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    67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - ED ECCO I COMPONENTI DELLA 'GIURIA INTERNAZIONALE VENEZIA 67.' PRESIEDUTA DA QUENTIN TARANTINO: Guillermo Arriaga, Ingeborga Dapkūnaitė, Arnaud Desplechin,Danny Elfman, Luca Guadagnino, Gabriele Salvatores

    La Giuria assegnerà i Premi Ufficiali: il Leone d’Oro per il 'Miglior Film', il Leone d’Argento per la 'Migliore Regia', il Premio Speciale della Giuria, la Coppa Volpi per la 'Migliore Interpretazione Maschile', la Coppa Volpi per la 'Migliore Interpretazione Femminile', il Premio Marcello Mastroianni a un 'Giovane Attore o Attrice Emergente', l’Osella per il 'Miglior Contributo Tecnico', l’Osella per la 'Migliore Sceneggiatura'.


    26/07/2010 - Venezia, 26 luglio 2010 - E’ stata definita la Giuria internazionale del Concorso della 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, presieduta dal regista e sceneggiatore statunitense QUENTIN TARANTINO. La Giuria assegnerà i premi ufficiali della 67. Mostra, che avrà luogo al Lido dall’1 al 11 settembre 2010, diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.

    Le personalità chiamate a farne parte sono: il messicano GUILLERMO ARRIAGA, considerato tra gli scrittori latino-americani più influenti (tra i suo romanzi più celebri Il bufalo della notte, Un dolce odore di morte e Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina), sceneggiatore degli acclamati film di ALEJANDRO GONZÁLES IÑÁRRITU Amores Perros, 21 GRAMMI e BABEL, che ha debuttato nella regia con THE BURNING PLAIN, in Concorso a Venezia nel 2008, riscuotendo ampio consenso; l’attrice lituana Ingeborga Dapkūnaitė, una delle interpreti più talentuose dell’area sovietica che, grazie al suo apprezzato lavoro al teatro e al cinema (Il sole ingannatore, Moskva) è stata spesso chiamata a prendere parte a film hollywoodiani (Mission: Impossibile, Sette anni in Tibet); il regista e sceneggiatore francese Arnaud Desplechin, considerato tra i migliori eredi della 'Nouvelle Vague', più volte in Concorso a Cannes, in Concorso a Venezia nel 2004 con Rois et Reine, film che ha ricevuto ampi consensi, e nuovamente al Lido nel 2007 con il documentario L’Aimée; Danny Elfman, musicista e cantante statunitense celebre negli anni ’70 con il gruppo musicale Mystic Knights of Oingo-Boingo, divenuto negli anni ’80 uno dei compositori di colonne sonore (60 in tutto) più importante della sua generazione, autore in particolare delle musiche dei film di TIM BURTON (sua anche la voce di Jack Skellington) e di molti tra i maggiori registi di Hollywood; il regista e sceneggiatore italiano Luca Guadagnino, tra i più importanti del nuovo cinema italiano, legato a Venezia fin dal suo esordio nella regia (The Protagonists, 1999), e in seguito altre tre volte al Lido, lo scorso anno con lo straordinario successo di IO SONO L'AMORE, film presentato nella sezione Orizzonti, che sta riscuotendo un enorme consenso internazionale, presentato in numerosi festival e venduto in 30 paesi; il regista e sceneggiatore Gabriele Salvatores, premio Oscar nel 1991 per Mediterraneo, tra i cineasti italiani più amati all’estero, reduce dal nuovo importante successo di HAPPY FAMILY, commedia corale che quest’anno ha conquistato il grande favore della critica e del pubblico anche in America.

    Nella serata conclusiva della Mostra (11 settembre 2010), la Giuria Internazionale Venezia 67 assegnerà ai lungometraggi in concorso i premi ufficiali: il Leone d’Oro per il 'Miglior Film', il Leone d’Argento per la 'Migliore Regia', il Premio Speciale della Giuria, la Coppa Volpi per la 'Migliore Interpretazione Maschile', la Coppa Volpi per la 'Migliore Interpretazione Femminile', il Premio Marcello Mastroianni a un 'Giovane Attore o Attrice Emergente', l’Osella per il 'Miglior Contributo Tecnico', l'Osella per la 'Migliore Sceneggiatura'.

