Cast: Michelle Williams (Jane) Ewan McGregor (Jasper) Matthew Macfadyen (Terrence) Sidney Johnston (Il figlio) Nicholas Greaves (Lenny) Usman Khokhar (Il figlio dell'attentatore) Sasha Behar (La moglie dell'attentatore)
Jane ha però un amante, Jasper Black (Ewan McGregor), un giornalista che vive in uno dei grandi appartamenti al piano sotto al suo. Un incontro clandestino di Jane e Jasper viene un giorno interrotto dalle trasmissioni in diretta delle esplosioni dello stadio di calcio dove si trovano suo figlio e suo marito. La sua vita perfetta è finita.
Nel periodo di lutto che segue, lei lotta contro il senso di colpa e il dolore e rifiuta i tentativi di Jasper di confortarla. Si sente, però, attratta dal capo di suo marito, Terrence Butcher (Matthew Macfadyen), l’ufficiale di polizia incaricato delle indagini. Mentre i due uomini sono in lotta per lei, la verità dietro agli eventi di quella giornata inizia ad emergere.
con il precedente Il diario di Bridget Jones - fa perno, in punta di umanità lacerata, per l’intero film.
Una donna quasi umiliata da un marito inqualificabilmente distratto e, si potrebbe dire, del tutto assente anche quando presente, ma anche madre dedita a tempo pieno al suo piccolo, al punto da essere l’elettiva compagna di giochi, complice in un reciproco, incondizionato, scambio di amore continuo. L’eccezione non fa la regola, ma la catastrofe si. Il calcio, una sorta di religione, e andare allo stadio con il padre, è un evento di incommensurabile gioia per un bambino di quattro anni (Sidney Johnston). Giusto il tempo di pensare un attimo a se stessa per la madre e, incredibile a dirsi, la catastrofe avviene proprio nel momento climax di sesso clandestino con il Jasper di Ewan McGregor. Nel periodo di lutto che segue, Jane/Williams lotta con i sensi di colpa e intende farlo
da sola, senza il conforto di Jasper/McGregor che, avvinto dai sensi di colpa, a sua volta, cerca invano di darle un po' di conforto, mentre cerca di indagare sulle radici del catastrofico evento. L’entrata in scena del capo del marito, Terrence Butcher (Matthew Macfadyen), l’ufficiale di polizia incaricato delle indagini, scompagina ulteriormente il già precario equilibrio della donna. Ma il calvario interiore di questa madre arriva a rasentare la pazzia quando scopre, grazie alle indagini di Jasper/McGregor, che a sua volta non si dà pace, che l’esplosione era in realtà un’operazione pianificata a depistaggio di una cellula terroristica già sotto scacco e che Terrence/Macfayden ne era perfettamente a conoscenza, tanto da evitare di recarsi allo stadio, malgrado il biglietto già acquistato.
Il dolore delirante di Jane/Williams prende così corpo e anima nei continui flashback di lei insieme al bambino fino al punto da credere che sia tornato, e di rifare
con e per lui le stesse cose che aveva sempre fatto. La seconda parte del film diventa una sorta di gioco di specchi introspettivo tra figli e genitori, padri e madri. L’interesse e il sospetto di conoscere la moglie del terrorista che lavora in farmacia e il suo contatto con il figlio di lei, sortiscono in un reciproco shock quando il ragazzo vede la figura del padre su un giornale e capisce la verità . La solidarietà tra donne e madri diversamente immolate sui diversi altari inizia allora ad affiorare fino ad uscire definitivamente dall’ombra dell’indifferenza e dell’isolamento. Ma la regia, serba per la parte finale sequenze metafisiche stupende, unite a brani di sceneggiatura che sanno elevarsi a elegia del dolore così come alla sua cauterizzazione, necessaria ad evitare un’emorragia senza ritorno. E come l’araba fenice, dalle macerie nasce la ricostruzione, dalla morte sboccia la rinascita, all’ombra dell’immortalità della memoria.