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    Home Page > Movies & DVD > The Hurt Locker

    THE HURT LOCKER: KATHRYN BIGELOW (POINT BREAK, STRANGE DAYS, K-19) RITORNA IN LAGUNA CON UN ALTRO BRANO DI CINEMA IMPEGNATO, QUESTA VOLTA NEL CUORE NERO DELL'IRAQ

    VINCITORE di 6 PREMI OSCAR, tra cui 'MIGLIOR REGIA' e 'MIGLIOR FILM' - Nomination ai Golden Globe Awards 2010 - BAFTA 2010 - VINCITORE 'MIGLIOR FILM DEll'ANNO' e 'MIGLIOR REGISTA' (KATHRYN BIGELOW)

    Dalla 65. Mostra del Cinema di Venezia

    "La paura si è fatta una cattiva fama ma io non credo che sia meritata. La paura è chiarificatrice. Ti obbliga a mettere davanti le cose importanti e tralasciare quelle insignificanti. Quando Mark Boal è tornato da una missione come reporter in Iraq, mi ha raccontato dei soldati che disarmano le bombe in piena guerra, ovviamente un lavoro da unità speciale con elevatissimo tasso di mortalità. Quando mi ha detto che erano persone estremamente vulnerabili e che per disarmare una bomba che uccide con un raggio fino a 300 metri utilizzano solo un paio di pinze, sono rimasta scioccata. Quando poi ho appreso che sono volontari e che spesso questo lavoro li prende talmente tanto da non potersi immaginare a fare qualcosa di diverso, ho scoperto che quello era il mio nuovo film".
    La regista Kathryn Bigelow

    (The Hurt Locker USA 2008; Thriller drammatico di guerra; 131'; Produz.: First Light Production/Kingsgate Films/Voltage Pictures; Distribuz.: Videa - CDE e Warner Bros.)

    Locandina italiana The Hurt Locker

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: The Hurt Locker

    Titolo in lingua originale: The Hurt Locker

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2008

    Regia: Kathryn Bigelow

    Sceneggiatura: Kathryn Bigelow e Mark Boal (reporter di guerra)

    Soggetto: Tratto da una storia di Kathryn Bigelow

    Cast: Ralph Fiennes (Capo Squadra mercenario)
    Guy Pearce
    David Morse (Col. Reed)
    Jeremy Renner (James)
    Christian Camargo (Cambridge)
    Anthony Mackie (Sanborn)
    Brian Geraghty (Elridge)
    Malcom Barrett (Sergente Foster)
    Kristoffer Ryan Winters (Soldato)
    Sam Redford (Mercenario)
    Michael Desante (Ahmed)
    Kate Mines (Soldato)
    J.J. Kandel
    Justin Campbell (Sergente Carter)
    Ryan Tramont (Sergente Miller)
    Cast completo

    Musica: Marco Beltrami

    Costumi: George L. Little

    Scenografia: Karl Jùliusson

    Fotografia: Barry Ackroyd

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    La storia ideata dalla stessa regista Kathryn Bigelow è ambientata durante la guerra in Iraq, là dove un'unità speciale antimina, ha il compito di prevenire gli attentati dei kamikaze.

    IN DETTAGLIO:

    Se la guerra è l’inferno, perché sono in tanti a scegliere di combattere? In un’epoca in cui gli eserciti non sono formati da militari di leva ma da volontari e gli uomini si lanciano di buon grado nell'azione militare, a volte la guerra corteggia in maniera potente e seducente fin quasi a diventare dipendenza. The Hurt Locker è il ritratto intenso di un'unità speciale di soldati con il compito più pericoloso del mondo: disarmare bombe nel mezzo dell'azione. Quando il nuovo sergente James (Jeremy Renner) assume il comando dell'unità speciale esperta in disarmo delle bombe nel bel mezzo di un violento conflitto, sorprende i due sottoposti Sanborn e Eldridge (Anthony Mackie e Brian Geraghty) lanciandosi inesorabilmente in un gioco mortale di guerriglia urbana. James sembra essere indifferente alla morte. Mentre i soldati lottano per controllare la follia del loro nuovo capo, in città esplode il caos e salta fuori il vero carattere di James, cambiando ogni uomo per sempre.
    Con la visionaria regia di Kathryn Bigelow, The Hurt Locker è il frutto dell'osservazione diretta del reporter e sceneggiatore Mark Boal. Con Jeremy Renner (Dahmer, Il Cannibale di Milwaukee, L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford), Anthony Mackie (Half Nelson, We Are Marshall) e Brian Geraghty (We Are Marshall, Jarhead), il film associa l'avvincente azione realistica al dramma umano più intimo per mostrare la psicologia di un soldato durante azioni ad altissimo rischio, fra uomini che scelgono di affrontare mortali avversità.

