Roma - NON CI RESTA CHE RIDERE. IL CINEMA DI ROBERTO BENIGNI.
L’omaggio a ROBERTO BENIGNI prevede un Incontro con PAOLO BRUNATTO e GIUSEPPE BERTOLUCCI (venerdì 13 ore 20.30 al Cinema Trevi - Cineteca Nazionale) cui fanno seguito (vedi programma) proiezioni film.
12/02/2009
- Il documentario sul film Berlinguer ti voglio bene di Paolo Brunatto, grande esponente dell'underground italiano e da anni impegnato in una meritoria opera di consolidamento della nostra memoria cinematografica (con le serie Schegge di utopia e I clandestini del cinema italiano), offre l'occasione per un omaggio all'arte comica di ROBERTO BENIGNI, la personalità più complessa e dirompente del nostro mondo dello spettacolo, capace di coniugare il riso con la poesia.
Attore, regista, show-man, ma anche uomo di profonda cultura, BENIGNI attraversa la storia dell'Italia degli ultimi quarant'anni, dall'epoca delle sue folgoranti apparizioni televisive che
scuotono il conformismo della tv pubblica, lanciando un personaggio dalla comicità esplosiva, ai suoi successi cinematografici internazionali. La storia di Benigni regista e attore cinematografico è interamente incentrata sul tentativo, assolutamente riuscito, di inserire i tempi reiterati di questo personaggio, che raggiunge i suoi vertici nei monologhi, in un meccanismo narrativo in grado di valorizzare la magia dell'improvvisazione e gli sberleffi e i guizzi ‘non-sense’. Un'operazione alla quale hanno giovato le interpretazioni in film diretti da registi del calibro di Ferreri, Fellini e Jarmusch, i quali hanno messo in sintonia il loro universo con quello di Benigni, costruendo dei personaggi adatti ai suoi tempi e modi di recitazione. Mentre per i film diretti dal comico, che si è rivelato col tempo regista raffinato e sensibile, l'apporto fondamentale dello sceneggiatore Vincenzo Cerami ha permesso di allargare gli orizzonti e di realizzare film sempre più congegnati, in cui la personalità dell'attore ha modo di dispiegarsi trasversalmente: vittima e carnefice (Il mostro e Johnny Stecchino), angelo e demone (Il piccolo diavolo e Pinocchio), il male e il bene che si confondono fino a capovolgere la realtà con la forza del sorriso (La vita è bella).
(Incontro con Paolo Brunatto e Giuseppe Bertolucci: Non ci resta che ridere. Il cinema di Roberto Benigni venerdì 13 febbraio 2009 ore 20.30 (Roma, Vicolo del Puttarello, 25 (Fontana di Trevi)
PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI:
venerdì 13
ore 17.00 - Tuttobenigni (1985)
Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e sceneggiatura: Roberto Benigni, G.
Bertolucci; fotografia: Renato Tafuri; musica: a cura di R. Benigni;
montaggio: Jannis Christopulos; interprete: R. Benigni; origine: Italia;
produzione: Best International film; Rai; durata: 87'
«Nell'estate 1983, Benigni è in tournée con un suo spettacolo per le piazze
d'Italia. Bertolucci segue l'amico e ne riprende le esibizioni. Il lavoro,
che doveva costituire uno special per Raiuno, venne poi "congelato per il
contenuto di certe battute". Il diluvio verbale di Benigni è inarrestabile e
non risparmia nessuno. Parte dalla realtà, e poi la stravolge, la trasforma,
la rivolta in una girandola lessicale coinvolgente e stordente. Parla col
pubblico, salta, si getta a terra, provoca, morde, aggredisce, regala la
risata liberatoria. [...] Dietro la macchina da presa, Bertolucci con il suo
16mm sembra non volersi muovere. Sceglie di riprendere immagini disordinate
come aderenza totale al personaggio: mdp fissa su di lui, rapidi zoom,
taglio affrettato, un po' sporco, interviste fuori scena. La memoria di un
rito sregolato deve essere anch'essa sgrammaticata» (Giraldi).
ore 18.45: Tu mi turbi (1982)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Giuseppe
Bertolucci; fotografia: Luigi Verga; musica: Paolo Conte; montaggio:
Gabriella Cristiani; interpreti: R. Benigni, Olimpia Carlisi, Giacomo
Piperno, Nicoletta Braschi, Claudio Bigagli, Carlo Monni; origine: Italia;
produzione: Best International Film; durata: 89'
Il primo film da regista di Roberto Benigni, supportato alla sceneggiatura
da Giuseppe Bertolucci, è costituito da quattro episodi indipendenti e senza
alcun legame tra loro, che vedono il comico toscano alternare la sua
fisicità grottesca e popolare alle acrobazie linguistiche e surreali che lo
hanno reso famoso. «Tu mi turbi è un film che vuole dimostrare agli uomini
che i miracoli esistono. Non c'è nessuna idea, nessun filo logico. Semmai ci
sono dei generi di comicità, ogni episodio è il tentativo di affrontare un
diverso genere comico» (Benigni).
