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    Home Page > Movies & DVD > Katyn

    KATYN: IL MISTERO DI UN CRIMINE MAI RACCONTATO SVELATO IN UN FILM DI ANDRZEJ WAJDA. UN RACCONTO FEDELE PER 'SERVIRE LA MEMORIA SALVATA'

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’
    Dal 58. Festival del Cinema di Berlino e dal 26. Torino Film Festival; Vincitore 'Premio Eccellenza EFA 2008'; Nomination 'Academy Awards 2008' come 'Miglior Film Straniero'

    (Katyn; POLONIA 2007; 117', Drammatico; Produz.: Akson Studio TVP S.A. Polski Instytut Sztuki Filmowej Telekomunikacja Polka, con il sostegno di Polish Film Institute; Distribuz.: Movimento Film, in collaborazione con Ambasciata di Polonia in Italia, Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, Istituto Polacco di Roma)

    Locandina italiana Katyn

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Katyn

    Titolo in lingua originale: Katyn

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Andrzej Wajda

    Sceneggiatura: Andrzej Wajda, Przemyslaw Nowakowski, Wladyslaw Pasikowski

    Soggetto: Dal libro di Andrzej Mularczyk Post Mortem.

    PRELIMINARIA (cenni storici):

    Il 17 Settembre 1939, grazie agli accordi inclusi nel Patto Ribbentrop-Molotov (firmato a Mosca il 23 agosto 1939, dal Ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov e dal suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop), l’Armata Rossa attraversò il confine orientale polacco.
    In meno di un mese tutte le province orientali polacche furono occupate e quasi 180mila ufficiali, 230mila soldati e circa 12mila agenti di polizia furono fatti prigionieri. Tra i POW (Prisoners Of War, Prigionieri di Guerra) c’erano ufficiali di ogni grado e una dozzina di generali: la maggioranza dei POW erano ufficiali di riserva, molti dei quali provenienti
    dall’intellighenzia polacca. Alla fine di ottobre gli ufficiali detenuti erano reclusi negli accampamenti di Kozielsk, di Starobielsk e di Ostashkovo.
    Il 5 marzo 1940 il Politburo del Partito Comunista decise di fucilare quasi 15mila POW presenti in quegli accampamenti. Stalin firmò l'ordine. I POW polacchi furono uccisi nella primavera del 1940 nei centri del NKVD (la polizia politica di Stalin) nelle foreste di
    Katyn, Tver e Kharkov.
    L’Armata Tedesca avanzando verso est scoprì le fosse di Katyn nell’aprile del 1943. Il governo sovietico negò le accuse tedesche, sostenendo che i polacchi erano stati catturati e giustiziati dalle unità tedesche nell'agosto 1941.
    La verità sui fatti di Katyn fu tenuta nascosta per molto tempo. Chi sosteneva la verità fu perseguitato e punito. Alle famiglie dei condannati non fu permesso neppure di accendere candele sulle tombe dei loro cari.
    Solo nel 1989 fu fatta luce sulla vicenda. Nel 1990 le autorità sovietiche ammisero per la prima volta che a commettere il crimine era stata la NKVD e due anni dopo il Presidente Eltsin dichiarava ufficialmente che quanto accaduto era stato ordinato da Stalin. Da allora sono molti i dettagli che stanno venendo allo scoperto: sia sui fatti della primavera del ’40 nella foresta di Katyn che sulle stanze della tortura della NKVD di Tver e di Kharkov.

    Dal >Press-Book< di Katyn

    Cast: Maja Ostaszewska (Anna )
    Artur Zmijewski (Andrzej, marito di Anna)
    Andrzej Chyra (Jerzy, ufficiale suicida)
    Jan Englert (Generale)
    Danuta Stenka (Róza, moglie del Generale)
    Pawel Malaszynski (Piotr, il Pilota)
    Magdalena Cielecka (Agnieszka, sorella del Pilota)
    Agnieszka Glinska (Irena, direttrice Università)
    Maja Komorowska (Madre di Andrzej)
    Wladyslaw Kowalski (Padre di Andrzej)
    Antoni Pawlicki (Tadeusz, nipote di Anna)
    Agnieszka Kawiorska (Ewa, figlia del Generale e Róza)
    Sergei Garmash (Maggiore Popov, Ufficiale sovietico)
    Krzysztof Kolberger (Padre Jasinski)
    Wiktoria Gasiewska (Nika, figlia di Anna e di Andrzej)
    Cast completo

    Musica: Krzysztof Penderecki

    Costumi: Magdalena Biedrzycka, (Premio di Eccellenza - EFA 2008); uniformi e divise militari , Andrzej Szenajch

