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    ‘THE AVIATOR’: MAGNATE DELL’AERONAUTICA E DEL CINEMA, OVVERO QUEL VORTICE DI MAGICA FOLLIA TRA GLAMOUR E TRAGEDIA

    “Howard Hughes, come pilota d’aerei, ha compiuto imprese di grande coraggio e sono stato affascinato dalla sceneggiatura. E’ stato un pioniere dei due fenomeni più grandi del XX secolo, l’aviazione, con i suoi progetti innovativi e record di velocità, e il cinema, con film come “Angeli dell’inferno†e “Scarfaceâ€. Hughes era anche un grande showman, ma la sua è in definitiva una storia di avidità, corruzione e folliaâ€.
    Il regista Martin Scorsese

    (The Aviator, USA 2005; biografico romanzato d’avventura drammatico;169’; Produz.: Forward Pass/Appian Way/IMF; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana The Aviator

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: The Aviator

    Titolo in lingua originale: The Aviator

    Anno di produzione: 2004

    Anno di uscita: 2004

    Regia: Martin Scorsese

    Sceneggiatura: John Logan

    Soggetto: Biografia di Howard Hughes

    Cast: Leonardo DiCaprio (Howard Hughes)
    Cate Blanchett (Katharine Hepburn)
    Kate Beckinsale (Ava Gardner)
    John C. Reilly (Noah Dietrich)
    Alec Baldwin (Juan Trippe)
    Alan Alda (senatore Owen Brewster)
    Ian Holm (Professor Fitz)
    Danny Huston (Jack Frye)
    Gwen Stefani (Jean Harlow)
    Jude Law (Errol Flynn)
    Matt Ross (Glenn Odekirk)
    Adam Scott (Johnny Meyer)
    Kelli Garner (Faith Domerque)

    Musica: Howard Shore

    Costumi: Sandy Powell

    Scenografia: Dante Ferretti

    Fotografia: Robert Richardson

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    L’arco della storia si concentra tra i due momenti più importanti della vita del magnate Howard Hughes: dalla produzione di Angeli dell’inferno alla fine degli anni Venti, a quando la TWA si afferma come una delle maggiori linee aeree internazionali, alla fine degli anni Quaranta.
    Siamo difatti intorno alla metà degli anni Venti quando Howard Hughes (Leonardo di Caprio) americano appena ventenne, mette a frutto l’eredità lasciatagli dal padre investendo, in qualità di produttore indipendente, un budget da capogiro in un film sulla Prima Guerra Mondiale, Angeli dell’inferno, appunto. Il kolossal lo rende celebre anche per le grandiose sequenze aeree di cui Hughes è il diretto protagonista. Celebrità che egli alimenta negli anni fondando una compagnia aerea propria, la ‘Hughes Aircraft Company’ e infrangendo ogni record di velocità sì da diventare il pilota più famoso d’America dopo Charles Lindbergh. Amante del rischio e insaziabile innovatore, si afferma ben presto sia come abile industriale che come produttore cinematografico. Già negli anni Trenta Hughes prende il controllo della linea aerea TWA, avvia l’America all’era del jet e costruisce anche l’Hercules, l’aereo più grande del mondo. Ma proprio quando fama e ricchezza sono all’apice, e il suo grappolo di amori con star hollywoodiane, tra cui Katharine Hepburn (Cate Blanchett) e Ava Gardner (Kate Beckinsale), è ben granito, viene come risucchiato da una sorta di effetti collaterali a catena: dalle compulsioni personali, in cui occhieggia, cresce vistosamente fino a traboccare e a schiacciarlo definitivamente, l’ossessione fobica dell’igiene, alla rivalità con il proprietario (Alec Baldwin) di un’altra compagnia aerea, la ‘Pan American Juan Trippe’, dallo scontro con il senatore Owen Brewster (Alan Alda) che lo porta sotto processo, al devastante incidente aereo, fino all’autoisolamento dal mondo esterno.

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    SCORSESE CONTAGIATO DAL PERFEZIONISMO DI UN PERSONAGGIO VAGAMENTE DANNUNZIANO: BELLO E ‘IMPOSSIBILE’, MA NON POI COSI’ TRAVOLGENTE… NON QUANTO INVECE L’ONDATA DI VIRTUOSISMI ‘TECNICI’ CHE INONDA LETTERALMENTE LA PELLICOLA !

