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    Home Page > Movies & DVD > Io e Beethoven

    ESSERE DONNA E MUSICISTA ALLE FALDE DELL'ICEBERG BEETHOVEN

    "Beethoven è uno di quei personaggi mitici del quale si può dire che tutto ciò che è stato riferito sul suo conto sia vero, o almeno lo sia in buona parte. Ha cambiato la nozione stessa di musica, distruggendo regole e convinzioni - oltre ai nervi di quelli che lavoravano con lui, strada facendo"
    La regista Agnieszka Holland

    (Copying Beethoven, USA/GERMANIA/UNGHERIA 2006; dramma storico; 104'; co-produzione britannicao-ungherese: Sidney Kimmel Entertainment/Film & Entertainment VIP 2 Medienfonds; Distribuz.: Nexo)

    Locandina italiana Io e Beethoven

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    Copying Beethoven - (Comment by: PATRIZIA FERRETTI) A feminine look open a window on the final chapter of the life and creativity of the musical genius know by the name of Beethoven. Behind the blatant success of the legendary “Ninth Symphony†there’s the passion, the talent and the devotion, the love for the music of a young woman: music that goes beyond the human to feel and to express what’s divine. With “Copying Beethoven†the Polish director Agnieszka Holland has created a masterpiece with a mystic taste, especially with the contrast between the young assistant – as fragile as resolute Diane Kruger – and the musical mythical figure - perfectly portrait by Ed Harris - and the use of cross-sections of brutal insanity and a divine feeling; all this very painful but truly felt and as authentic as sincere as can be – it reveals and it shows the close relationship between music and God. (Translation by: MARTA SBRANA, Canada)

    Titolo in italiano: Io e Beethoven

    Titolo in lingua originale: Copying Beethoven

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Agnieszka Holland

    Sceneggiatura: Stephen Rivele e Christopher Wikinson

    Cast: Ed Harris (Ludwig van Beethoven)
    Diane Kruger (Anna Holtz)
    Matthew Goode (Martin Bauer)
    Ralph Riach (Arciduca)
    Joe Anderson (Karl van Beethoven)
    Bill Stewart (Rudy)

    Costumi: JAny Temine

    Scenografia: Caroline Amies

    Fotografia: Ashley Rowe

    Scheda film aggiornata al: 16 Marzo 2018

    Sinossi:

    "Anna Holtz (Diane Kruger) è una ambiziosa e bellissima allieva al conservatorio musicale di Vienna che, sulla scia di una serie di eventi fortuiti, ha l'opportunità di lavorare come “copista†accanto al più grande e imprevedibile artista dell'epoca. Il Genio Ludwig van Beethoven (Ed Harris).
    Dapprima lo scettico Beethoven rifiuta di essere assistito da una donna, ma quando si trova a dover affrontare un difficile problema di copiatura per la prima esecuzione di una grande sinfonia (la celebre Nona Sinfonia), Anna gli dimostra la propria competenza e il proprio intuito musicale. Il maestro finisce per accettare la giovane donna come collaboratrice, facendole da pigmalione e dando avvio a un'importante relazione che trasformerà la vita di entrambi.
    Ma l’ambizione di Anna è pari al talento del suo Maestro e quindi, in un crescendo di colpi di scena, si arriverà all’inevitabile scontro delle due personalità che culminerà con Beethoven che crudelmente umilia e sminuisce le qualità artistiche della sua protetta che quindi lo abbandona .
    Ma incombe l’attesissima Prima della Nona Sinfonia, quando tutti gli occhi di Vienna saranno puntati sul grande Maestro. Beethoven, ormai completamente sordo, sa di non potercela fare senza quella donna, diventata poco a poco indispensabile. Dovrà scendere a patti con il suo carattere scontroso se vuole convincere la ragazza a tornare da lui.
    L’esecuzione della sinfonia sarà un trionfo".

    Dal >Press-Book< Io e Beethoven

    Nota: Si ringrazia Anna Rita Peritore (Ufficio Stampa 'Bianco & Nero') per sollecita collaborazione.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTi)

    PRELIMINARIA:

    "... Copying Beethoven ci racconta in modo incisivo gli ultimi anni della vita di Beethoven. L'ultimo periodo della sua vita fu segnato dalla lotta contro la sordità, dalla solitudine e da una serie di traumi familiari, eventi che ispirarono la più grande e straordinaria sinfonia mai scritta, la 'Nona'...".