    NOTE BIOGRAFICHE:

    Guillermo Arriaga (scrittore, sceneggiatore, regista - Messico)

    Guillermo Arriaga è senz'altro uno dei migliori narratori della "nuova" letteratura sudmericana. Cresciuto in un quartiere molto violento di Città del Messico, a 13 anni perde l’olfatto per un pestaggio. Questa esperienza si rivelerà tuttavia fonte di grande ispirazione. Alla scuola secondaria studia teatro e più tardi si avvicina alla letteratura, affermandosi in breve tempo come uno dei più importanti scrittori latino-americani. Tra le sue opere più celebri Il bufalo della notte, un grande romanzo sulla vita ai margini della società e sulla violenza dell'amore, Un dolce odore di morte e Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina oltre alla raccolta di racconti Retorno 201 (2003), scritta quando aveva solo 24 anni. Dal primo all'ultimo racconto di questa raccolta, il binomio amore-morte è il denominatore comune di queste storie potenti e passionali, dove la violenza nelle sue forme più diverse - da quella più fisica e brutale, a tratti ripugnante, a quella psicologica e sottile - è la protagonista assoluta.Arriaga si autodefinisce “un cacciatore che di professione fa lo scrittore”. I suoi libri, che hanno ricevuto critiche entusiastiche in tutto il mondo, sono stati tradotti in 18 lingue. "Pochi scrittori al mondo sanno trattare le emozioni e i sentimenti più forti e violenti come Arriaga, pochi scrittori sanno affrontare con tale forza narrativa il lato più oscuro dell'esistenza umana e allo stesso tempo illuminarla della luce della speranza e del perdono". Mentre lavora come docente universitario conosce il regista Alejandro González Iñárritu, con il quale instaura un vero e proprio sodalizio artistico a partire da Amores Perros, la prima di tre collaborazioni. Dopo aver conquistato la critica mondiale, trasformandolo in un classico del cinema moderno, Amores Perros è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero e ha vinto un Bafta nella stessa categoria nel 2001. L’esplorazione cinematografica del fato e delle coincidenze è proseguita con il secondo film della stessa trilogia, diretto ancora una volta da González Iñárritu: 21 grammi - Il peso dell’anima (21 Grams, 2003), in Concorso a Venezia, interpretato da Sean Penn - che ha ottenuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione - Naomi Watts e Benicio Del Toro. Prima di completare la trilogia, Guillermo Arriaga ha affrontato il western in chiave esistenziale con Le tre sepolture (The Three Burials of Melquiades Estrada), diretto e interpretato da Tommy Lee Jones, aggiudicandosi il premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes del 2005. Nel 2006, per il provocatorio e profondo lavoro fatto con Babel, Arriaga ha vinto numerosi premi. Nel 2008 ha debuttato nella regia dirigendo Charlize Theron e Kim Basinger nel drammatico The Burning Plain, presentato in concorso alla 65. Mostra, per il quale la giovane protagonista Jennifer Lawrence ha vinto il premio Mastroianni come miglior attrice emergente. Arriaga ha anche scritto, prodotto e diretto cortometraggi, documentari, serie televisive, spot pubblicitari radiofonici e televisivi. Da oltre vent'anni inoltre è docente alla Universidad Iberoamericana de México.

    Ingeborga Dapkūnaitė (attrice – Lituania)

