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    DAVID FINCHER PORTA SUL GRANDE SCHERMO L'OMBRA LUNGA DI UNA SORTA DI JACK LO SQUARTATORE AMERICANO DEGLI ANNI SETTANTA: 'ZODIAC', 'L'UOMO NERO' PER ECCELLENZA

    "Se crescevi lì, in quel periodo, avevi questa paura infantile che in un certo senso autoalimentavi. E se fosse sul nostro autobus? E se si facesse vivo nel nostro quartiere? Rendi le cose ancora più drammatiche quando sei bambino perché questo è quello che fanno i bambini. Sono cresciuto a Marin e adesso conosco la collocazione geografica di dove hanno avuto luogo i delitti, ma quando sei alle elementari non ci pensi. Pensi `Verrà nella nostra scuola’... Mi ricordo che da bambini parlavamo del fatto che l’assassino aveva telefonato alla trasmissione Dunbar Show. Nel 1974 ci trasferimmo e mi ricordo che mi resi conto che in altri posti, altre persone sapevano di Zodiac... Robert Graysmith sapeva di essere una figura ai margini di questa storia. Voleva farne parte e fece in modo di farne parte. Lo faceva nel suo tempo libero perché non era un reporter. E’ stato Robert a seguire il caso e dopo che tutti gli altri avevano più o meno mollato. Tutto ciò che abbiamo inserito nel film, lo abbiamo tratto da quello che ci ha dato Robert. Ma avevamo i rapporti di polizia e abbiamo confrontato tutto con la documentazione, le nostre interviste e le prove. Anche facendo le nostre interviste, parlavamo con due persone. Spesso una confermava alcuni aspetti della storia e un’altra li negava. Inoltre, era passato troppo tempo, i ricordi si indeboliscono e il modo diverso di raccontare gli accadimenti cambia la percezione. Così ogni volta che c’era qualche dubbio tornavamo a consultare i rapporti di polizia. L’altra cosa singolare della storia di 'Zodiac' è che ci sono un sacco di persone che sono convinte che Robert abbia torto su alcune cose e che la loro versione o interpretazione sia giusta, e sono spuntate fuori tante leggende e devi tener conto di tutto questo quando hai a che fare con la storia di 'Zodiac'. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto di raccontare la storia così come abbiamo fatto, attraverso gli occhi di Robert. Il mio obiettivo era quello di rappresentare la verità di quei libri".
    Il regista David Fincher

    (Zodiac USA 2007; 158'; thriller drammatico; Produz.: Warner Bros. Pictures/Paramount Pictures/Phoenix Pictures; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)

    Locandina italiana Zodiac

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Zodiac

    Titolo in lingua originale: Zodiac

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2007

    Regia: David Fincher

    Sceneggiatura: James Vanderbilt

    Soggetto: Da due libri di Robert Graysmith: Zodiac e Zodiac Unmasked.

    Cast: Jake Gyllenhaal (Robert Graysmith)
    Mark Ruffalo (Ispettore David Toschi)
    Anthony Edwards (Ispettore William Armstrong)
    Robert Downey Jr. (Paul Avery)
    Brian Cox (Melvin Belli)
    John Carroll Lynch (Arthur Leigh Allen)
    Richmond Arquette (Zodiac 1 & 2)
    Bob Stephenson (Zodiac 3)
    John Lacy (Zodiac 4)
    Chloë Sevigny (Melanie)
    Ed Setrakian (Al Hyman)
    John Getz (Templeton Peck)
    John Terry (Charles Theiriot)
    Candy Clark (Carol Fisher)
    Pell James (Cecilia Shepard)

    Musica: David Shire

    Costumi: Casey Storm

    Scenografia: Donald Graham Burt

    Fotografia: Harris Savides

    Scheda film aggiornata al: 17 Dicembre 2014

    Sinossi:

    IN BREVE:
    Basato sulla storia vera di uno dei crimini più efferati avvenuti in America e rimasto ancora insoluto, ZODIAC è un thriller con un serial killer come soggetto protagonista che terrorizza l'area di San Francisco e si beffa della polizia con lettere e messaggi cifrati.
    Investigatori di quattro giurisdizioni gli danno la caccia finché il caso non diventa per loro un'ossessione come se la loro vita e il loro futuro dipendesse dalla cattura del colpevole...