    Scenografia: Magdalena Dipont

    Fotografia: Pawel Edelman

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Katyn è la storia degli ufficiali polacchi trucidati a Katyn dalla NKVD durante la Seconda guerra mondiale e delle loro famiglie che, inconsapevoli di quanto accaduto, aspetteranno il ritorno dei propri mariti, padri, figli, fratelli. In Katyn si racconta l'indomita battaglia per preservare la memoria e per affermare la verità: il film è un’inflessibile resa dei conti con la menzogna creata dal potere comunista per costringere la Polonia a dimenticare coloro che furono uccisi.
    All'inizio della Seconda guerra mondiale, il 17 settembre 1939, dopo l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista, anche l'Armata Rossa sconfinò sul suolo polacco per ordine di Stalin. Gli ufficiali polacchi furono fatti prigionieri dai Russi. Anna, la moglie di un Capitano del Reggimento Uhlan, attende il ritorno del suo uomo e,
    sebbene abbia già ricevuto la prova inconfutabile del suo assassinio da parte dei Russi, si ostina a rifiutare la realtà. La moglie di un Generale, invece, apprende la morte di suo marito dopo la scoperta da parte dei Tedeschi di fosse comuni di ufficiali polacchi nella foresta di Katyn. Agnieszka, la sorella di un pilota, ha invece il cuore spezzato dal muro di silenzio e di omertà che circonda l’assassinio del fratello. Jerzy, un amico del Capitano, arruolatosi nell'Armata del Popolo Polacco, è l'unico sopravvissuto.
    Cosa ne sarà di queste donne che attendono i loro amati in Polonia e che alla fine della guerra si ritroveranno sotto l’egemonia della Russa? Parole come patria e libertà manterranno lo stesso significato per coloro che hanno accettato il nuovo stato delle cose?

    UN FILM CHE ATTRAVERSA UN CAPITOLO DI STORIA NEL DETTAGLIO CRONOLOGICO:

    17 settembre 1939
    Dopo l’invasione tedesca della Polonia scoppia la Seconda guerra mondiale: migliaia di cittadini polacchi fuggono dalla frontiera occidentale per rifugiarsi nelle regioni orientali, ma scoprono che anche i russi sono entrati nel Paese; tutti i militari polacchi della zona sono fatti prigionieri. Tra i Polacchi in fuga dalla Cracovia invasa dai nazisti c’è anche Anna, giovane moglie di Andrzej, capitano dell’ottavo reggimento dell’esercito, e con lei la loro figlia di cinque anni, Nika. Anna sta cercando di raggiungere suo marito, catturato dai sovietici e prigioniero in una zona di confine insieme a migliaia di ufficiali. Durante il viaggio Anna incontra una donna, la moglie del generale dell’ottavo reggimento, e sua figlia Ewa: stanno tornando a Cracovia, consapevoli che il generale non verrà rilasciato. Giunta nel luogo dov’è tenuto prigioniero, Anna vede suo marito e Jerzy, un suo subalterno: la donna cerca di convincere il marito a fuggire, a togliersi la divisa e a tornare a casa con lei, ma un ufficiale polacco non macchia in questo modo il proprio onore. Lui promette che le scriverà ogni giorno e che annoterà tutto in un taccuino. Un treno lo porta via.

    6 novembre 1939
    Cracovia, a casa dei genitori di Andrzej, Jan, suo padre, professore all’Università viene convocato dalle SS insieme ad altri docenti. Con l’inganno vengono deportati nei campi di concentramento.

    Novembre 1939
    Campo di Kozielsk, zona di occupazione sovietica: qui sono stati rinchiusi tutti gli ufficiali polacchi. Paura, dubbi, rimpianti animano i prigionieri. Tra loro, un giovane pilota tenta il suicidio più volte. Intanto Anna, e con lei sua figlia, ・bloccata nella zona di occupazione sovietica: le ripetute richieste di tornare a Cracovia sono state respinte perché moglie di un ufficiale. Nel suo appartamento vive anche un ufficiale dell’Armata Rossa che si innamora di lei e le chiede di sposarlo, nel tentativo di risparmiarla dalla deportazione. Ma lei non accetta.

    Primavera 1940
    Cracovia. Con l’aiuto dell’ufficiale dell’Armata Rossa, Anna e Nika sono riuscite a tornare a casa. Anna si rifugia dalla madre di Andrzej, le confessa che da un mese non ha più notizie del marito e viene a sapere che anche Jan è stato catturato dalle SS e mandato in un lager. Intanto nella zona orientale l’inverno non sembra ancora finito e la sorte dei 16mila ufficiali polacchi è ancora incerta. Andrzej ha l’uniforme logora e il suo amico Jerzy gli regala un maglione con scritto il proprio nome. A casa di Anna arriva un pacco dalla Germania e la notizia che Jan è morto nel campo di concentramento.

