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    VOLVER-TORNARE

    Festa della Donna 2021 - I Bellissimi di CelluloidPortraits
    "'Volver' è un gioco di destrezza narrativa permanente, un artefatto prodigioso. E non capisci mai dove sta il trucco. In questa sceneggiatura non c'è confine che Pedro (Almodóvar) non abbia osato superare. Si muove lungo la linea che separa la vita dalla morte, come un funambolo su un filo. Mescola materiali narrativi di provenienza apparentemente incompatibile con una naturalezza sorprendente. E quanti più materiali aggiunge, tanto maggiore è la logica interna della storia...".
    Juan Josè Millàs

    "'Volver' è un titolo che comprende diversi miei 'ritorni' (N.d.T.:'volver' significa tornare, ritornare). Sono tornato, ancora un poco, alla commedia. Sono tornato all'universo femminile, a La Mancha (senza dubbio è il mio film più strettamente mancego per il linguaggio, i costumi, i 'patio', la sobrietà delle facciate, le strade lastricate). Sono tornato a lavorare con Carmen Maura (non lavoravamo più insieme da diciassette anni), con Penélope Cruz, Lola Dueñas e Chus Lampreave: Sono tornato alla maternità, come origine della vita e della finzione. E naturalmente sono tornato a mia madre. Tornare nella regione de La Mancha è sempre un tornare al seno materno".
    Il regista Pedro Almodóvar

    (Volver, Spagna 2006; commedia drammatica; 122'; Produz.: El Deseo S. A.; Distribuz.: Warner Bros. Pictures).

    Locandina italiana Volver - Tornare

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Volver - Tornare

    Titolo in lingua originale: Volver

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Pedro Almodóvar

    Sceneggiatura: Pedro Almodóvar

    Cast: Penélope Cruz (Raimunda)
    Carmen Maura (Abuela Irene)
    Lola Dueñas (Sole)
    Blanca Portillo (Augustina)
    Yohana Cobo (Paula)
    Chus Lampreave (Tìa Paula)
    Antonio de la Torre (Paco)

    Musica: Alberto Iglesias

    Costumi: Bina Daileger

    Fotografia: José Luis Alcanine

    Scheda film aggiornata al: 10 Marzo 2021

    Sinossi:

    "'Volver' è un incontro tra il 'romanzo di Mildred' (Michael Curtiz) e 'Arsenico e vecchi merletti (Frank Capra), in combinazione con il naturalismo surrealista del mio (Pedro Almodovar) quarto film, 'Che ho fatto per meritare questo?', cioè Madrid e i quartieri effervescenti della classe lavoratrice, dove gli immigrati delle varie province spagnole condividono sogni, vita e fortuna con una moltitudine di etnie e razze diverse. Nel cuore di questo tessuto sociale, tre generazioni di donne sopravvivono al vento, al fuoco e persino alla morte, grazie alla bontà, al coraggio e ad una vitalità infinita"