ore 20.30 Incontro. A seguire: Memorie, ma non solo... (2008)
Regia: Paolo Brunatto; fotografia: Marco Tani, Stefano Bonetti, Nicolas
Franik; musica: Vittorio Santoro; montaggio: Mirella D'Angelo; origine:
Italia; produzione: Prodigy - DBW Communication; durata: 62'
Il film documentario inizia con un brano dall'atto unico Cioni Mario di
Gaspare fu Giulia: lo straordinario monologo di Roberto Benigni, messo in
scena da Giuseppe Bertolucci, all'Alberichino di Roma nel 1975. Unico
documento audiovisivo esistente, filmato da Brunatto all'epoca. Roberto
Benigni e Giuseppe Bertolucci, les enfants terribile del teatro e del cinema
italiano ricordano oggi oltre all'esperienza del Cioni Mario, anche quella
del film Berlinguer ti voglio bene. In un montaggio alternato, dove sono a
confronto l'impetuosa vitalità dell'artista toscano e il carattere pensoso,
discreto e seducente del regista parmense, prendono forma i giorni che i due
trascorsero a Casarola (la casa di famiglia dei Bertolucci sull'Appennino
emiliano) per partorire il copione del Cioni Mario: una memorabile seduta
psicoanalitico a doppio senso. E le prime e memorabili apparizioni teatrali
di Roberto Benigni. Le memorie di Benigni e Bertolucci ripercorrono poi il
labirinto stilistico e contenustico che affrontarono per realizzare
Berlinguer ti voglio bene nel 1977. Dopo lo struggente flash-back del
ricordo, Bertolucci e Benigni, si tuffano in una riflessione a tutto campo
sul futuro del cinema, nella quale Benigni disserta di filosofia, filologia,
semantica e cosmogonia, nel suo stile zeppo di paradossi e di sottintesi
allusivi e stravaganti. I ricordi di Bertolucci e Benigni sono
contrappuntati da rari filmati d'epoca, quasi inediti, come il "Comizio" di
Roberto Benigni, girato dallo stesso Brunatto nel 1978. «Penso che viviamo
in un'epoca dalla memoria breve. Chi ricorda come esordirono Roberto Benigni
e Giuseppe Bertolucci, nel 1975 con Cioni Mario di Gaspare fu Giulia, nella
cantina dell'Alberichino di Roma? E quali furono i motivi culturali e
politici che spinsero Bertolucci e Benigni, a realizzare un film come
Berlinguer ti voglio bene, dove il turpiloquio si nobilita in una poetica
del linguaggio parlato in una frenetica urgenza di sperimentazione, e dove
la sessualità assume forme sovversive? Con questo mio film documentario ho
voluto " restaurare" il ricordo di un'epoca della cultura italiana, che ebbe
in Giuseppe Bertolucci e Roberto Benigni due eccezionali protagonisti. Ma
non solo: ho cercato anche di scoprire come Benigni e Bertolucci vedono il
futuro del cinema» (Brunatto).
(Ingresso gratuito) - A seguire: Berlinguer ti voglio bene (1977)
Regia: Giuseppe Bertolucci; soggetto e sceneggiatura: Roberto Benigni e G.
Bertolucci; fotografia: Renato Tafuri; musica: Pier Farri, Franco Coletta;
montaggio: Gabriella Cristiani; interpreti: R. Benigni, Alida Valli, Carlo
Monni, Mario Pachi, Maresco Fratini, Donatella Valmoggia; origine: Italia;
produzione: A.M.A. Film; durata: 90'
Il film è tratto dal monologo teatrale scritto da Giuseppe Bertolucci e
Roberto Benigni, Cioni Mario fu Gaspare di Giulia. Il protagonista, Mario
Cioni, è un giovane sottoproletario della provincia toscana, un po' naive e
infantile. Legato morbosamente alla madre, è incapace di avere rapporti
reali con le altre donne, e per questo subisce spesso le prese in giro e le
cattiverie degli amici. La vera regina del film è però la lingua, la lingua
di Mario, viva, beffarda, colorita e sapiente, il suo vero atto di
ribellione contro una realtà frustrante e opprimente. «A proposito di
Berlinguer ti voglio bene, [...] voglio ricordare che quel primo piccolo
film aspro, romantico ed eccessivo (così "mio") può essere giustamente
considerato (assieme al contiguo EcceBombo di Nanni Moretti) l'atto di
nascita di una generazione di nuovi comici e di un genere che è stato - per
tutti gli anni Ottanta e oltre - l'asse portante della nostra disastrata
industria cinematografica» (Bertolucci).
