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    RAY CHARLES: NON SOLO MUSICA!

    “La vita di Ray Charles è stata un viaggio straordinario e nel mio film volevo raccontare la complessità di questo genio americano, tutto quello che ha rappresentato nel bene e nel male. Ray era un uomo coraggioso e intelligente, ma la sua vita è stata anche tragica, funestata da demoni sfuggenti. In >Ray< abbiamo tentato di ripercorrere l’evoluzione di un artista in un periodo di enormi cambiamenti culturali. Mi auguro che il pubblico capisca che Ray Charles è molto più che un musicista del passato. E’ stato protagonista di una vivace rivoluzione culturale che in America non ha ancora esaurito i suoi effettiâ€.
    Il regista Taylor Hackford

    (Ray, USA 2004; biografico drammatico; Durata: 153’; Produz.: Universal Pictures/Bristol Bay Productions; Distribuz.: UIP)

    Locandina italiana Ray

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Ray

    Titolo in lingua originale: Ray

    Anno di produzione: 2004

    Anno di uscita: 2004

    Regia: Taylor Hackford

    Sceneggiatura: James L. White

    Soggetto: Taylor Hackford e James L. White

    Cast: Jamie Foxx (Ray Charles)
    Kerry Washington (Della Bea Robinson)
    Clifton Powell (Jeff Brown)
    Harry Lennix (Joe Adams)
    Terrence Howard (Gossie McGee)
    Larenz Tate (Quincy Jones)
    Richard Schiff (Jerry Wexler)
    Regina King (Margie Hendricks)

    Musica: Craig Armstrong (colonna sonora)

    Costumi: Sharen Davis

    Scenografia: Stephen Altman

    Fotografia: Pawel Edelman

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Ray è la storia inedita e drammatica della vita di una leggenda della musica americana, Ray Charles (Jamie Foxx) che il regista Taylor Hackford inquadra scegliendo di seguire il periodo più instabile della sua carriera, quando, giovane cieco di colore salì coraggiosamente da solo su un autobus e attraversò gli Stati Uniti animato dal desiderio di perfezionare la propria arte nella vivace scena jazz di Seattle…


    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    Il regista Taylor Hackford porta sul grande schermo con rispettosa aderenza i dolorosi retroscena di una vita spesa per la musica da parte del mitico Ray Charles. Il merito di averne parlato e visualizzato le tragiche origini, ha offerto all’interprete protagonista Jamie Foxx il difficile compito di calibrare una non facile performance scartando dalla pedissequa imitazione. L’apporto personale forse più grande si appunta sui momenti che visualizzano la lotta sofferta del personaggio per affrancarsi dal tunnel della droga. L’omaggio ad un mito sentito quanto basta per meritare il Golden Globe per la Migliore Performance di un Attore in un Film Musical o Commedia

    “Non permettere a nessuno di fare di te uno storpioâ€. E’ questo il monito dettato al piccolo Ray da una giovane madre, la cui particolare forza di carattere la fa sopravvivere ad una povertà coi fiocchi e alla dura vita riservata alla gente di colore agli albori

    degli anni Cinquanta del Novecento. Motivo parallelo alla storia personale di Ray, questo, che costeggia tutta la sua storia fin dall’inizio, quando il giovane è sull’autobus per Seattle, il cui interno è rigorosamente ripartito in posti riservati agli utenti “di colore†sul fondo, separati da quelli per i bianchi sul davanti. E’ la tempra-corazza di cui si rivestono madri-coraggio come quella di Ray Charles, che ricorda un po’ quella di Forrest (Tom Hanks) nel Forrest Gump di Robert Zemeckis. Storie di figli cui il destino ha regalato un handicap con il quale devono fare i conti per tutta la vita, imparando a farvi fronte con un certa determinazione se non vogliono soccombere sotto il peso di una mal tolleranza sul piano della collettività sociale. In comune con Forrest Gump, il film di Taylor Hackford (L’avvocato del diavolo, L’ultima eclissi, Ufficiale e gentiluomo) Ray, ha la specifica capacità dei due personaggi,

    ognuno a suo modo, di riuscire a farcela nella vita, malgrado tutto. Ma se il punto comune tra Forrest e Ray Charles si allinea sullo svantaggio alla partenza della grande corsa per la vita, la storia di Ray sembra realmente molto più cruda e davvero triste, abbracciando peraltro un terreno più ampio che dalla vicenda personale, una sorta di quadro nel quadro con la tragedia nella tragedia, irradia verso uno spaccato epocale con problemi sociali annosi come la segregazione razziale. E Ray si erge soprattutto a esempio, forse non unico nel mondo, ma abbastanza estremo, di cosa possa star dietro ad un’invidiabile scalata al successo. In questo caso scopriamo sorpresi e amareggiati come di fatto l’anima di tanto pathos di brani musicali cult di Ray Charles nasca da una vera e propria costellazione di dolorose schegge sofferte nella vita reale del personaggio, recentemente scomparso nel giugno del 2004. Un’intensità viscerale