    Dal >Press-Book< di The Hurt Locker

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    PRELIMINARIA:

    Nel 2004 Mark Boal - giornalista, sceneggiatore e produttore, reporter investigativo e scrittore di saggi, tra cui Death and Dishonor, la storia vera di un veterano dell’esercito che va alla ricerca del figlio disperso, trasformato poi nel seguito di Crash di Paul Haggis, Nella valle di Elah (2007) - è andato al seguito di un’unità speciale anti-bomba di stanza a Bagdad, vivendo con le truppe e accompagnandole nelle missioni quotidiane per disarmare bombe. Questa osservazione diretta ha ispirato la sceneggiatura di The Hurt Locker, scritta insieme a Kathryn Bigelow al suo ritorno dall’Iraq.


    COMMENTO CRITICO:

    DOPO ‘NELLA VALLE DI ELAH’ DI PAUL HAGGIS, HOLLYWOOD CONTINUA A INTERROGARSI, DA DIVERSI PUNTI DI VISTA, SULLA FOLLIA DELLA GUERRA IN IRAQ, COSI’ COME DI OGNI ALTRA GUERRA. KATHRYN BIGELOW NE COGLIE DIFATTI UN INEDITO ASPETTO PARTENDO DA UN INQUIETANTE ASSUNTO, DOCUMENTATO IN DIRETTA DA MARK BOAL: LA GUERRA E’ UNA DROGA E COME TALE PUO’

    DARE DIPENDENZA

    Se qualcuno nutrisse il sospetto di trovarsi di fronte ad un altro film di guerra in tempi purtroppo ancora di guerra, deve solo ricordarsi che nelle mani di una cineasta come Kathryn Bigelow, un tema apparentemente di pubblico dominio, vi mostrerà senz’altro l’altra faccia. La Bigelow è difatti abituata a trattare temi forti per scoprirne sempre inedite angolature: piste poco battute o scorci psicologici inesplorati, propri dell’umana natura protagonista di circostanze estreme. Lo ha già fatto in molte occasioni, anche con K-19: The Widowmaker, tanto per citare un esempio recente peraltro pure presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nobili precedenti come U-Boot non le avevano certo impedito di trovare la particolare cifra stilistica di una storia affine solo per pochi tratti, sostanzialmente diversa e particolare, sostenuta da una meticolosa ricerca sul campo. E proprio la documentazione e il rigore filologico captati direttamente sul campo di guerra dal reporter

    investigativo e scrittore Mark Boal, hanno messo in moto l’idea per questo film condizionandone anche i toni dell’intera realizzazione.
    Se pensiamo poi di conoscere le varie fonti di ossigeno che alimentano la buona salute di una guerra come quella in Iraq, ci dobbiamo ricredere in fretta. Kathryn Bigelow non ha inteso affrontare di certo, o rivisitare per immagini, il caleidoscopio dei tanti macabri spettacoli pirotecnici sulla guerra in Iraq distribuiti a più riprese dal piccolo schermo o via internet. Il discorso è ben più sottile e profondo, oltre che vero, in quanto ispirato, appunto, ad una testimonianza diretta. E’ un discorso che va a raggiungere la radice del problema, ed è da lì che parte e si muove. L’angolo particolare scelto dalla Bigelow per collocare la sua macchina da presa è difatti esattamente quello rispondente alla visione di un manipolo di volontari a stelle e strisce, corpo speciale volontario in

    Iraq con il preciso compito di disinnescare ordigni esplosivi. La domanda sorge spontanea: che cosa li spinge a tanto? Nelle fauci di una sorte con ottime probabilità di un incontro privilegiato con la morte, considerate le condizioni in cui si trovano ad agire.
    Il film muove da un assunto per il quale si può trovare la piena dimostrazione solo man mano che ci si avvicina all’epilogo di questo bifocale (statunitense e iracheno) spaccato di cronaca di guerra e di vita, là dove non di rado, occhieggiando tra ciò che è rimasto di quei vicoli cittadini, spettatori privilegiati di questo inimmaginabile ‘scempio’ di vite umane - così come di anime, sopravvissute ma deformate per sempre senza possibilità di appello - sono dei bambini. Là dove quei bambini sono sempre dei bambini, ma non solo, l’uomo più insospettabile diventa il potenziale criminale elettivo, l’ordigno può nascondersi ovunque, anche nello stesso essere umano, persino