    "Madrid. Oggi. Raimunda (Penélope Cruz) è una madre giovane, intraprendente, molto attraente, con un marito disoccupato e una figlia in piena adolescenza. L'economia familiare è assai precaria, ragione per la quale Raimunda svolge più di un lavoro. E' una donna molto forte, una lottatrice nata, ma allo stesso tempo è molto fragile dal punto di vista emotivo. Fin dalla sua infanzia custodisce nel silenzio un terribile segreto.
    Sua sorella Sole (Lola Dueñas) è un pò più grande di lei. Timida e paurosa, si guadagna da vivere facendo la parrucchiera in casa. Il marito l'ha abbandonata scappando con una cliente. Da allora vive da sola.
    Paula (Yohana Cobo) è la zia delle due donne, abita in un paese de La MAncha dove è nata tutta la famiglia. Un paese spazzato dal solano... : (vento di provenienza orientale, caldo e soffocante), causa diretta dell'elevato indice di pazzia che si registra tra i suoi abitanti. Quello stesso maledetto vento è responsabile dei numerosi incendi che ogni anno, d'estate, devastano la regione. Proprio in uno di quegli incendi hanno perso la vita i genitori di Sole e Raimunda.
    Una domenica di primavera, Sole chiama Raimunda per dirle che Augustina (Blanca Portillo)(una vicina del paese) le ha telefonato per comunicarle che la zia Paula è morta. Raimunda adorava sua zia, ma non può andare al funerale perchè, poco prima di ricevere la telefonata della sorella, tornando da uno dei suoi impieghi, ha trovato il marito morto in cucina, con un coltello piantato nel petto. La figlia ha confessato di essere stata lei ad aver ucciso il padre perchè questi, ubriaco, l'aveva ripetutamente molestata. Per Raimunda la cosa più importante diventa salvare la propria figlia. Ancora non sa come, ma naturalmente, non può accompagnare Sole al funerale della zia nella Mancha.
    Di mala voglia, Sole si reca da sola al paese. Dalle donne che la accompagnanop nel corteo funebre, sente mormorare che sua madre (che era morta in un incendio insieme al padre) era tornata dall'altro mondo per accudire, negli ultimi anni, la zia Paula che si era ammalata. Le vicine parlano con naturalezza del 'fantasma' della madre.
    Quando Sole torna a Madrid, dopo aver parcheggiato l'auto, sente provenire dei rumori dal bagagliaio. E' una voce che le dice di aprire il cofano e di farla uscire, che è sua madre.
    All'inizio Sole è terrorizzata. Dal bagagliaio continuano a provenire i rumori. Sole apre il portellone e lì, circondato di buste, trova il fantasma della madre. Non ha neanche il coraggio di guardare, ma quando riesce a superare la paura si rende conto che il fantasma è uguale alla madre da viva, ad eccezione dei capelli che sono quasi completamente bianchi e spettinati e della pelle, che è più pallida. Fa salire il fantasma della madre a casa sua e gli chiede fino a quando pensa di trattenersi. Fino a quando vuole Dio, le risponde il fantasma. Dinanzi a tale risposta, a Sole non resta altra scelta che convivere col fantasma di sua madre e inserirlo nella vita lavorativa del negozio di parrucchiere. Alle prime clienti presenta il fantasma come una vagabonda russa che ha trovato per strada e alla quale ha dato ospitalità per carità. Quando nel negozio ci sono clienti, la madre non parla, si limita a lavare i capelli e a sorridere. Sole non osa confessare alla sorella la situazione che sta vivendo. Da parte sua Raimunda le racconta solo che Paco (Antonio de la Torre), suo marito, ha lasciato lei e la figlia e che ha capito che non tornerà. In realtà sta cercando di sbarazzarsi del cadavere, ma non trova il momento opportuno per farlo perchè è spuntato un nuovo lavoro economicamente interessante che, tra l'altro, le fornisce una possibile soluzione al problema che la assilla... (che fare col cadavere).
    Ciò che è insostenibile diventa quotidianità e, una da una parte e una dall'altra, le due sorelle intraprendono una fuga in avanati, sopravvivendo a situazioni molto tese, melodrammatiche, comiche e anche molto toccanti. Entrambe risolvono tutto con una grande sfacciataggine e mentendo senza il minimo ritegno.
    'Volver' è una storia di sopravvivenza. Tutti i personaggi lottano per sopravvivere, persino il fantasma della nonna.
    Il fantasma della nonn dice a Sole che vuole vedere sua figlia Raimunda e sua nipote. Deve parlare con Raimunda, di fatto è per questa ragione che è tornata dall'al di là... e questa urgenza soprannaturale è strettamente collegata col segreto che Raimunda nasconde fin da bambina. Quest'ultimo dettaglio non viene rivelato a Sole.
    Ma Raimunda ha un carattere molto forte, non è una persona debole come Sole e non crede ai fantasmi, neanche quando scopre la madre nascosta sotto il letto, in casa di Sole...
    Questo è solo l'inizio di una storia complicata e semplice, toccante e orribile, che riguarda le donne della famiglia di Raimunda, le loro vicine, e alcuni uomini".