    scaturita dunque da profonde ferite interiori tutte con una loro precisa genesi e ragione di essere. Così Ray finisce per ergersi a esempio lacerante dell’altissimo prezzo richiesto a Ray Charles Robinson per arrivare dove là è arrivato. Una strada irta di contraddizioni e trappole estreme, dalla droga alla compagnia di molte donne diverse quando era in tournee, lontano dall’amata moglie e preziosa consigliera, malgrado tutto, trappole che per parecchio tempo gli sono state evidentemente necessarie, prima di riuscire a scuotersi e provare a rialzarsi, evitando di cadere definitivamente in un baratro assicurato. Un comportamento contraddittorio, venato di sfrenata ambizione condita con variegate schegge di cinismo, sia pur sofferto, cui Ray non disdegna di ricorrere per superare i numerosi ostacoli che incontra, tra cui lo sfruttamento da parte dei molti individui pronti a mercificare la sua arte per trarne profitti personali, facendosi vilmente scudo della sua svantaggiosa condizione di cecità. Situazioni

    da cui imparerà a difendersi con le unghie e con i denti. Ma quello da cui Ray ha avuto maggiore difficoltà a difendersi per gran parte della sua vita e che sta all’origine di tutto, sono state le due tragedie iniziali, quelle che lo hanno segnato al punto da generare in lui una viscerale paura della solitudine e ‘visioni mentali’ da incubo. E’ per questo che scivola nell’uso di droghe pesanti e desidera perennemente compagnie femminili extra coniugali, soprattutto quando alla fine delle proprie esibizioni, colleghi e amici lo lasciano volentieri da solo preferendo andare a divertirsi liberi dalla sua impacciante presenza. Le due tragedie iniziali sono la radice di tutto: il fatale incidente accaduto al fratellino minore George, morto annegato in una tinozza piena d’acqua, incidente di cui Ray si sentirà sempre responsabile, e la malattia agli occhi che lo porterà gradualmente alla cecità totale, in età ancora infantile,

    “quando ancora si ha paura del buioâ€, come dirà lui stesso più tardi. Apprendere che non si tratta di fiction, ma di una vicenda reale perfettamente aderente alla vita del grande Ray Charles, che ha fatto in tempo ad avallare il film prima della morte, non può certo lasciare indifferenti: proprio questo è stato il retroscena che ha accompagnato il suo genio musicale, in un caleidoscopio stilistico che sfuma dal country e western, al rhythm e blues, al rock and roll e al gospel, non escludendo inedite contaminazioni tra i generi, in grado di suscitare persino clamori per la novità, poco allineata con i sounds tradizionali dell’epoca. Così si può capire anche il perché il regista Taylor Hackford abbia preferito puntare l’obiettivo sulla prima parte di vita del personaggio, dando perfino l’impressione di aver fretta di arrivare alla fine della storia, come per timore di essersi dilungato più del necessario

    su un ‘iter vitae’ che parte dall’infanzia per raggiungere gli inizi avanzati della carriera, liquidando l’evolversi degli avvenimenti successivi con un susseguirsi di didascalie. Una connotazione quasi documentaristica che culmina con un cameo-omaggio in cui compare il vero Ray Charles, premiato ufficialmente in Georgia, proprio la regione che gli aveva rifiutato il permesso di esibirsi solo perché si era fatto paladino di una corale dimostrazione contro la discriminazione razziale. Il merito di aver parlato e visualizzato le tragiche origini del caso Ray Charles, ha offerto all’interprete protagonista Jamie Foxx (Ogni maledetta domenica, Ali, Collateral), lui stesso musicista oltre che attore, il difficile compito di calibrare una non facile performance scartando dalla pedissequa imitazione, dove l’apporto personale forse più grande si appunta sui momenti che visualizzano la lotta sofferta del personaggio per affrancarsi dal tunnel della droga. L’omaggio ad un mito, sentito quanto basta per meritare il Golden Globe per

    la ‘Migliore Performance di un Attore in un Film Musical o Commedia’.

    Bibliografia:

    Sito ufficiale: >www.raymovie.com<

    Links:

    • Taylor Hackford (Regista)

    • Jamie Foxx

    • Kerry Washington

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    • Regina King

    • Terrence Howard

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