(Vietato ai minori di anni 18 - Ingresso gratuito)
sabato 14
ore 17.00: Chiedo asilo (1979)
Regia: M. Ferreri; soggetto e sceneggiatura: M. Ferreri, Gérard Brach, con
la collaborazione di Roberto Benigni; fotografia: Pasquale Rachini; musica:
Philippe Sarde; montaggio: Mauro Bonanni; interpreti: R. Benigni, Dominique
Laffin, Chiara Moretti, Carlo Monni, Girolamo Marzano, Luca Levi; origine:
Italia/Francia; produzione: 23 giugno, A.M.S. Production, Pacific Business
Group; durata: 112'
Una delle prime prove cinematografiche del giovane Roberto Benigni qui
circondato dai bambini di una scuola materna bolognese. Benigni interpreta
un giovane maestro che porta scompiglio in una scuola d'infanzia con il suo
metodo educativo "rivoluzionario", che segue i desideri dei bambini più che
ammaestrarli. «L'amore, il gioco, il desiderio, il vivere dal basso la vita
accanto ai bambini, la confusione vitale dell'infanzia costituiscono i
materiali elementari di Chiedo asilo; [...] in tal modo il cinema di Ferreri
si riconsegna alla sensibilità del vivere che è passione visiva,
accostamento appassionato dell'occhio del cinema alla palude odierna»
(Grande).
ore 19.00: Il piccolo diavolo (1988)
Regia: Roberto Benigni; soggetto: Giuseppe Bertolucci, Vincenzo Cerami, R.
Benigni; sceneggiatura: V. Cerami, R. Benigni; fotografia: Robby Müller;
musica: Evan Lurie; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto Benigni,
Walter Matthau, Nicoletta Braschi, Stefania Sandrelli, John Lurie, Franco
Fabrizi; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica, Cecchi Gori
Group Tiger Cinematografica; durata: 105'
Padre Maurizio è un esorcista. Durante una seduta riesce a liberare una
certa Giuditta dalla possessione ma si ritrova in compagnia del diavolo che
la possedeva. Padre Maurizio non riesce più a liberarsi del diavoletto, che
lo segue dappertutto, combinandone di tutti i colori, fino al momento
dell'incontro con un'altra diavola, Nina, di cui si innamora. «Benigni
indossa i panni del diavolo, una delle figure all'origine del suo archetipo
comico, puntando esplicitamente sui moduli della commedia. L'ancestrale
coincidenza tra comico e demoniaco, il buffone che assume le irridenti
sembianze del maligno, che sta alla base delle rappresentazioni e delle
feste popolari, si ricompone qui "all'insegna della leggerezza"» (Borsatti).
ore 21.00: Non ci resta che piangere (1984)
Regia: Roberto Benigni, Massimo Troisi; soggetto: R. Benigni, M. Troisi;
sceneggiatura: R. Benigni, M. Troisi, Giuseppe Bertolucci; fotografia:
Giuseppe Rotunno; musica: Pino Donaggio; montaggio: Nino Baragli;
interpreti: M. Troisi, R. Benigni, Iris Peynado, Amanda Sandrelli, Paolo
Bonacelli, Carlo Monni; origine: Italia; produzione: Yarno Cinematografica,
Best International Film; durata: 112'
Il maestro Saverio e il bidello Mario rimangono bloccati con la loro auto
davanti a un passaggio a livello in una zona di campagna. Vengono sorpresi
da un temporale e si rifugiano in una locanda. Il giorno dopo scoprono di
essere tornati indietro al 1492. Affrontano innumerevoli peripezie cercando
di adeguarsi agli usi del tempo e poi intraprendono un viaggio picaresco nel
tentativo di giungere in Spagna e bloccare la partenza di Colombo.