    Dal >Press-Book< di Volver (Volver-Tornare)

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    LA COMPLICITA’ E’ FEMMINA. DRAMMI PLURIMI IN PUNTA DI COMMEDIA NELLA NUOVA PELLICOLA DI PEDRO ALMODÓVAR CHE RITORNA SEMPRE VOLENTIERI SUL PIANETA DELLE DONNE E SUI LORO UNIVERSI INTIMI E COMPLESSI, SOLARI E PUR CARICHI DI OMBRE. QUESTA VOLTA HA SCELTO L’HABITAT POPOLARE DI UN PAESELLO DELLA MANCHA, LO SFONDO ‘VENTOSO’ DOVE LA VITA, NON SEMPRE FACILE MA SOSTENUTA DA UNA SOLIDARIETA’ INCOMPARABILMENTE ESEMPLARE, SI RELAZIONA CON LA MORTE PER IL TRAMITE DI UNA SERENITA’ INCONSUETA. MOTIVI VARI CONIUGATI TUTTI AL FEMMINILE, IL POLO POSITIVO QUI PERENNEMENTE MINACCIATO DA QUELLO NEGATIVO MASCHILE. TRA I PUNTI DI FORZA DI QUESTO FILM, UN CAST STUPENDO IN GRADO DI GENERARE UN’ARMONIA NARRATIVA E CINEMATOGRAFICA CHE SI BEVE D’UN FIATO: E SE PENELOPE CRUZ E’ LA STELLA DI PUNTA, IL CORPO ATTORIALE FEMMINILE, CON CARMEN MAURA E LOLA DUEÑAS IN TESTA, BEN ALIMENTA LA SCIA LUMINOSA DELLA COMETA.

    Parafrasando un ben noto monito cristologico, si

    potrebbe anche dire, in questo caso, ‘è più facile per un essere vivente salire al regno dei cieli (morendo) che per un fantasma tornare sulla terra (vivendo)’. Se poi il presunto fantasma in realtà non se ne è mai andato e dunque è ancora in pieno possesso della propria vita terrena, al di là delle apparenze o di quanto, per circostanze particolari si può essere portati a credere, allora è un’altra storia. L’equivoco, che lambisce tutto il film in chiave naturalista surreale, non mira tanto ad entrare nel merito della questione in sè, quanto a servirsi dell’espediente stesso, passando per un apparente paradosso, per poter riflettere sul diverso modo, da parte delle persone in vita, di relazionarsi con la morte.
    Non è un caso che Volver-Tornare (titolo che affonda le radici in una bella canzone di Gardel) apra la prima sequenza su un cimitero affollatissimo di donne di tutte le

    età, affabili ma serene mentre tirano a lucido ognuna la propria tomba di famiglia. Sembra una gara a premi, a giudicare dal livello di assorbimento dimostrato da queste donne nell’assolvere al loro compito, rimarcato dal genere di ripresa che si dilunga sulla sequenza. E’ in questo scenario che fanno il loro ingresso Raimunda (Penelope Cruz), scollata e scompigliata per il da farsi, e proprio per questo popolana autentica e affascinante, la figlia adolescente Paula (Yohana Cobo) e la sorella Sole (la straordinaria Lola Dueñas di Mare dentro), qui opposta per carattere a Raimunda. Completano il ‘gineceo’ la zia che morirà di lì a poco, la vicina di casa della zia, Augustina (Blanca Portillo), che anticipa un bagaglio immenso di solidale generosità e sottolinea dal proprio canto un aspetto particolare di relazionarsi con la morte, e altre donne del paese animate da un invidiabile spirito di schietta solidarietà, dimostrata ad esempio

    a Raimunda quando accetta di far da mangiare a una trentina di persone, il nucleo di una troupe cinematografica, sopraggiunte all’improvviso in paese. Dietro l’apparente forza di carattere di Raimunda c’è un segreto più grande di lei malgrado l’età ormai adulta, che ha peraltro rischiato di ripetersi pure per la figlia Paula, in realtà stretta a lei anche da un altro grado di parentela. Un groviglio di drammi personali che hanno radici profonde in quella madre creduta morta che adesso ricompare al’improvviso. Proprio per suo tramite la matassa sarà gradualmente dipanata nel segno di una forza tutta femminile, perfettamente in grado di sopravvivere e di bastare a se stessa malgrado tutto, soprattutto malgrado l’ombra nefasta di uomini immeritevoli e pertanto esistenti solo indirettamente. Tutto questo mentre nel frattempo la recitazione delle protagoniste ci tiene tutti incollati allo schermo come sotto ipnosi. Non è solo Penelope Cruz a bucare lo schermo,