    IN DETTAGLIO

    "E’ il caso irrisolto per eccellenza. La furia devastatrice di un pazzo che non è mai stato catturato; l’inafferrabile assassino dei messaggi cifrati che tenne la nazione col fiato sospeso, un vero e proprio Jack lo Squartatore americano. Rivendicò pubblicamente 13 aggressioni, poi altre, altre due dozzine. La polizia lo incriminò per sette di queste, per cinque morti. Il vero numero delle vittime potrebbe restare sconosciuto per sempre. Una cosa è certa: Quel numero comprende anche i vivi.
    ZODIAC è un thriller basato sulla storia vera di un serial killer che terrorizzò la zona della Baia di San Francisco e si beffò delle autorità di quattro giurisdizioni con i suoi messaggi cifrati e le sue lettere per decenni... Dare la caccia al cacciatore diventò un’ossessione per quattro uomini, un’ossessione che li fece diventare l’ombra di loro stessi, le loro vite in balìa dell’infinita serie di indizi lasciati dall’assassino.
    Dei quattro, Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) era l’outsider. Timido vignettista, Graysmith non aveva gli strumenti e l’esperienza del suo cinico e navigato collega Paul Avery (Robert Downey Jr.), il capo reporter di cronaca nera del 'San Francisco Chronicle'. Non aveva i contatti di Avery con il famoso ed ambizioso Ispettore della omicidi del Dipartimento di polizia di San Francisco Dave Toschi (Mark Ruffalo) e con il suo misurato, meticoloso partner, l’Ispettore William Armstrong (Anthony Edwards). Ciò che invece ebbe fu un’intuizione fondamentale che nessuno immaginava. Si rivelò per la prima volta il 1° agosto 1969. Una lettera al Direttore rozzamente scritta arrivò in mezzo alla pila giornaliera della posta. Una delle tre inviate al Chronicle, al San Francisco Examiner e al Vallejo Times-Herald, il cui contenuto paralizzò le redazioni. “Caro Direttore, Sono l’assassino…†di David Faraday e Betty Lou Jensen uccisi con un’arma da fuoco il 20 dicembre 1968 sulla Lake Herman Road nella Contea di Solano e l’autore il 4 luglio 1969 dell’uccisione di Darlene Ferrin e del tentato omicidio di Mike Mageau al parcheggio del campo da golf di Blue Rock Springs a Vallejo. Non li chiamava per nome, ma forniva una lunga lista di dettagli che solo la polizia poteva conoscere. A ciascun giornale veniva fornita parte di un messaggio cifrato che, se decodificato, avrebbe presumibilmente rivelato la sua identità. Era seguita da una minaccia – pubblicate o altri moriranno. Nessun killer dopo Jack lo Squartatore aveva scritto alla stampa e provocato la polizia con indizi sulla sua identità. Zodiac alzava il tiro per gli assassini psicopatici degli Stati Uniti. Una coppia di Salinas decodificò il messaggio. Ma fu Graysmith, appassionato di enigmistica, a decodificare il suo significato nascosto, un riferimento al film muto del 1932 “La pericolosa partitaâ€.
    Altre lettere e altre minacce avrebbero fatto seguito. Il 27 settembre 1969 Zodiac avrebbe colpito di nuovo, incappucciato e armato di una pistola e di un coltello, avrebbe pugnalato Cecilia Ann Shepard e Bryan Hartnell, uccidendo la prima e ritenendo di aver ucciso il secondo, due giovani fidanzati che stavano facendo un picnic al Lago Berryessa nella Contea di Napa. Un mese dopo, l’11 ottobre, il killer arrivò a San Francisco. Qualcuno sparò alla nuca del tassista Paul Lee Stine nel lussuoso quartiere di Presidio Heights. Tre giorni dopo arrivò una quinta lettera, la più minacciosa di tutte: Zodiac disse alla polizia che quella sera avevano avuto la possibilità catturarlo. Peggio, c’erano dei bambini nel mirino del suo fucile. Li avrebbe colpiti mentre scendevano dallo scuolabus. San Francisco fu presa letteralmente dal panico.
    Zodiac, involontariamente, trasformò in celebrità i detective Toschi e Armstrong e il reporter Avery da un giorno all’altro. Personaggi basati sulla figura di Toschi furono fondamentali nel lanciare le carriere di tre stelle del cinema. Graysmith dalla sua poltrona rimase ad investigare in disparte, fornendo i suoi suggerimenti quando Avery glielo consentiva. Zodiac era sempre un passo avanti, coprendo le sue tracce, condendo le sue provocazioni scritte con altre minacce. Che poi diventarono personali.
    Il discredito avrebbe offuscato la celebrità di Toschi quando questi cadde in disgrazia; Armstrong, frustrato passò ad altro; Avery lasciò il giornale, rovinato dalla sua tossicodipendenza. Zodiac non rivelò più i suoi bersagli. Killer imitatori spuntarono da una costa all’altra. Il sospettato numero uno era ancora lì fuori.
    Era giunto il momento di Graysmith. Quel momento avrebbe cambiato le loro vite per sempre...".