«Provenienti da due universi comici tanto diversi, Troisi e Benigni
inseriscono agevolmente i propri personaggi in una struttura narrativa
libera e vivace che ne valorizza le reciproche virtù in un gioco verbale e
mimico senza soste. Firmando insieme la regia, anche come autori Troisi e
Benigni si dividono il merito già acquisito facendo l'uno la spalla
dell'altro, improvvisando pause e battute, e favorendo quello straniamento
linguistico e figurativo che dà gaiezza e passatempo» (Grazzini).
domenica 15
ore 17.00: La voce della luna (1989)
Regia: Federico Fellini; soggetto: liberamente ispirato al romanzo Il poema
dei lunatici di Ermanno Cavazzoni; sceneggiatura: F. Fellini, con la
collaborazione di Tullio Pinelli, E. Cavazzoni; fotografia: Tonino Delli
Colli; musica: Nicola Piovani; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Roberto
Benigni, Paolo Villaggio, Nadia Ottaviani, Marisa Tomasi, Angelo Orlando,
Sim; origine: Italia/Francia; produzione: Cecchi Gori Group Tiger
Cinematografica, Cinémax; durata: 120'
«Dettato a Fellini dalla sua insofferenza nei confronti della società e del
sistema di valori in cui ormai si riconosce la maggioranza, ma anche da una
giovanile autoironia che ne compensa il moralismo, La voce della luna [...]
è un "racconto cinematografico" che tiene molto della chiacchierata buffa e
malinconica, intenerita dalle lucciole e ricchissima di punti-luce. [...]
Costruito stavolta da Fellini con un ancor più accentuato rifiuto d'ogni
struttura convenzionale, ma con un'intatta seppur rapsodica virtù
d'inventare figure, ambienti e situazioni, e tanto spesso ancora
d'insuperata qualità nelle immagini, il film ricorre, per ingraziarsi anche
il botteghino, ad attori popolari, e n'è premiato. Mentre Roberto Benigni,
nel cui pallore lunare s'incrociano Leopardi, Pinocchio e Pierrot, dimentico
della propria maschera sfrontata, parla in un italiano fin troppo pulito ed
educato ma dà al Salvini le vibrazioni d'una piuma, Paolo Villaggio è un
Gonnella di forte carica drammatica, nel quale Fantozzi si ribalta con
insospettata intensità» (Grazzini).
ore 19.15: Il figlio della pantera rosa (Son of the Pink Panther) (1993)
Regia: Blake Edwards; soggetto: B. Edwards; sceneggiatura: B. Edwards,
Madeline Sunshine, Steven Sunshine; fotografia: Dick Bush; musica: Jack
Hayes, Henry Mancini; montaggio: Robert Pergament; interpreti: Roberto
Benigni, Herbert Lom, Claudia Cardinale, Shabana Azmi, Debrah Farentino,
Jennifer Edwards; origine: Usa; produzione: United Artists Productions,
Filmauro; durata: 93'
«Il gendarme Jacques Gambrelli è figlio dell'ispettore Clouseau e di Maria:
imbranato come il padre, riesce nondimeno a liberare una principessa rapita
da un commando di terroristi. [...] Benigni all'inizio appare spaesato, ma
poi sembra cogliere la stupidità volontaria che è l'anima di tanti film di
Edwards. Battute che cadono nel vuoto, gag ripetute fino all'usura, nonsense
portato all'estremo: il film è talmente sgangherato da riuscire quasi
divertente» (Mereghetti).
ore 21.00: Down by Law (Daunbailò) (1986)
Regia: Jim Jarmusch; soggetto e sceneggiatura: J. Jarmusch; fotografia:
Robby Müller; musica: John Lurie; montaggio: Melody London; interpreti: Tom
Waits, John Lurie, Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Ellen Barkin, Billie
Neal; origine: Usa; produzione: Black Snake, Grokenberger Film; durata: 106'
Opera che riecheggia generi e modelli, come sempre accade nel cinema di
Jarmusch, Daunbailò è un film carcerario con fuga per le paludi della
Luisiana di tre carcerati sui generis. John Lurie (Jack), uno sfruttatore di
prostitute incastrato da un rivale, e Tom Waits (Zack), un dj in declino
beccato con un cadavere nel portabagagli, sono compagni di cella. Tra litigi
e lunghi silenzi si raccontano le rispettive vite. In cella viene portato un
terzo carcerato Roberto (Roberto Benigni), un italiano che ha ucciso un
uomo. Roberto è vitale, buffo, un folletto che parla un inglese strano,
fatto di frasi fatte, involontari giochi di parola e citazioni poetiche. I
tre fuggono e dopo varie peripezie giungono in una casa dove Roberto troverà
l'amore. «Ho conosciuto Roberto in Italia, a Salsomaggiore, e nonostante
comunicassimo solo in un francese assai primitivo siamo subito diventati
amici. E comunque Roberto è un attore bravissimo che potrebbe interpretare
anche ruoli drammatici, e credo che il suo ruolo in Down by Law sia meno
comico che nei suoi film italiani. [...] È stato in grado persino di
improvvisare un monologo in inglese, nella sequenza in cui sta cucinando un
coniglio. È un improvvisatore nato. È come un musicista jazz» (Jarmusch).
lunedì 16
chiuso
martedì 17
ore 17.00: Johnny Stecchino (1991)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: Vincenzo Cerami, R.
