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    LO SPAZIO BIANCO: MARGHERITA BUY ALLE PRESE CON UN NUOVO TORMENTO INTERIORE, IMPRIGIONATA NELLO 'SPAZIO BIANCO' DI UNA INSOPPORTABILE ATTESA PER FRANCESCA COMENCINI

    Dalla 66. Mostra del Cinema di Venezia

    "Questo film mi ha portata a parlare di una delle cose più centrali della mia vita, la maternità. Per un paradosso non casuale,mi sono sempre sono ritrovata, nel corso della mia vita, insieme a molte altre, a dover difendere il diritto delle donne di non essere madri, o di poter scegliere se e quando esserlo, e mi sono ritrovata di fronte degli strenui difensori della vita, quasi sempre uomini, quasi mai padri. Eppure, da quando ho vent’anni, vado in giro con un bambino aggrappato al fianco. Questo film mi ha dato l’occasione di parlarne, di parlare di ciò che conosco meglio, dell’essere madre. Della difficoltà, dell’intimità di ogni storia di maternità. E anche della leggerezza che la maternità genera, anche nel dolore, anche nella fatica, e della forza, e dell’allegria che porta con sé. Mi sono sentita così facendo questo film, anche nelle difficoltà, anche nella fatica, mi sono sentita leggera, e più libera, come se qualcosa si sciogliesse in me. Ho fatto un film molto più visionario, molto più musicale dei miei film precedenti. Lo sguardo di Maria trasforma le cose, le vede in un modo incantato, contiene già gli occhi di Irene nei suoi. Anche prima che Irene si annunci, già all’inizio del film, lei si incanta a guardare dalla funicolare le persone nelle loro case, attraverso le finestre, come se già si esercitasse a guardare sua figlia attraverso il vetro dell’incubatrice, e a scorgere il manifestarsi della vita dietro le piccole e le grandi cose che le capitano davanti agli occhi ogni giorno. Sebbene sia un film sull’attesa, dove le cose accadono a piccoli passi e in modo invisibile, ho cercato, e spero di essere riuscita, a far emergere una grande tensione dentro questo apparente vuoto di avvenimenti, con il risultato che il film non sta mai fermo, va avanti da sé, corre…"
    La regista e co-sceneggiatrice Francesca Comencini

    "Il fatto è che mia figlia Irene stava morendo, o stava nascendo, non ho capito bene … Io non sono buona ad aspettare. Non sento curiosità nel dubbio, né fascino nella speranza. Aspettare senza sapere è stata la più grande incapacità della mia vita".
    La scrittrice Valeria Parrella

    (Lo spazio bianco ITALIA 2008; drammatico; 98'; Produz.: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Rai Cinema, con il supporto della Film Commission Campania; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Lo spazio bianco

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    Titolo in italiano: Lo spazio bianco

    Titolo in lingua originale: Lo spazio bianco

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Francesca Comencini

    Sceneggiatura: Francesca Comencini e Federica Pontremoli

    Soggetto: Tratto dal romanzo Lo spazio bianco di Valeria Parrella, 2008 (Einaudi editore)

    PRELIMINARIA - IL LIBRO

    (Attendere). Eppure non può far altro Maria, la protagonista di questo romanzo. Irene è arrivata troppo presto e niente è più come prima, la circonda un mondo fatto di medici e infermieri, attese insensate sui divanetti della sala d’aspetto. Nei giorni si susseguono le sigarette dalla finestra dell’ospedale, le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari, e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove un’umanità deragliata fatica sui Promessi Sposi per conquistarsi la terza media fuori tempo massimo.
    E tutto intorno Napoli, con le sue imperscrutabili contraddizioni, si rivela lo scenario ideale per chi comincia a capire che la vita e la morte, la speranza e la paura sono aspetti della stessa realtà.

