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    A LEZIONE DA ALESSANDRO BARICCO PASSANDO PER LOCARNO: DALLA CARTA ALLA CELLULOIDE

    Dal 61. Festival del Film di Locarno

    "La prima esecuzione della Nona sinfonia avvenne a Vienna, nel pomeriggio del 7 maggio 1824. Da anni, ormai, Beethoven viveva sprofondato in un isolamento infelice, afflitto da una sordità pressoché totale, e incattivito dal progressivo scemare della sua fama e del suo successo. In molti sensi, la Nona sinfonia dovette rappresentare per lui l'ultimo, grandioso tentativo di dimostrare la propria grandezza e di spezzare la propria solitudine. Dovette essere come una specie di ultimo duello, in cui il vecchio pistolero, un tempo famoso e invincibile, tornava a sfidare un mondo che lo aveva fatto fuori. Lezione 21 è la vera storia della Nona di Beethoven. Racconta del più grande pistolero del west, di come divenne cieco e sconfitto, e di come sfidò il mondo, in un pomeriggio di maggio del 1824".
    Lo scrittore, sceneggiatore e regista Alessandro Baricco

    (Lezione 21 ITALIA/GRAN BRETAGNA 2008; drammatico; 92'; Produz.: Fandango (Italia) in collaborazione con RAI cinema/Potboiler Productions (Gran Bretagna); Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Lezione Ventuno

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Lezione Ventuno

    Titolo in lingua originale: Lezione 21

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2008

    Regia: Alessandro Baricco

    Sceneggiatura: Alessandro Baricco

    Soggetto: Alessandro Baricco

    Cast: Noah Taylor (Hans Peters)
    Clive Russell (Hoffmeister)
    Leonor Watling (Martha)
    John Hurt (Mondrian Killroy)
    Tim Barlow (Simrock)
    Natalia Tena (Thomson)
    Andy Gathergood (Schott 1)
    Daniel Tuite (Schott 2)
    Rasmus Hardiker (Broderip)
    Phyllida Law (Boheme)
    Adrian Moore (Piggot)
    Matthew Reynolds (Goetz)
    Clive Riche (Imbault)
    Franco Pistoni (Weigl)
    Chiara Paoli (Ragazza del lago)
    Cast completo

    Musica: Musiche per quartetto d'archi arrangiate ed eseguite da Mario Brunello

    Costumi: Carlo Poggioli

    Scenografia: Marta Maffucci

    Fotografia: Gherardo Gossi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    PRELIMINARIA IN BREVE:

    Come nacque la Nona Sinfonia, e cosa successe la sera che per la prima volta Beethoven la presentò al pubblico viennese? Lo racconta il geniale professor Mondrian Kilroy, in una lezione indimenticabile che diventa viaggio fantastico nel passato e riflessione sapiente sulla vecchiaia, sull'amore e sulla bellezza.

    Nota: Si ringrazia l'Ufficio Stampa Fandango (Daniela Staffa, Marinella Di Rosa e Manuela Cavallari)

    SINOSSI (A cura di ALESSANDRO BARICCO)

    1. Mondrian Killroy è un professore universitario inglese, eccentrico e geniale. Non è chiara la sua disciplina. Mal tollerato dalla comunità accademica, il professor Mondrian Killroy era invece adorato dagli studenti, che ancora ne ricordano le bizzarre e geniali lezioni. In particolare, ha assunto nel tempo un valore quasi mitico quella che è stata tramandata col titolo di "Lezione 21". Risaliva agli anni in cui il professore si era dedicato alle opere d'arte sopravvalutate: ed era interamente consacrata alla Nona sinfonia di Beethoven. In un'ora e mezza, il professor Mondrian Killroy vi distruggeva il capolavoro beethoveniano, con una cura particolare nello smascherare l'Inno alla Gioia.
    Lezione 21 è la ricostruzione di quella lezione, così come l'hanno tramandata gli appunti e i ricordi dei suoi studenti.

    2. La prima esecuzione della Nona sinfonia avvenne a Vienna, nel pomeriggio del 7 maggio 1824. Da anni, ormai, Beethoven viveva sprofondato in un isolamento infelice, afflitto da una sordità pressoché totale, e incattivito dal progressivo scemare della sua fama e del suo successo. In molti sensi, la Nona sinfonia dovette rappresentare per lui l'ultimo, grandioso tentativo di dimostrare la propria grandezza e di spezzare la propria solitudine. Dovette essere come una specie di ultimo duello, in cui il vecchio pistolero, un tempo famoso e invincibile, tornava a sfidare un mondo che lo aveva fatto fuori.
    Lezione 21 è la vera storia della Nona di Beethoven. Racconta del più grande pistolero del west, di come divenne cieco e sconfitto, e di come sfidò il mondo, in un pomeriggio di maggio del 1824.
    In Lezione 21 Beethoven si vede solo una volta, di schiena. Per 4 secondi.