    Aprile 1940
    I Russi iniziano a deportare i primi gruppi di ufficiali, ma non si sa ancora dove. Andrzej, il pilota e il generale vengono caricati su un treno merci. L’unico a restare è Jerzy. Il 10 aprile 1940 gli ufficiali polacchi portati fino a Gniezdovo vengono trucidati freddamente uno per uno e gettati nelle fosse comuni scavate nella foresta di Katyn.

    13 aprile 1943
    Radio Berlino annuncia al mondo il ritrovamento dei corpi di 3mila ufficiali polacchi uccisi e gettati nelle fosse comuni della foresta di Katyn. L'identificazione delle vittime è facile: i bolscevichi hanno lasciato sui corpi i documenti di identità. Per le strade di Cracovia gli altoparlanti leggono l’elenco degli ufficiali uccisi: la moglie del generale viene a sapere così della scomparsa del marito. Anna, invece, non sentendo il nome di Andrzej, non smette di sperare. La moglie del generale e sua figlia vengono convocate dal comando delle SS per ricevere una medaglia al valore conferita al marito dallo stesso Hitler e per testimoniare che il massacro è avvenuto per mano dei sovietici. Ma la moglie non ci crede, si rifiuta di confermare la loro versione ed è costretta a guardare un filmato girato dai Tedeschi: è la prova che la strage l’opera dei sovietici. Nel filmato compare anche Padre Jasinski, il sacerdote chiamato dall’esercito tedesco per celebrare il funerale della strage.

    1945
    Gli Alleati entrano in Polonia. L’esercito russo prende il controllo di tutto il Paese. Jerzy, Gli Alleati entrano in Polonia. L’esercito russo prende il controllo di tutto il Paese. Jerzy, tenuto in vita solo perch・ha accettato di confermare la versione sovietica che attribuisce la responsabilità del massacro ai Tedeschi, è arruolato nell’Armata Rossa. Torna a Cracovia e va a fare visita ad Anna. Rivede anche Nika e la madre di Andrzej. Le donne pensavano fosse morto. Avevano sentito il suo nome nelle liste di Katyn. Jerzy racconta loro la morte dell’amico e l’inganno del maglione ritrovato con il suo nome. Per la famiglia di Anna è la fine di un sogno. Profondamente scosso dal dolore della famiglia di Andrzej, Jerzy si rivolge a un professore che gestisce l‘archivio con gli oggetti personali degli ufficiali uccisi a Katyn e chiede che i resti indicati col suo nome vengano consegnati alla famiglia di Andrzej. Durante la proiezione di un documentario di propaganda sovietica sulle fosse di Katyn nella piazza principale di Cracovia, nel quale i sovietici danno la colpa del massacro ai Tedeschi, Jerzy si incontra con la moglie del generale. Lei lo accusa di tradimento e di diffondere una meschina menzogna. Colto dal rimorso Jerzy si spara alla nuca dandosi cos・la stessa morte dei suoi compagni trucidati a Katyn. Tornato a casa padre Jasinski convoca nella sua parrocchia Agnieszka: la ragazza, che ha visto proprio a Katyn morire suo fratello, il pilota, ha perso la fede e non entra in chiesa da anni. Padre Jasinski le consegna una foto che la ritrae col fratello e con l’altra sorella: Agnieszka chiede al negozio di foto gestito da Anna di duplicare la fotografia per la sorella. Anna ritrova a Cracovia Tadeusz, suo nipote, tornato a casa dopo quattro anni: anche lui è un superstite di Katyn. E’ tornato perché ha deciso di iscriversi all’università. Nella scheda di iscrizione il ragazzo deve inserire le generalità del padre e non esita a scrivere che è morto a Katyn nel 1940, ucciso dai sovietici. La Direttrice dell’Università (sorella di Agnieszka e del pilota) lo invita a modificare i dati: secondo lei il ragazzo deve scrivere come data il 1941, come prevede la versione sovietica. In caso contrario, la richiesta non verrà accolta. Il ragazzo si rifiuta e uscito in strada danneggia dei manifesti di propaganda sovietica. Notato dai militari, viene inseguito e investito nella fuga da una jeep. Agnieszka decide di vendere i suoi lunghi capelli biondi per farne una parrucca da teatro: i teatri ebraici, infatti, hanno difficoltà a mettere in scena ruoli femminili dal momento che la maggior parte delle loro attrici ha fatto da poco ritorno dai campi di concentramento. Con i soldi della vendita Agnieszka fa costruire una lapide per il fratello e fa incidere la data “Aprile 1940â€. Sua sorella è contraria. Intanto è già iniziata la dittatura comunista che governa la Polonia per decenni: Agnieszka non cede e porta la lapide in parrocchia, ma il nuovo parroco – Padre Jasinski è stato portato via dai militari – le vieta di esporre quella lapide. Lei decide ugualmente di metterla in un cimitero pubblico e viene arrestata dai militari. La lapide verrà distrutta. Casa di Anna. Bussano alla porta. Un’assistente del professore che aveva incontrato Jerzy porta ad Anna una busta con gli oggetti personali del marito morto. Al suo interno Anna trova anche il diario del marito in cui sono descritti gli ultimi giorni di prigionia.