    UNO SGUARDO TUTTO AL FEMMINILE APRE UNA FINESTRA SULL’ULTIMO CAPITOLO DI VITA E DI CREAZIONE ARTISTICA DEL GENIO DELLA MUSICA BEETHOVEN. DIETRO IL SUCCESSO PLATEALE DELLA MITICA NONA SINFONIA, LA PASSIONE, IL TALENTO E LA DEDIZIONE, L’AMORE PER LA MUSICA DI UNA GIOVANE DONNA. MUSICA CHE TRASCENDE L’UMANO PER SENTIRE ED ESPRIMERE IL DIVINO. CON ‘IO E BEETHOVEN’ LA REGISTA POLACCA AGNIESZKA HOLLAND HA CREATO UN CAPOLAVORO ARTISTICO DAL SAPORE ‘MISTICO’, LA’ DOVE, CON LA GIOVANE ASSISTENTE - DELICATA QUANTO DETERMINATA E FORTE DIANE KRUGER - E CON LO STESSO MOSTRO SACRO DELLA MUSICA, CALZATO A PENNELLO DA ED HARRIS - GIOCANDO

    TRA SCHEGGE DI BRUTALE FOLLIA E UN SENSO DEL DIVINO SOFFERTO E POCO ORTODOSSO QUANTO INTENSO, AUTENTICO E SINCERO - SVELA E DIMOSTRA L’INTIMO LEGAME TRA LA MUSICA E DIO

    Che film straordinario questa nuova fatica della regista polacca Agnieszka Holland (alla 59° Mostra di venezia con Il ritorno a casa di Julie, 2002), regista figlia, stilisticamente parlando, di Krysztof Zanussi (per l’appunto anche lui in contemporanea al cinema – almeno in quei rari casi dove sarà possibile la visione! – con Il sole nero). Io e Beethoven è un film straordinario da tutti i punti di vista. Innanzitutto per il taglio particolare che scarta dal biopic nel senso stretto del termine, scegliendo di concentrarsi su un momento specifico della vita professionale e privata del grande - e brutalmente folle – genio della musica classica: Ludwig Van Beethoven, all’epoca della sua penultima, celebre e sofferta sinfonia: quella Nona, ripresa peraltro numerose

    volte come motivo musicale, dalla valenza anche strumentalmente simbolica, in molti altri film. A dire il vero non è neppure questo il punto per il taglio scelto. Il taglio è comunque prettamente femminile, sia per il sensibile, accorato ma non lezioso, tocco di regia, sia per la scelta dell’ottica primaria con cui si apre il sipario su questo particolare momento del trascorso beethoviano, decisamente in termini alquanto intimisti. La soggettiva è quella della giovane protagonista della storia, la copista Anna Holtz, interpretata con la delicatezza, ma anche forza e ostinata determinazione, che caratterizza Diane Kruger (già Elena nel kolossal Troy di Petersen). Copista destinata a diventare qualcosa di più di una semplice assistente, piuttosto una vera e propria ancora di salvezza, un inviato angelico, espressione concretizzata di compassione divina, a tutto sotegno del brutale e folle genio che non poteva trovare volto e anima migliori di Ed Harris, non nuovo

    ad interpretazioni sopra le righe in materia artistica, già con il pittore Pollock. Dunque è un duplice sguardo femminile a dirigere gli avanzamenti di una macchina da presa che talora sfilaccia i fotogrammi come pitture, sfoca immagini e gioca con le dissolvenze per esprimere pensieri, impressioni, riflessioni, soggettive, accelera o decelera i tempi cinematografici del montaggio, usa primi e primissimi piani in scorrimento e in sfocatura per aprire finestre su ambientazioni e personaggi (i bambini, i vecchi e i giovani lavoratori campestri all’inizio del film), come espressione viva di un’epoca e di un luogo che emana un sapore di genuinità storica di marca intimistico-verista. E si procede poi, quasi a voler denudare gli animi, per raggiungere quella verità netta e cruda nascosta dietro maschere di superficie che nascondono un più autentico caleidoscopio introspettivo che caratterizza ogni personaggio, una passione per la musica di cui la sceneggiatura non manca di

    metterne in luce a più riprese l’intimistica relazione con il divino. Anzi, tra le righe - e neppure più di tanto tra le righe, si direbbe quasi sopra - c’è proprio l’ulteriore spaccato, anche per quell’epoca, di come ogni persona, soprattutto quando si tratta di persone non proprio comuni, come in questo caso, possa sentire e vivere Dio e la religione: c’è la vita privata vissuta da laica della giovane musicista in convento dalla prozia, la quale non la vedrebbe male come futura suora, con un senso della religione antiquatamente istituzionale, e c’è il diverso modo di sentire la religione da parte della giovane stessa, attraverso la musica, motivo condiviso con un Beethoven alquanto abbrutito, alcolizzato e un po’ folle, ma dall’animo grande, malgrado certi eccessi difficilmente accettabili. E c’è poi il particolare modo dello stesso Beethoven di relazionarsi con Dio, che è uno degli aspetti più aspri e tormentati