    E’ certo che con questo biopic appuntato sull’ultra eccentrico personaggio Howard Hughes (Leonardo Di Caprio), The Aviator, sembra quasi di trovarci di fronte ad una sorta di pazzo latin lover intellettuale dalle mille passioni, aeronautica in testa, di marca vagamente un po’ dannunziana, ma in versione americana. Perciò, il bouquet caratteriale risulta alquanto amplificato, come in una gran cassa di risonanza: le grandi possibilità economiche stimolano il personaggio a tradurre una passione come quella per il cinema in un business senza limiti e confini, da sperimentare in prima persona e a tutta birra, così come direttamente e oltre ogni logica e ragionevole immaginazione, gestisce l’aviazione o i rapporti con le donne, numerose, per lo più star del cinema, con

    Katharine Hepburn (una superba Cate Blanchett) in testa, a quanto si dice, forse l’unico grande amore di Hughes, dettaglio peraltro opportunamente e sottilmente stratificato nel corso della storia. Puro glamour nel segno della temerarietà, della sfida e delle ossessioni igieniste destinate a sconfinare in paranoia e follia vera e propria. Un personaggio in qualche modo tragico, incisivo e coinvolgente, almeno sulla carta. Perché al di là della regia, inconfondibilmente notevole, come al solito, e di una performance del protagonista impeccabile, c’è qualcosa che lascia lo spettatore al di qua dello schermo senza mai trascinarlo emotivamente dentro più di tanto. Un bel film per tante ragioni, ma non certo strabiliante da meritare 11 nominations. Insomma, The Aviator non ci pare un film da Oscar. C’è una certa tiepidezza che imperversa e aleggia un po’ per tutta la pellicola, dove i passi migliori si registrano forse, nella dinamica pulsante tra sintonia e

    scontro che si registra tra Di Caprio-Hughes e Blanchett-Hepburn, nonché nell’omaggio che tradisce l’amore sviscerato di Scorsese, al di là delle esigenze della pellicola, al cinema in bianco e nero degli anni Venti-Trenta, in cui il film Angeli dell’inferno per la regia-produz. di Howard Hughes, appunto, non è che il simbolo, la ninfea che sboccerà più avanti, sulle inquadrature che ‘carezzevolmente’ si riflettono e scorrono come su un ‘piccolo schermo di pelle umana’, il corpo nudo di Di Caprio-Hughes. Sembra quasi di veder qui occhieggiare una sofisticata metafora con cui Scorsese abbina la passione per il cinema da parte del protagonista e regista del film Angeli dell’inferno, alla sua, manifestata in The Aviator con questo dettaglio, ma non solo con questo. E’ quel viscerale amore per il cinema in genere, fin dalle radici, che lo ha nutrito dagli inizi della sua gloriosa carriera nella celluloide d’autore ad oggi e continua

    a farlo. Nel caso di Hughes si tratta invece di una passione coniugata con un forsennato e insano delirio di onnipotenza, visti i costi e i tempi di realizzazione del suo film, lievitati vertiginosamente sulla base di esigenze quasi paradossali (vedi ad esempio la stravagante richiesta di 26 cineprese e la conversione da muto in sonoro oramai a fine produzione), nel segno di un perfezionismo portato all’estremo perché sposato con una buona dose di megalomania. E sul motivo della carezza-metafora Scorsese torna sfumando quella di Hughes sul corpo della Hepburn per riagganciarla all’inquadratura successiva in cui il protagonista sfiora estasiato la superficie levigata del suo aereo. Gli aerei come le donne, una seconda pelle per Hughes. Perle d’autore che Scorsese con The Aviator esibisce fin dall’inizio, quando in poche ‘battute’, già riesce a presentare allo spettatore uno spaccato epocale e l’essenza dei principali tratti, ambientali e caratteriali, su cui

    ruota la vita del personaggio che entra in scena da tergo (motivo ‘virtuosisticamente’ ripetuto anche in seguito): il cinema, l’aviazione e le belle donne, accomunati insieme dal set di Angeli dell’inferno e da esclusivi locali alla moda con le classiche melodie dell’epoca.