    ma su di lei la regia sembra volgere un occhio di riguardo, come legittimemente spetta alla stella di punta. Più tardi lo sguardo indiscreto della macchina da presa di Pedro Almodóvar non riesce a resistere alla tentazione di ritrarre Penelope/Raimunda in un privilegiato scorcio di questa sua genuina femminilità. Così porge allo spettatore un primo piano con ripresa dall’alto - tecnica cui Almodóvar attinge ripetutamente anche in altri contesti nel resto del film - della sua generosa scollatura. Un simile décolletè coniugato con quel sorriso solare, che d’altra parte va ad intrecciarsi a spigolature di un carattere aspro, duro e ombroso, a qualcuno ha fatto venire in mente gli anni d’oro di Sophia Loren. Ma il vero parallelo sul piano morale, applicato al peso di un fardello che avrebbe tutti i connotati per risultare intollerabile, il regista sembra stabilirlo con Anna Magnani, sul filo del tipo di donna che nutre

    ogni giorno della sua vita con l’amara linfa di un dramma segreto non facilmente rivelabile. E lo fa inserendo un brandello di cinema nel cinema, quando la madre ‘rediviva’/Carmen Maura guarda la Tv, dove viene trasmesso per l’appunto un film in bianco e nero con protagonista la Magnani. Dramma o commedia, allora? Come si può chiamare commedia un film in cui ci sono tanti e tali drammi? Per dirla con lo stesso Almodóvar “Una commedia con implicazioni drammatiche e viceversaâ€, così come detta l’epilogo del film e come succede nella vita stessa.

    Commenti del regista

    (*) Dichiarazioni tratte dal 'Press-Book' di Volver-Tornare (Warner Bros):

    "Ho l'impressione... di essere riuscito a mettere a posto un "pezzo" della mia vita... Il 'pezzo' a cui mi riferisco è 'la morte', non soltanto la mia e quella delle persone care, ma la scomparsa implacabile di tutto ciò che è vivo. Non l'ho mai accettata nè capita. E dinanzi al sempre più rapido trascorrere del tempo, tutto ciò ti getta in uno stato di angoscia... Ho l'impressione che, attraverso questo film, ho elaborato un lutto che dovevo superare, un lutto indolore (come quello del personaggio della vicina Agustina). Non so, ho come colmato un vuoto, mi sono congedato da qualcosa... Non c'è niente di paranormale in tutto questo. Non mi è apparsa mia madre.... 'Volver' è un omaggio ai riti sociali che vivono le persone del mio paese relativamente alla morte e ai defunti. I defunti non muoiono mai. Ho sempre ammirato e invidiato la naturalezza con la quale i miei paesani parlano dei morti, coltivano la loro memoria e visitano in continuazione le loro tombe. Come nel film il personaggio di Agustina, così molti di loro curano la propria tomba per anni mentre sono ancora in vita. Ho la sensazione ottimista di essermi impregnato di tutto questo, e qualcosa mi è rimasto attaccato...".

    A proposito dell'elemento fiume:
    "I ricordi più belli della mia infanzia sono associati al fiume... In 'Volver' Raimunda cerca un posto dove seppellire il marito e alla fine sceglie la sponda del fiume presso la quale si erano conosciuti da bambini. Il fiume, come la mappa del percorso di un mezzo di trasporto, come quei tunnel o quei corridoi senza fine, rappresenta una delle tante metafore del tempo".

    E, su genere e tono del film:
    "Suppongo che 'Volver' sia una commedia drammatica. Ha sequenze divertenti e sequenze drammatiche. Il suo tono imita 'la vita stessa', ma non si tratta di un film costumbrista. Appartiene piuttosto a un naturalismo surreale, se così si potesse dire. Ho sempre mescolato i generi e continuo a farlo. Per me è un'oprazione del tutto naturale...".

    Un perno importante nel film è sicuramente 'la famiglia' e l'altro è 'la solidarietà':
    "'Volver' è un film sulla famiglia girato in famiglia. Le mie stesse sorelle sono state le consulenti per tutto ciò che succedeva sia nella regione de La Mancha, sia nelle case di Madrid (il parrucchiere, i pasti, gli articoli per la pulizia, ecc.)... La famiglia di 'Volver' è una famiglia di donne... Il personaggio di Agustina si integra di diritto nella famiglia di Carmen Maura. Agustina rappresenta un elemento molto importante in questo universo femminile: la solidarietà delle vicine. Le donne del paese si dividono i problemi, li condividono. E ne ottengono una vita molto più sopportabile. Succede anche il contrario... Io ho soltanto prestato attenzione alla parte positiva della Spagna profonda, che è ciò che ho vissuto da piccolo. Di fatto 'Volver' rende omaggio alla vicina solidale, a quella donna, zitella o vedova, che vive da sola e fa dell'anziana che le abita a fianco la sua stessa vita. Mia madre ha trascorso buona parte dei suoi ultimi anni di vita assistita dalle sue vicine più prossime. A queste donne si ispira il personaggio di Agustina, del quale Blanca Portillo offre un'interpretazione superba...".