    che ci si possa immaginare, al punto da sollecitare in lui stesso un paragone che all’apparenza suona stridentemente paradossale, ma che di fatto risponde in maniera profonda al senso di divino di tanta parte del genere umano, ed è peraltro uno dei tratti più belli, emozionanti e sconvolgenti del film: “… Io e Dio siamo come due orsi ringhiosi che di tanto in tanto si danno delle zampate… â€. “La solitudine è la mia religioneâ€, soggiunge in un altro tratto del film. Un modo certamente poco ortodosso di sentire e vivere il Divino, ma sofferto e profondo quanto basta da non fargli dimenticare che “i musicisti sono gli esseri umani più vicini a Dioâ€, perché “… Le vibrazioni nell’aria sono il respiro di Dio che parla all’animo umano…â€. Dio e la musica, un tandem unico, profondo e inscindibile, anche quando dipinto a tinte alquanto fosche. La Holland ne dà anche

    una dimostrazione concreta all’inizio della seconda metà del film, quando, data la drammatica sordità di Beethoven, diventa vitale il sostegno concreto della giovane assistente, accolta sulle prime con uno scetticismo persino offensivo - oggi inaccettabile - nella direzione ufficiale della mitica Nona. Ed è sul celebre passo ‘corale’ di questa sinfonìa, al cui climax la macchina da presa prepara e ‘cucina’ ben bene lo spettatore, che, sfido chiunque, a trattenere le lacrime. La relazione tra Dio e la musica non è più lì, percepibile in carne ed ossa, si è direttamente trasferita dentro ognuno di noi. Ed è l’estasi!

    Dispiace solo che film del genere siano distribuiti con tale avarizia da intristire non poco (stessa cosa per Il sole nero di Zanussi e, ad esempio in passato, per il Kundun di Martin Scorsese).
    Constatare che banali - o magari alcuni anche validi - blockbuster occupino per mesi anche più stanze delle

    multisale cinematografiche (mai poi così iperaffollate) e che sia indispensabile fare magari chilometri e chilometri per raggiungere paesini di provincia per riuscire a vedere film come questo Io e Beethoven, francamente ci risulta inaccettabile.

    Commenti dei protagonisti:

    DIANE KRUGER (Anna Holtz):

    "A quell'epoca era molto raro che una donna potesse fare carriera. Abbandonare la famiglia e la propria città natale per andare a studiare composizione era certamente una scelta coraggiosa. Anna non ha paura di confrontarsi con Beethoven, anche se ovviamente è intimidita dalla sua personalità".

    ED HARRIS (Ludwig van Beethoven):

    "È stato il più grande musicista mai esistito. Possedeva una forza straordinaria e ha sofferto tormenti inimmaginabili per riuscire a scrivere quello che sentiva per come lo sentiva, in modo aperto e onesto

    Altre voci dal set:

    Lo sceneggiatore CHRISTOPHER WILKINSON:

    "Potremmo dire che Beethoven è stato in realtà il primo artista musicale 'freelance'. Componeva secondo le proprie regole e i propri termini e non dipendeva, come accadeva in precedenza, da una posizione retribuita presso il clero o una famiglia reale. Riteneva che il talento dovesse essere degno di nota e considerato al di là di lignaggio e titoli nobiliari: un concetto piuttosto radicale per l'epoca... Nella prima fase delle mie ricerche, sono stato colpito dal famoso aneddoto di una donna che, al termine della prima esecuzione pubblica della 'Nona' sinfonia, salì sul palco per aiutare Beethoven a rivolgersi verso il pubblico per ricevere il fragoroso applauso e l'entusiastica ovazione (Alcuni autori sostengono che si trattasse di Caroline Unger, una delle cantanti) Questa vicenda ci ha fornito lo spunto per avvicinarci alla storia dalla prospettiva immaginaria di qualcuno che fosse molto caro al maestro".

    Lo sceneggiatore e produttore STEPHEN RIVELE:

    "La grande difficoltà nel mettere in scena gli ultimi anni di vita di Beethoven è che il compositore non ebbe nessuno con cui parlare: la sua sordità fu totale e le sue relazioni sociali diminuirono. Nel film Anna ci apre le porte del suo mondo:

    Links:

    • Agnieszka Holland (Regista)

    • Ed Harris

    • Diane Kruger

    • Matthew Goode

    • Ralph Riach

    • Joe Anderson

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    Galleria Video:


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