    Cast: Margherita Buy (Maria)
    Gaetano Bruno (Giovanni Berti)
    Giovanni Ludeno (Fabrizio)
    Antonia Truppo (Mina)
    Guido Caprino (Pietro)
    Salvatore Cantalupo (Gaetano)
    Maria Pajato (Magistrata)

    Musica: Nicola Tescari

    Costumi: Francesca e Roberta Vecchi

    Scenografia: Paola Comencini

    Fotografia: Luca Bigazzi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Maria ha superato da poco i quarant'anni, vive a Napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. Dietro l'oblò dell'incubatrice Maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Niente è piú come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d'aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da lì. Nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su Dante e Leopardi per conquistarsi la terza media. La circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale è solo la lente d'ingrandimento di quello nazionale.

    IN ALTRE PAROLE:

    Maria aspetta una bambina, non è incinta più ma aspetta lo stesso. Aspetta che sua figlia nasca, o muoia.
    E se c’è una cosa che Maria non sa fare è aspettare.
    E’ per questo che i tre mesi che deve affrontare, sola, nell’attesa che sua figlia Irene esca dall’incubatrice, la colgono impreparata. Abituata a fare affidamento esclusivamente sulle proprie forze e a decidere con piena autonomia della propria vita, Maria si costringe ad un’ apnea passiva che esclude il mondo intero, si imprigiona nello spazio bianco dell’attesa. Ma questo sforzo di isolamento doloroso consuma anche l’ultimo filo di energia a disposizione: la bolla di solitudine in cui Maria si è rinchiusa è messa a dura prova e alla fine esplode. E’ necessario che Maria salvi se stessa per riuscire a salvare la bambina. Non c’è che una soluzione: consentire al mondo di irrompere nella propria esistenza e concedersi il privilegio di ritornare a vivere. E così inventarsi la forza per accompagnare Irene alla nascita.

    Dal >Press-Book< de Lo spazio bianco

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    Protagonista è l’attesa come stato d’animo costante, perché non c’è niente che funzioni nella vita di Maria, persona qualunque in una città che isola e lascia preda di una solitudine profonda ed intima. Maria cerca, desidera che qualcosa accada, ma nella sua vita non va bene nulla, tutto è attesa, è una vita che attende e anche l’attesa del bambino e della nascita diventa nuovo motivo di tormento interiore, sottolineato da un uso lirico e particolarmente narrativo della macchina da presa, fatto degli attimi musicali senza fine delle immagini e delle inquadrature impreziosite da un montaggio che dà un senso preciso al tempo dell’intreccio. Fortemente interiorizzato, ogni fotogramma è emozione tattile in immagine, traduzione di parole ed espressione.
    Sequenze che raccolgono impressioni di spazio e che girano attorno alla protagonista ed al turbine della sua vita, che, al di là dell’attesa, sembra franarle addosso.
    Il contesto, un occhio sulle strade di

    vita e di squallore napoletano in un ampio sguardo quotidiano che attraverso Maria intreccia storie profondamente diverse.
    Dagli studenti della scuola serale, agli amici e amanti, alle ragazze del reparto maternità; storie di donne alle prese con le proprie scelte.
    Introspettiva, fortemente intima la resa del tormento nell’interpretazione di rara sensibilità di una Margherita Buy capace di entrare alla perfezione nella parte di quella Maria persona qualunque in un piccolo mondo, metafora della grande forza e insieme dell’abbandono che, senza alcuna velleità di provocazione, Francesca Comencini riesce a mettere a nudo in questa storia di universo femminile senza mai cadere nel già visto e nel mero cliché. Mai fine a se stesso, Lo spazio bianco non ricerca esercizi di stile ma apre gli occhi con tenerezza e dolcezza alla vita ed alla ricerca nel suo senso più viscerale ed umano, semplice, partendo dalla quotidianità.
    Un incontro fatto al cinema che cambia la vita

    e apre un orizzonte nuovo a traghettare Maria nel suo viaggio psicologico e interiore attraverso il dramma della propria ricerca di sé, perché è nello spazio bianco che ritrova se stessa.
    “Metti uno spazio bianco e ricomincia da capoâ€.

    Links:

    • Francesca Comencini (Regista)

    • Margherita Buy

    • 66 Mostra: Lido di Venezia 8 settembre 2009 PRESS CONFERENCE & DINTORNI: LO SPAZIO BIANCO di FRANCESCA COMENCINI (Interviste)

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