    Dal >Press-Book< di Zodiac

    Nota: Si ringrazia Valerio Roselli (Warner Bros Italia) per la cortese collaborazione.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    E’ TEMPO DI REVIVAL DEL CRIMINE? ‘ZODIAC’ RISCHIA DI INGROSSARE LE FILE DELLE PELLICOLE CHE NON FANNO SOLO THRILLER, MA CASSA DI RISONANZA AL CLAMORE INSCENATO OGNI GIORNO DA STAMPA E TV PER FATTI AFFINI NEL MONDO. E LA CELLULOIDE DIVENTA ANCORA UNA VOLTA COMPLICE DELLO SHOW MEDIATICO CHE OGGI COME ALLORA ACCOMPAGNA QUALSIASI SCHEGGIA DI INFAMIA. ‘ZODIAC’ NON E’ STATO CERTO POCA COSA, MA NELLA REALTA’ ODIERNA VA ANCHE PEGGIO: NON SE NE FA NEPPURE UNA QUESTIONE DI GRANDEZZA DI MISURA, BASTA UN’IPOTESI ED E’ GIA’ SENSAZIONALISMO REITERATO FINO ALLA NAUSEA!

    Prima ancora di entrare nel merito del film, com’è noto ispirato al reale incubo del serial killer che, adottato lo pseudonimo di ‘Zodiac’ negli anni Settanta ha terrorizzato la zona della Baia di San Francisco, c’è da chiedersi delle ragioni che hanno portato a riesumare la macabra vicenda e della necessità di tornare sull’argomento. La pellicola di David

    Fincher (Sev7n, Fight Club) - niente di ricercato o di particolarmente innovativo dal punto di vista dello stile cinematografico, anzi, piuttosto aderente ai canoni classici del genere - insiste abbastanza su uno degli effetti collaterali, per non dire la chiave di lettura, della vicenda: la risonanza mediatica di un ‘personaggio’ che ha usato proprio gli organi di stampa, tra cui il ‘San Francisco Chronicle’, per far parlare di sé negli anni, con numerose lettere ironiche e spavaldamente arroganti con cui rivendicare di volta in volta gli efferati delitti, con tanto di precise, quanto folli, motivazioni riguardo al suo operato di morte. E’ evidente che chiunque sia stato - il caso è rimasto irrisolto – si è trattato di una delle menti più psicotiche che si possano immaginare, con un livello di narcisismo portato agli estremi, virati verso il peggior livello di abiezione umana. La domanda sorge spontanea: che senso ha

    omaggiarlo di nuovo? Questo genere di criminali dovrebbe essere cercato e stroncato, ma dietro le quinte, in un’aura di silente riservatezza che sembra però un sogno irrealizzabile, a giudicare anche dai fatti contemporanei che dimostrano, appunto, il contrario: quanto vociare intorno a crimini vari, abusi e così via! Ormai non si tratta più di informazione ma di show speculativo, di insensato inneggiare al sensazionalismo, come ogni businness mediatico moderno che si rispetti comanda. Premesso questo, e volgendo uno sguardo all’interno della rievocazione cinematografica, c’è anche da osservare che non si è certo badato a restringere i tempi narrativi. Il film è parecchio prolisso e a tratti annoia anche un pochino, finchè l’iniziale interesse alla vicenda non diventa crescente ossessione da parte del vignettista di redazione Robert Graysmith, interpretato peraltro senza infamia e senza lode da Jake Gyllenhaal, in un ruolo giocato tra il tipo timido/tontolone e l’ansioso ricercatore di verità

    in maniera del tutto analoga al personaggio già forgiato in Proof-La prova. Tra l’altro, in un contesto di prolissità, ci si limita invece all’abbozzo di un registro che forse meritava più attenzione per un auspicabile sviluppo: la relazione del nostro protagonista, divorziato, con il figlio piccolo e il grado di apprensione per la sua sicurezza, date le circostanze, registro relegato ancor più tra le righe non appena si introduce una nuova - a dir la verità alquanto tiepida - storia d’amore. L’ossessione di ricerca in e per la verità fa scomparire il senso di responsabilità e si sfocia nella spy/detective story ‘fai da te’. E si lascia di buon grado il campo alla simpatia che il nostro languido protagonista sa instaurare naturalmente con lo spettatore, di fatto senza far niente di speciale. Beh! Così va la celluloide!

    Bibliografia:

    Sito ufficiale: www.zodiacfilm.it

    Pressbook:

    PRESSBOOK Completo in ITALIANO di ZODIAC

    Links:

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    • Chloë Sevigny

    • 'L'UOMO NERO' NON E' SOLO NELLE FAVOLE: PAROLA DI DAVID FINCHER CHE DAI RIGURGITI DELLA PROPRIA INFANZIA E UN PAIO DI LIBRI DI RIFERIMENTO, CON IL FILM 'ZODIAC' RISPOLVERA UN VECCHIO INCUBO AMERICANO DEGLI ANNI SETTANTA (Anteprime)

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