    Che può dire il regista su 'PENELOPE CRUZ'?: Il meglio del meglio, come dargli torto?
    "Penélope è nel pieno della sua bellezza... possiede uno dei decolleté più spettacolari del cinema mondiale. Guardarla è stato uno dei grandi piaceri di queste riprese... Penélope ha dimostrato (fin dal suo debutto in 'Prosciutto, prosciutto') di avere più presa nei ruoli di popolana che in quelli di donna raffinata... La sua Raimunda in 'Volver' (è)... una forza della natura che non si tira indietro davanti a nulla. Quando ci si mette, Penélope possiede un'energia travolgente, ma Raimunda è anche una donna fragile, molto fragile. Può (e deve secondo il copione), infuriarsi e subito dopo crollare come una bambina indifesa. Questa disarmante vulnerabilità è ciò che più mi ha sorpreso della Penélope attrice, insieme alla rapidità con cui entra in contatto. Non esiste spettacolo più sorprendente del contemplare, in uno stesso piano, occhi asciutti e minacciosi che improvvisamente cominciano a riempirsi di lacrime, lacrime che a volte traboccano dalle palpebre come un fiume in piena, o che, come in alcune sequenze, si limitano a riempire gli occhi senza mai versarsi. Essere testimone di questo equilibrio nello squilibrio è stato appassionante".

    A proposito di 'CARMEN MAURA':
    "Sono di nuovo tornato a sentire quella complicità sacra con Carmen (Maura), quella meravigliosa sensazione di trovarsi dinanzi ad uno strumento perfettamente accordato per le proprie mani. Tutte le riprese sono state buone, e molte, straordinarie. Penélope la ascolta a volte col capo chino. In questo film si parla molto, si nasconde molto e, per essere una commedia (questo dice la troupe), si piange molto... ".

    A proposito di 'Lola Dueñas': "Lola Dueñas probabilmente offre una delle sue interpretazioni più complesse. E' la più eccentrica delle quattro donne della sua famiglia. Lola si è preoccupata personalmente di acquisire padronanza con il complicato accento mancego. Ha imparato i segreti del mestiere di parrucchiera e ha sviluppato una vis comica insolita per lei. E' intensa, autentica e strana, nel senso migliore del termine".

    A proposito di 'Yohana Cobo': "Mi emoziona molto l'interpretazione della giovane Yohana Cobo. E' presente in quasi tutte le sequenze ma come testimone. Fa una delle cose più difficili della recitazione: ascoltare ed essere presente. E far sì che la propria presenza sia eloquente anche se quasi non si dice nulla. Ma il lavoro di Yohana è consapevole, sottile e molto gradevole. Oltre alle 'sue' sequenze, al monologo davanti al padre morto...ecc., il resto, il suo essere sempre attaccata alla madre, comprendendola senza sapere che le sta succedendo mi fa molta tenerezza. Per di più ha uno sguardo graffiante...".

    Altre voci dal set:

    GUSTAVO GARZO (da una lettera a Pedro Almodóvar): "La sceneggiatura del tuo nuovo film mi è piaciuta moltissimo. Mi sembra tutta molto familiare, molto tua...Così vedo la tua sceneggiatura, come una favola. Nelle favole accadono cose orribili: squartamenti, padri che vogliono andare a letto con le figlie adolescenti, bambini abbandonati nel bosco, creature feroci che divorano carne umana... Succedono tutte le cose più terribili, e, tuttavia, accanto a questi orrori, emerge sempre un qualcosa di estremamente straordinario che chiamiamo innocenza. E' molto difficile definire che cosa è, ma non esiste niente di più facile da riconoscere, quando si presenta. Credo che l'arte esista per perseguire tale innocenza, innocenza che, in genere, si manifesta nelle circostanze più oscure...".

    Links:

    • Pedro Almodóvar (Regista)

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    • Antonio de la Torre

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