    negli stessi bambini. Su questo registro si appunta una delle sequenze più forti e sconvolgenti del film, insieme a quella del padre di famiglia kamikaze, per una dimensione in qualche modo paurosamente sospesa, dove tutto resta in bilico, senza certezza alcuna. Mai! Solo una folle corsa all’intervento forzato sul filo di un’affilatissima lama killer professionista. Come si può restare integri in tali condizioni? In molti passaggi si insinuano riflessioni su questo tasto: a parole - “Se prima non era un ribelle, ora lo sarà di sicuro†- o per immagini: essere sul campo di guerra e giocare alla guerra con la play station nel poco tempo libero può dar da pensare. In tal senso diventa importante anche la sequenza in cui uno tra i volontari, in una fase post-trauma, si reca in bagno, ma anziché lavarsi le mani come era nei suoi propositi, ci ripensa e si fa una

    doccia vestito, accasciandosi a terra, livido sotto il peso dell’impotenza nei confronti di quanto inesorabilmente accade..
    Si tratta indubbiamente di un percorso duro che può diventare a tratti pesante anche per lo spettatore, costretto in qualche modo, a muoversi sulle elettive orme documentaristiche del film, in una sorta di soggettiva congiunta con i protagonisti, per subire a pelle le loro estenuanti attese, il loro appostamenti per una difesa non disgiunta dall’attacco, i loro interventi costantemente ‘sul filo della morte’, non senza una buona dose di follìa. Sì, follìa, potente e persino seducente al punto da dare ‘dipendenza’. E’ proprio questo il punto focale e l’ottica del film. Non è un caso che tutto parta da questo assunto che è poi un’amara e comprovata presa di coscienza: “L’eccitazione della battaglia è spesso un’arma potente e letale, perché la guerra è una drogaâ€. La guerra è una droga e come tutte le

    droghe può, appunto, dare dipendenza. Se nello straordinario film di Paul Haggis, Nella Valle di Elah a subire le conseguenze di quella follìa in tutta l’atroce portata era un padre, (Tommy Lee Jones), con The Hurt Locker abbiamo un altro spicchio della stessa faccia di dramma umano. Uno spicchio non meno aspro che stilisticamente potremmo definire più ‘minimalista’ e diretto, almeno dal punto di vista visivo, volto a registrare ogni genere di doloroso ‘stridore’ protagonista in campo, con ogni mezzo possibile e da subito: quando la macchina da presa corre quasi raso terra o quando registra un’esplosione al ralenti non dimenticando il pieno supporto in dettaglio del sonoro, pronto a catturare persino le infinitesimali note metalliche dell’ogiva di un proiettile sparato di fresco. Dettagli speculari al caleidoscopico percorso delle psicologie dei nostri protagonisti, alquanto diverse tra loro e comunque ognuna a suo modo, totalmente risucchiata nel far fronte ad un

    impegno per il quale l’aggettivo più appropriato resta sempre lo stesso: folle.
    Lo scambio di battute tra il capo squadra e uno dei volontari sul camion, e la scelta finale dell’altro, dopo un breve ritorno a casa sufficiente per un discorso-confessione rivolto al figlio piccolo, vi daranno un’idea piuttosto precisa di che cosa si intendesse dire esattamente qui con ‘la guerra è una droga’ e come tale può dare dipendenza.

    Links:

    • Kathryn Bigelow (Regista)

    • Ralph Fiennes

    • Anthony Mackie

    • Jeremy Renner

    • Brian Geraghty

    • Christian Camargo

    • Guy Pearce

    • J.J. Kandel

    • 65 Mostra: Lido di Venezia 4 settembre 2008 PRESS CONFERENCE & DINTORNI: THE HURT LOCKER di KATHRYN BIGELOW (Interviste)

    • 67. Mostra del Cinema di Venezia: THE TOWN di BEN AFFLECK - PRESS CONFERENCE & DINTORNI (A cura di ENRICA MANES) (Interviste)

    • FORZE SPECIALI - DENTRO LE LINEE NEMICHE - INTERVISTA al regista e sceneggiatore STÉPHANE RYBOJAD (Interviste)

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    Galleria Video:

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