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    Home Page > Movies & DVD > L'ultima missione-MR 73

    L'ULTIMA MISSIONE': OLIVIER MARCHAL CHIUDE CON UNA STORIA DISPERATA LA TRILOGIA DEDICATA ALLE FORZE DELL'ORDINE DI CUI HA FATTO PARTE

    "Volevo essere un poliziotto sin da bambino. Leggevo tanta letteratura gialla (…). Ho fatto il concorso e sono entrato in polizia, ma poi stando a contatto con la violenza non solo dei criminali ma dello stesso ambiente, mi sono allontanato. È un mestiere che mi ha ferito molto (…). 'MR 73' è il terzo capitolo di una trilogia della solitudine, la disperazione della perdita dei propri riferimenti. Un’ode a quei domani che non saranno gloriosi, a quelle vite che non portano da nessuna parte. Si tratta di tre film incentrati sulla mancanza di lealtà all’interno di un’istituzione che è profondamente corrotta e sulla delusione di coloro che rappresentano le sue stesse fondamenta. È una dedica ai tanti poliziotti che ho conosciuto e un tributo alla ricerca dell’assoluto che tanti di noi portano avanti. Questa storia è ispirata ad un fatto realmente accaduto che mi ha spinto ad abbandonare la polizia e che mi ha cambiato profondamente".
    Il regista Olivier Marchal

    (MR 73; Francia 2008; Noir, 121'; Produz.LGM Productions, Gaumont, TF! Films Productions; Distribuz. Medusa.)

    Locandina italiana L'ultima missione-MR 73

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: L'ultima missione-MR 73

    Titolo in lingua originale: MR 73

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2008

    Regia: Olivier Marchal

    Sceneggiatura: Olivier Marchal

    Cast: Daniel Auteuil (Louis Schneider)
    Olivia Bonamy (Justine)
    Catherine Marchal (Marie Angeli)
    Philippe Nahon (Subra)
    Francis Renaud (Kovalski)
    Gerard Laroche (Mateo)
    Guy Lecuyse (Jumbo)

    Musica: Bruno Coulais

    Costumi: Marie Laure Lasson

    Fotografia: Denis Rouden afc

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Dopo il brutale omicidio dei suoi genitori, Justine vive nella solitudine tipica di coloro che diventano quasi invisibili, ma il rilascio anticipato di uno degli assassini risveglia in lei la paura e il dolore.
    Justine trova sulla sua strada Louis Schneider, un poliziotto della Squadra Omicidi di Marsiglia, città nella quale crimini particolarmente efferati e brutali continuano a restare impuniti mettendo in cattiva luce la polizia.
    Schneider, decide di mettersi contro i suoi superiori e apre un’indagine.

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    Coerente fino alla fine, il risveglio del cacciatore avviene mano a mano che il dolore si fa più acuto e nelle notti insonni e pieni di alcol, e ciò che lo consuma non è il corpo devastato ma la ricerca della verità; e così colui che sembrerebbe arido e svuotato dal dolore della perdita personale, si rivela l’unico a possedere ancora il sentimento, il cuore, la comprensione che invece sparisce via via da ogni volto, da ogni luogo della lugubre Marsiglia decadente, dai colleghi, dalle istituzioni che non adempiono più al loro dovere e in cui tutto si limita a lasciare la gente immersa nella solitudine.

    L’ultimo film di Marchal mette in gioco nello stile più noir, anime vive, sospese e fantasmi del passato in una trama che si dipana con le ombre degli anni sessanta, settanta e ottanta che incombono ancora sulle vite e sulla città in un passato che

    ritorna e che non se ne vuole andare.

    Attraverso gli occhi del poliziotto dannato, si apre lo stralcio di storia che ci è dato conoscere, una serie di dettagli sui quali indugia la macchina da presa, i gesti, il vortice che nella mente del protagonista si affolla, e narra la storia di quel detective che non ha più nulla da perdere e che per questo mette in gioco se stesso.

    Fino alla fine.

    Marchal mette a nudo il dramma di persone e di una professione che conosce molto bene, il poliziotto, e lo presenta agli occhi dello spettatore come maschere dolorose di una tragedia.

    Schneider è l’Edipo, l’Antigone, colui che prende sulle spalle la ricerca della verità, colui che si mette nei panni del deviante, diventando il reietto, vivendo ai margini come un barbone, dimentico dei fasti del passato e di quel lavoro che se prima era onore, ora, scoperte le oscure trame

    del male che corrompe i suoi protagonisti, diviene solo dolore.

    Colui che, per dirlo con le parole di Antueil, entra nella casta maledetta dei dannati, di quanti “cercano di andare avanti, di vivere alle loro condizioni senza accettare ciò che la vita e la società impongono. E rifiutano di abdicare a se stessiâ€.

    Coerente fino alla fine, il risveglio del cacciatore avviene mano a mano che il dolore si fa più acuto e nelle notti insonni e pieni di alcol, e ciò che lo consuma non è il corpo devastato ma la ricerca della verità; e così colui che sembrerebbe arido e svuotato dal dolore della perdita personale, si rivela l’unico a possedere ancora il sentimento, il cuore, la comprensione che invece sparisce via via da ogni volto, da ogni luogo della lugubre Marsiglia decadente, dai colleghi, dalle istituzioni che non adempiono più al loro dovere e in cui tutto si limita

    a lasciare la gente immersa nella solitudine.

    Perché l’essere soli è uno dei motivi dell’eroe tragico come del detective noir; e dei caratteri del noir “MR73†è un’antologia di simboli.

    Lo spazio ed il tempo indefinito, la pioggia nera, il tempo che si dilata e che tramuta le rare scene di luce in buio che inghiotte, la terra, le rovine decadenti dei palazzi, l’uomo che indaga da solo e che attraversa la scena col cappotto e la Volvo nera, anni sessanta.

    Nel più puro stile del noir la luce del giorno si trasforma in color seppia, coi colori della vegetazione dilavati dal tempo che resta piatto mentre la Volvo nera luccica con i fari tondi e la mascherina cromata, guidata dalla musica che come un leit motiv dal sapore del noir più autentico si fa incombente, ossessiva, reiterata.

    La vita, la morte, il suicidio, la corruzione, la solitudine, tutto viene spiegato di questo alfabeto

    “polar†a metà fra poliziesco e noir dove imperfezione, debolezze e vizi sono tutti a galla, nudi come la verità, in un crescendo che sarebbe restrittivo definire “genere†e che rappresenta invece uno stile, un modo di vivere e di morire, che non fa differenze tra buoni e cattivi e in cui l’unico modo per cercare di uscirne è guardare la fine negli occhi, tirare dritto per la propria strada, fino all’ultimo passo.

    E nell’escalation finale non c’è traccia di vendetta, si tagliano i fili e le trame col passato, rinasce la vita, e cala il sipario.

    Doloroso, atroce.

    Links:

    • L'ULTIMA MISSIONE: INTERVISTA al regista OLIVIER MARCHAL, e all'attore protagonista DANIEL AUTEUIL (Interviste)

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    Galleria Video:

    L'ultima missione.mov

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