamento, lo trova svenuto . In ospedale, i dottori giungono alla conclusione che la sua incapacità di camminare è un problema psicologico e che è necessario l'aiuto di uno psichiatra. Così, Elena non ha altra possibilità se non quella di rivolgersi a suo nonno, che non sente da tempo, Joaquin (Christopher Lee), responsabile della 'purificazione' dei criminali di guerra dopo la guerra civile spagnola. Joaquim immediatamente incomincia a svelare le radici dei problemi di Mark, rivelando una scioccante verità.

    Dal >Press-Book< di Triage

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES e LUCA BOCCACINI)

    La guerra, indiziato numero uno di ogni espressione di male pur narrata senza premere tanto sul fattore odio, può essere fonte delle sofferenze più crude e atroci, e non solo tramite gli eventi, ma attraverso una visione più psicologica, tutta postuma dentro la quale il regista trasporta lo spettatore e porta a riflettere sul senso della sofferenza nella vita di ognuno di noi.
    E il senso da intendere è che non si può vivere senza che il dolore dica la sua durante il nostro cammino. Le tragedie che vivono direttamente e indirettamente i due fotografi, legati dal destino e da una profonda amicizia, non devono far pensare che tutto si fermi, bloccato in quel momento, come del resto Mark, apparente superstite, sembra fare intendere quando il suo lavoro di trasformare in fermo-immagine la morte, diventa per lui come la realtà quotidiana.
    Non si passa.
    Non si va oltre

    allo scoglio creato dalle disgrazie.
    Non è così che va e subentra la figura quasi dittatoriale di chi in questioni psicologiche ne sa parecchio (Joaquin Morales-Christopher Lee), a sussurrare a Mark, che il suo blocco non deve essere tale se non si comprende che il dolore E’ anche la nostra vita. Un dolore che è pur sempre umano per quanto “disumano†possa essere e solo sposandoci con questo duro sentimento possiamo vivere veramente e appieno.
    Come le storie di guerra, tutte vere, narrate dai ricordi del fotografo, in quelle immagini di donna che porta con sé i teschi di persone sicuramente non sue, pur serbando dentro di sé il sentirli propri. Solo convincendo noi stessi, magari costruendo impalcature di domande senza vere risposte, lasciando che siano le colpe o presunte tale a fare da compagne mentre la vita va avanti.
    Non c’è giustificazione.
    Un monito a chi cerca di “dimenticare†il

    negativo. Un monito a chi non vuole saperne di soffrire. Un monito a chi nella vita va avanti senza attingere da ciò che di brutto può essergli capitato.
    Non a caso, nel film, tutto sembra trovare un clima di distensione, solo nel momento in cui, l’atroce verità dei fatti viene a galla ed entra a far parte del dominio dei protagonisti.
    Tanovic coglie un aspetto su tutti ma cattura la psicologia del protagonista attraverso gli scatti fotografici che sono la sua stessa personalità, il punto di vista in campo lungo di un fronte di guerra mentre i tempi della storia restano scanditi dal progredire di una malattia che blocca Mark invece che porre fine al male e portare verso una guarigione.
    Sono le ferite incolmabili dell’anima che nei reduci portano le cicatrici più profonde e d’altra parte Tanovic, non dice di dimenticare, ma di convivere con una parte con la quale

    prima o poi bisogna fare i conti e dalla quale Mark seguita a fuggire.
    I flutti di quel fiume restano bloccati in un fermo immagine che cerca di allontanare ma che torna sempre fino a che il trauma non passa grazie alla presa di coscienza sul baratro fisico e mentale.
    Il dolore mette alle strette e come tale: “Triage è una storia complessaâ€.

    Il regista sottolinea come sopravvivere a volte sia un destino fatto di chi torna e di chi non ce l’ha fatta. E le parole dell’amica Diana “sii paziente con luiâ€, riferita al reduce Mark ed alla moglie Elena sono un esempio di quanto a volte per assimilare il dolore basti un po’ di attenzione e di ascolto.
    Nonostante il tema non del tutto nuovo e la scelta di un Colin Farrell che, pur come protagonista drammatico, non si scrolla di dosso la sua espressione tipicamente irridente ed

    autoironica, (anche nello sforzo di cercare di apparire serio non entra completamente nella parte), Triage, pone all’attenzione una tematica morale di rilievo e di triste attualità, e riesce nell’intento del regista di realizzare quello che non appare solo un “film di guerra†ma nel quale il sentimento umano non è mai scontato.

    Links:

    • Colin Farrell

    • Christopher Lee

    • Kelly Reilly

    • Paz Vega

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    Galleria Video:

    Triage - trailer.flv

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