    Si riesce ad immaginare senza troppa difficoltà l’aria compiaciuta di Martin Scorsese nell’aprire l’obiettivo della m. d. p., oltre che su inserti di film in bianco e nero con il sonoro rigorosamente in lingua originale, su sale di montaggio e di produzione cinematografica per far respirare l’atmosfera della realizzazione di un film dall’interno, o dall’esterno, come il set sulla spiaggia, ove si scorge la sedia riservata a Mr. Cary Grant, e sulla quale approda con il suo aereo Howard Hughes quando si incontra con Katherine Hepburn. Il soggetto che ha in mano gli dà l’opportunità di esprimere quanto vuole l’amore per il cinema e Scorsese la coglie al

    volo. Ma non manca di stendere anche un velo di sottile e pungente ironia sulla censura cinematografica, sulle invasioni a sorpresa di fotoreporter a caccia di gossip, o sull’atteggiarsi in passerella delle star, un modo per sottolineare anche in contrapposto, la ritrosia, il disagio del personaggio nei confronti dei contesti di calca e di folla rumorosa in genere. Forse certa compiaciuta prolissità di passi, in definitiva portavoce di uno stesso messaggio, che non aggiunge ma rimarca senza una effettiva necessità, tratti analoghi sul personaggio, o forse la stessa ricerca di perfezione da parte di Scorsese, hanno finito per sfociare in un ‘delta’ di ‘virtuosismi’ che in qualche modo hanno sottratto qualcosa, in profondità e in spessore, all’anima emotiva del film, sofisticato ed eccentrico in maniera quasi speculare al personaggio che rappresenta. L’uso, inedito per la regia Scorsese, della fotografia classica con inserti in digitale e certe riprese spettacolari tra

    cui il volo in notturno di Hughes con la Hepburn sulla città suggestivamente illuminata, non sono evidentemente sufficienti a mantenere costantemente il film sullo stesso elevato registro emozionale.

    E se ci è consentito qualche appunto in margine al testo… Nulla tolgono alla cifra stilistica del film, pur sempre notevole, ma che ci fanno in un film di Scorsese ingenuità del tipo: un rubinetto con un’estetica aderente allo stile dell’epoca e pur dotato di una moderna foto cellula ? Mah ! In fondo questo non è determinante. A proposito del personaggio Howard Hughes, invece, per quanto calzante possa risultare la performance di Di Caprio, non si riesce a visualizzare questa trasformazione da giovane galante uomo, già visionario e folle ma prioritariamente simbolo di grande glamour costruito su un’enorme ricchezza ed eccentricità, a “un vecchio preda dei suoi demoni†(secondo la dichiarazione rilasciata dal produttore Graham King). Mentre ci si può sentire partecipi

    di questo logorìo interiore del personaggio, su cui Di Caprio lavora molto per tutto il film, il look continua ad evidenziare i tratti fanciullescamente freschi del volto dell’interprete, facendo capitolare la portata dell’intensità emotiva che avrebbe potuto avere il climax finale della sua follia, sulla verbosità logorroica di una frase ripetuta ad oltranza (“il mezzo del futuroâ€), effetto collaterale del disordine compulsivo-ossessivo che ormai lo va inesorabilmente divorando. Ma si tratta probabilmente di un’inesattezza da parte del produttore perché in effetti Scorsese si è limitato ad uno spaccato di vita del personaggio quando è ancora giovane (il ventennio Venti-Quaranta) e difatti il vero Hughes morirà solo molto più tardi, nell’aprile del 1976 a bordo di un aereo in volo per Acapulco.

    Commenti del regista

    Martin Scorsese: “Uno degli elementi più affascinanti della storia di ‘The Aviator’ è vedere questo giovane uomo bellissimo, pieno di vita, diventare un vecchio torturato dai propri limitiâ€.

    Dal >Press-Book< di The Aviator

    Commenti dei protagonisti:

    Leonardo Di Caprio (Howard Hughes): “Probabilemnte Howard Hughes è una delle figure più rappresentative e misteriose del XX secolo e più sai di lui, più il mistero si infittisce. Ci sono tanti aspetti che lo rendono un personaggio affascinante, quando credi di averne scoperto uno, ti rendi conto che ce ne sono altri. Era un sognatore, un visionario, eppure, malgrado tutti i suoi successi ottenuti, come industriale, pioniere dell’aviazione, produttore e regista, alla fine della giornata si sentiva molto solo… Malgrado la sua ambizione, aveva bisogno di stare solo, ed è una cosa che capisco perfettamente. Era un uomo molto complicato, ma la sola cosa che puoi dire di lui è che osava ciò che ai suoi tempi appariva impossibile. Amava l’aviazione e il cinema e ha lasciato il segno in tutti e due i mondi. Per me i momenti migliori sono stati quando Howard Hughes è isolato dal mondo, e Scorsese e io lavoravamo cercando di andare sempre più a fondo. Sono i ricordi più belli che ho del filmâ€.