Benigni; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Evan Lurie; montaggio: Nino
Baragli; interpreti: R. Benigni, Paolo Bonacelli, Nicoletta Braschi, Ivano
Marescotti, Franco Volpi, Ignazio Pappalardo; origine: Italia; produzione:
Cecchi Gori Tiger Group Cinematografica, Penta Film; durata: 121'
Dante, interpretato da Benigni, è un fiorentino, timido e ingenuo che per
lavoro guida uno scuolabus utilizzato da dei ragazzi handicappati. Incontra
Maria, una bella sconosciuta, e se ne innamora. Maria lo porta con sé in una
bella villa alle porte di Palermo. In realtà Maria non è quello che sembra:
è la moglie di un efferato boss della mafia, Johnny, che si sta nascondendo
perché minacciato di morte. Dante e Johnny sono due gocce d'acqua. Lo scopo
di Maria è far uccidere Dante al posto del marito. Non sarà però così facile
dato che Dante, inconsapevole e anzi divertito, riuscirà a sfuggire a
numerosi attentati.
ore 19.15: Pinocchio (2002)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Vincenzo
Cerami, tratto da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi; fotografia:
Dante Spinotti; musica: Nicola Piovani; montaggio: Simona Paggi; interpreti:
R. Benigni, Nicoletta Braschi, Mino Bellei, Carlo Giuffrè, Peppe Barra,
Franco Javarone; origine: Italia; produzione: Melampo Cinematografica;
durata: 105'
«Sono vent'anni, forse da quando sono nato, che ho voglia che mi si allunghi
il naso. Finalmente, mentre ero sul letto e pensavo, mi sono sentito
prendere per mano: era Pinocchio. Ogni volta che finivo un film dicevo: "Oh!
E ora faccio Pinocchio!". E via partivo: di qua, di là, di su, di giù.
Niente! Non mi riusciva di acchiapparlo. [...] Me lo aveva proposto anche
Fellini, aveva già disegnato il pupazzetto. Lo voleva fare tutto come un
incubo. Pinocchio lo si può vivere come si vuole. Come un incubo, un sogno,
una tempesta, un cocomero, la vita, la morte; va tutto bene perché è un
mito. E come tutti i miti porta con sé un conflitto irresolubile,
disintricabile e il più antico del mondo: non si può essere felici. E queste
sono cose che sbriciolano il cuore di bellezza» (Benigni).
ore 21.15: La vita è bella (1997)
Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Vincenzo
Cerami; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Nicola Piovani; montaggio:
Simona Paggi; interpreti: R. Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini,
Giustino Durano, Bustric [Sergio Bini], Lydia Alfonsi; origine: Italia;
produzione: Melampo Cinematografica; durata: 120'
La vita è bella è il film di Benigni che ha raccolto il più alto numero di
premi, tra i quali ben tre Oscar e il Gran Premio della Giuria al Festival
di Cannes, solo per citare i più importanti. Per l'artista toscano è il film
della maturità, in cui si impone con forza l'influenza chapliniana,
soprattutto per quel che riguarda la costruzione del personaggio di Guido,
interpretato da Benigni stesso. Il film è diviso nettamente in due parti: la
prima allegra e spensierata, la seconda tragica e cupa. La prima, ambientata
negli anni Trenta, è incentrata sull'amore di Guido e Dora, lui giovane
ebreo della provincia che va in città per aprire una libreria, lei maestra
di buona famiglia. Gli anni passano, Guido e Dora hanno adesso un bambino,
Giosuè, e vivono la loro vita felicemente a dispetto della guerra che cambia
il volto dell'Italia. La seconda invece inizia con la deportazione di Guido
e del piccolo Giosuè nel campo di concentramento. Per proteggere Giosuè
dagli orrori del campo, Guido fa credere al figlio che sia tutto un gioco,
organizzato per il suo compleanno.
LA REDAZIONE
Nota: Si ringrazia Susanna Zirizzotti (Relazioni Esterne - Ufficio Stampa Centro Sperimentale di Cinematografia – Roma)
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