    3. Come tutti i professori, anche Mondrian Killroy aveva un'allieva che era la sua pupilla: si chiamava Martha.
    Martha è l'unica persona al mondo che sa come e dove è finito Mondrian Killroy. Sa che è andato a vivere in un bowling abbandonato, in una bizzarra comunità di homeless. Lei sostiene che non si può capire nulla della Lezione 21 se non si è entrati in quel bowling.
    Anni dopo la scomparsa del professore, è lei l'unica che può portarvi da lui. E lo farà.
    Lezione 21 è la storia di qualcuno che cerca un professore scomparso, per ascoltare dalla sua voce il finale della sua lezione più bella. Lo troverà, e ascolterà.

    4. Nell'inverno del 1824, su un lago ghiacciato a trenta chilometri da Vienna, fu trovato il corpo assiderato di un giovane maestro di musica. Si chiamava Hans Peters. Era andato a cercarsi la morte attraversando la foresta a piedi e sedendosi infine sulla sua valigia, in mezzo al lago. Probabilmente aveva passato gli ultimi istanti della sua vita suonando. Lo trovarono infatti con la mano destra stretta sul manico del suo violino. Anzi, era così stretta, che non riuscirono più ad aprirgli le dita. Dovettero seppellirlo con il suo violino.
    Al professor Mondrian Killroy piaceva molto questa storia. La usò, largamente, nella sua famosissima Lezione 21. Lui sosteneva che un istante prima di morire assiderato, mentre ancora cercava di suonare il suo violino, Peters vide un bambino avvicinarsi a lui.
    Mondrian Killroy sosteneva che quel bambino fosse un angelo. E che nel breve istante della sua esitazione in realtà accaddero un sacco di cose: esse avevano a che vedere con degli angeli pazzi e con l'ambizione, che tutti dovremmo avere, di morire solo dopo aver avuto, in premio, almeno uno spicchio di bellezza.
    Lezione 21 è la storia dell'ultimo istante di Hans Peters, così come lo raccontava il professor Mondrian Killroy.

    5. Come poi queste quattro storie confluiscano in un solo film, è cosa che, purtroppo, solo vedendo il film si può capire.

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    Impresa ardita quella di Baricco di dirigere un suo film come fosse un romanzo che con affilato 'stream of consciuosness' alla sua maniera, cerca di fare di momenti, versi, attimi, parole e musica una sinfonia.

    Composizione in atti che creano flash back di storia nella storia, dove i personaggi si compenetrano e si ritrovano in contesti del tutto differenti e la voce narrante si confonde come in una fiaba, fra allieva, maestro e la soggettiva del compositore perso nella terra del ghiaccio.
    L’arcano, sebbene sapiente sia l’immergere il protagonista musicista nella selva dei suoni e del silenzio come anteprima della sua morte, resta la scelta del tema generale di dissertazione sull’ Opera ultima di Beethoven, interpretata dalle voci ricreate in una sorta di 'teatro-intervista' dell’epoca, in cui si avvicendano, su sfondo nero, incipriati volti e mezzi busti intenti a mangiare, suonare o disquisire tra loro.
    Se si può comprendere e interpretare infatti la

    figura del musicista come quella della ricerca del suono puro, dell’armonia prima di morire e scoprire, fare proprio l’obbiettivo finale di una vita intera e possibile soltanto attraverso una fabula che presenta personaggi da fiaba in una sorta di limbo bianco ed irreale, foresta dei suoni e dei simboli, è altrettanto vero però che nel procedere del film non è fornita alcuna chiave di lettura per decodificarne il senso ultimo.
    Il musicista può apparire metafora della vita, della ricerca finale e della pace interiore, di un inno alla Gioia personale che si concretizza nell’abbraccio ultimo con Armonia prima di congelare il suo talento come un erma, per sempre, ma ciò che non si chiarifica e che rischia di restare una intricata dissertazione sulla Fortuna e sulla Fama attribuita dal tempo e dagli uomini a Beethoven, è il legame fra le parti di questa complessa 'sinfonia' di Baricco.

    Ma la dissertazione su Beethoven?


    Cosa avrebbe Sinfonia 9 in meno rispetto all’Eroica?
    Cosa avrebbe di vecchio rispetto al pluricitato Rossini?
    Ci si chiede se si tratti di un racconto di Armonia o di disputa postuma sul concetto di Opera d’Arte e di modernità, perché la sinfonia del film è frutto di simboli che rimangono perlopiù appesi, così, giustapposti ed inspiegati, dati alla libera interpretazione dello spettatore ma che finiscono per creare una traccia ben poco chiara.
    Nessun apprezzamento sul secondo movimento della 9 Sinfonia, sintesi di potenza, tradizione ed insieme assoluta novità con quell’uso tutto nuovo dei timpani e dei violoncelli.
    Ci si trova a pensare quale sia il nesso, perché il film per concetto sembra contraddirsi ed abbandonare lo spettatore nella sua foresta di parole e di simboli, e ci si chiede se non ci si trovi davanti ad uno Scherzo piuttosto che ad un Allegro con Brio.

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