    Dal >Press-Book< di Katyn

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    Una difficile verità che anche oggi riesce scomoda; a provarlo è la difficoltà nel reperire copie delle pellicole, per problemi ahimè non del tutto legati alla distribuzione, e la censura conseguente e inaspettata in diversi paesi europei.
    Viene da pensare che il mondo, oggi, nonostante secoli di storia, ancora non sia pronto per affrontare le proprie responsabilità, cosa che il regista Wajda invece si assume fino in fondo da una vita, la sua carriera fatta di esperienza e di denuncia.
    Amarezza traspare dalle parole del pluripremiato regista polacco, del tutto condivisibile per una verità che non si ha il coraggio di ammettere fino in fondo, oggi come allora.
    Documento che sceglie di incentrare il punto di vista sui protagonisti e sulla testimonianza, Katyn parte dagli affetti, dai valori e dai legami e procede attraverso le famiglie, i soldati, gli attivisti della Resistenza, gli scenari di una Polonia narrata nel prima e nel

    dopo il conflitto e che passa di fatto da un nemico a un altro.
    Il messaggio di denuncia è sotteso, veicolato dalle immagini di un lungo escursus storico capace di presentare il dramma di un andamento ciclico del potere e di precari equilibri sociali, insieme missione e responsabilità di trasmettere una grave pagina di storia attraverso gli occhi veri di un popolo.
    Al di là del semplice documentario, Katyn è documento, che, privo di romanzo e idillio, di orpelli di retorica e morale, veicola, attraverso l’immagine pura, la brutalità di una guerra che non ha solo una parte, non una sola fazione, fuori da ogni schema facilmente generalizzante e che porta con sé inesorabile il silenzio di un eccidio tacitato troppo a lungo.

    Altre voci dal set:

    JAROSLAW MIKOLAJEWSKI (Direttore dell’Istituto Polacco di Roma):

    "A differenza di molte altre, nella cultura polacca degli ultimi decenni, ma anche prima, accanto al postulato della libertà creativa è presente, come fato, vincolo insolubile, quasi destino, la fedeltà.
    La generazione dei giganti della nostra arte - Andrzej Wajda, Czeslaw Milosz, Zbigniew
    Herbert, Tadeusz Rozewicz, Gustaw Herling, Ryszard Kapuscinski e altri – ha visto
    sparire amici e parenti, vicini e compagni di scuola. Senza traccia e voce, senza la possibilità di raccontare la propria vita e morte. Per lo svolgersi della storia non era possibile - se non per un pubblico estero, immerso nelle proprie idee e realtà, raramente pronto ad ascoltare le voci che contrastavano spesso con le loro convinzioni – parlare a
    loro nome. La fedeltà o, meglio, il tener fede a chi era sparito senza voce, costituiva quindi un impegno di tutta la vita, in attesa di un momento giusto, con l’ulteriore rischio di dare
    testimonianza quando il mondo non sarebbe stato capace di crederci per altri motivi, non
    più ideologici, forse, bensì per una sensibilità e per un linguaggio diversi. Ed ecco
    Zbigniew Herbert che in fin di vita pubblica la sua poesia sui bottoni, dedicata allo zio ucciso. Ecco Andrzej Wajda che gira il suo film “Katynâ€, dedicato alla memoria del padre ammazzato e della madre ingannata. Un elemento toccante è rappresentato dal dialogo fra
    gli artisti/poeti, narratori, registi, scultori…decisi a tener fede. Come se si riconoscessero
    nel buio, conversano senza troppe parole, nella speranza che il mondo prenda conoscenza
    di quanto loro stessi sanno da anni. Un segnale toccante è la conversazione fra Wajda e Herbert sui bottoni, i più fedeli testimoni della tragedia di Katyn, anch’essi da scoprire sottoterra.
    Nel film di Andrzej Wajda succede di più. Accanto alla testimonianza dello stesso regista e dello sceneggiatore, traspare il modo estremamente vissuto di recitare, fino all’immedesimazione, da parte degli attori. Il loro darsi con ubbidienza al racconto di
    Wajda è di una tale identificazione che equivale ad una dichiarazione di 'fedeltà' a chi era sparito senza voce. Nell’interpretazione degli attori, pur non avendo loro stessi vissuto in maniera diretta gli eventi della Seconda guerra mondiale, si sente un’apertura al dialogo con chi ha delle voci da liberare nell’arte, la loro prontezza a servire la memoria salvata
    ".

    Links:

    • Andrzej Wajda (Regista)

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    Galleria Video:

    Katyn (versione italiana).mov

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