    Cate Blanchett (Katharine Hepburn): “Una cosa è interpretare sullo schermo qualcuno che è esistito, di cui la gente ha un’immagine e considera un’icona, un’altra è interpretare un’attrice, utilizzando lo stesso mezzo di comunicazione che l’ha resa famosa. La verità è che non credo che avrei avuto il coraggio di farlo se non con Martin Scorsese. Marty e ed io abbiamo parlato molto. Non voleva un’imitazione ma qualcosa di più profondo. Mi ha chiesto di osservare la sua gestualità sullo schermo, di cogliere la sua gestualità sullo schermo, di cogliere la sua personalità e qualcosa della sua straordinaria energia… Howard e Katharine erano simili sotto molti aspetti. Erano entrambi degli outsider, estremamente eccentrici, molto belli. Provenivano da ambienti diversi, ma possedevano tutti e due soldi sufficienti per liberarsi dai vincoli sociali. Anche se Katharine era positiva ed estroversa e Howard più tranquillo e introverso, credo che si vedessero piuttosto similiâ€.

    Dal >Press-Book< di The Aviator

    Altre voci dal set:

    Il produttore Graham King: “Marty (Martin Scorsese) è formidabile nei dettagli e nel ricreare il periodo in modo realistico e ama e rispetta quell’epoca della cinematografia in cui Hughes ha lasciato il segno, era perfetto per questa storia. Marty ha qualcosa in comune con Howard Hughes in ‘The Aviator’, sa bene ciò che vuole, ha grande inventiva, ama il processo di realizzazione di un film. Abbiamo pensato che per Marty questa sarebbe stata l’occasione di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima, una storia ambientata a Hollywood… Howard Hughes ha avuto una vita assolutamente straordinaria, ma John Logan (lo sceneggiatore) è riuscito a distillarne i momenti più interessanti e spettacolari, dalle scene d’azione temerarie di ‘Angeli dell’inferno’ ai trionfi dell’Hercules, mostrando anche aspetti della realtà di Hughes di cui la gente non sa nulla, dalle audizioni in Senato ai suoi amoriâ€.

    Lo sceneggiatore John Logan: “E’ stato un bellissimo percorso di conoscenza. Credo che molti di noi avessero una certa immagine di Hughes, di solito quella dell’uomo folle e eccentrico degli ultimi anni della sua vita, quando aveva scelto di vivere come un recluso in una stanza d’albergo, con le unghie lunghe e delle scatole di kleenex vuote come scarpe. Ma io ho scoperto una persona diversa. Ho scoperto un giovane Hughes che era una forza della natura sia nel campo dell’aviazione che in quello del cinema di Hollywood nei suoi anni più glamour… Concentrare in due ore vent’anni di vita di un uomo significa condensare alcuni avvenimenti, mescolare personaggi e cronologia, ma l’obiettivo è sempre stato quello di cogliere l’essenza dell’uomo, se non tutto quello che gli è successo, nel modo più veritiero possibile… Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio sono stati i colleghi più esigenti e di maggior supporto che abbia mai avuto e mi hanno stimolato a scrivere la miglior sceneggiatura possibile. Per noi era importante soprattutto preservare la sincerità nell’adattamento. Marty e Leo amano la verità e volevano capire l’anima del personaggio… Abbiamo scelto di parlare di Katharine Hepburn, forse la donna più importante della sua vita, e di Ava Gardner, che ha condiviso con lui quasi vent’anni. Abbiamo scelto queste due grandi star non solo perché incarnano due tipi molto diversi di donna, ma per quello che hanno significato nella vita di Hughes: ognuna di loro ha avuto un ruolo importante, alleviando le sue paure e i suoi timori… Consapevole della propria fragilità, Hughes temeva di diventare pazzo. Credo che sentisse il peso delle tenebre su di sé ed era convinto che un giorno avrebbe perso la battaglia contro di loro. Ma per me è proprio la sua acuta consapevolezza che lo rende così interessante, un uomo triste, solitario, una figura tragicaâ€.

    Dal >Press-Book< di The Aviator

    Bibliografia:

    Sito Ufficiale: >www.theaviatormovie.com<

    Links:

    • Martin Scorsese (Regista)

    • Jude Law

    • Leonardo DiCaprio

    • Cate Blanchett

    • Danny Huston

    • John C. Reilly

    • Kate Beckinsale

    • Ian Holm

    • Alec Baldwin

    • SHUTTER ISLAND - INTERVISTA al regista MARTIN SCORSESE e all'attore LEONARDO DI CAPRIO (A cura dell'inviata SONIA CINCINELLI) (Interviste)

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    Galleria Video:

    the aviator.mov

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