    Nata a Vilnius in Lituania, cresce affascinata dal cinema e dal teatro. Laureatasi in teatro, dopo gli studi in recitazione al Conservatorio di Stato lituano, è riconosciuta in campo internazionale come una delle attrici più talentuose dell'Unione Sovietica, grazie al suo lavoro sui palcoscenici teatrali e sul grande schermo. Benché già popolare nella sua terra natia, come attrice di teatro e di cinema, sono stati i ruoli in Tsiniki (Cynics, 1992) e Katya Ismailova (Moscow Nights, 1993) che ne hanno accresciuto la fama a livello nazionale, facendole inoltre guadagnare numerosi riconoscimenti, tra cui il premio come migliore attrice al Festival Internazionale di Ginevra ed il Russian Film Academy Award (NIKA) per la migliore interpretazione femminile. Notata da critica e registi, entra a far parte del cast del film Il sole ingannatore (Utomlionnye solnzem, 1994) di Nikita Mikhalkov, premio Oscar come miglior film straniero e vincitore del Grand Prix della giuria al festival di Cannes, che le vale, grazie ad una straordinaria performance, numerosi riconoscimenti, tra cui quello di Miglior Film Attrice assegnato dall’Associazione della Critica del Cinema di Mosca, portandola così all'attenzione dell'industria cinematografica internazionale. Ben presto è chiamata a far parte del cast di progetti di alto profilo, quali Mission: Impossibile (1996) di Brian de Palma, e Sette anni in Tibet (Seven Years in Tibet) di Jean-Jacques Annuad (1997), in cui recita al fianco di Brad Pitt. Un ruolo importante è stato anche quello Moskva (Moscow) di Aleksandr Zeldovich, presentato a Venezia alla Settimana della Critica nel 2000. Nel 2003 partecipa al film di Emily Young Kiss of Life, presentato in anteprima a Cannes, dove, nello stesso anno, è membro della giuria della Cinéfoundation e della sezione dedicata ai cortometraggi. L'anno seguente è la volta di 25 Degrees of Winter (2004), film di Stéphane Vuillet, vincitore del Premio del Pubblico al Festival di Berlino. Ha interpretato inoltre la zarina Aleksandra Fyodorovna Romanova nella miniserie britannica The Lost Prince, ed ha impersonato la madre del famoso serial killer cannibale Hannibal Lecter, nel film tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Harris, in Hannibal Lecter - Le origini del male (Hannibal Rising, 2007) del regista Peter Webber. Nel 2009 ha preso parte al thriller L'Affaire Farewell di Christian Carion. Nel corso degli anni bilancia l’attività cinematografica con una brillante carriera teatrale. Nello spettacolo teatrale "Slip of the Tongue" divide il palcoscenico con John Malkovich, e, grazie "Cloaca”, si esibisce al prestigioso Old Vic Theatre, oggi gestito da Kevin Spacey. Continua ad apparire in film e produzioni televisive, nonché sulla scena teatrale londinese.

    Arnaud Desplechin (regista, sceneggiatore - Francia)

    Nato a Roubaix nel 1960, annoverato dalla critica tra i migliori eredi della Nouvelle Vague, è autore di opere che esplorano i legami familiari e amorosi, l’elaborazione del lutto, la malattia e l’identità personale, attraverso uno stile fortemente anti-naturalista. Dopo aver frequentato l'Institut des hautes études cinématographiques (ora rinominato La Fémis), e collaborato alla sceneggiatura di Un mondo senza pietà (1989) dell’amico Eric Rochant (sulle avventure del libertino Hippo), nel 1991 presenta alla Semaine de la Critique di Cannes il mediometraggio da lui scritto e diretto La Vie des Morts, opera corale che affronta le reazioni di un gruppo di amici e parenti alla notizia del tentato suicidio di una persona cara. Il film è interpretato, tra gli altri, da Emmanuelle Devos, Marianne Denicourt, Emmanuel Salinger, protagonisti anche dei lavori successivi di Desplechin. Il 1992 segna il suo debutto alla regia di un lungometraggio, La Sentinelle (1992) che, presentato al 45esimo Festival di Cannes, è il trampolino di lancio di Emmanuel Salinger, vincitore del César come miglior attore emergente. Quattro anni più tardi rinnova il sodalizio con l’interprete francese in Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle) (1996), film presentato sulla Croisette e incentrato sul sottile confine tra verità e menzogna. Esther Khan (2000), in concorso alla 53esima edizione del Festival di Cannes, affronta con profonda sensibilità i sogni e gli ideali di una ragazza ebrea dell'Ottocento, aspirante attrice, che si scontra con pregiudizi e ostacoli dell’ambiente artistico. Nel 2003 dirige Léo en jouant dans la compagnie des hommes, commedia umana ambientata nel freddo mondo dell'alta finanza, tratta dall'omonima pièce teatrale di Edward Bond e presentata al Festival di Cannes. Nello stesso anno realizza il documentario Unplugged (2003): riunendo i suoi attori 6 ore al giorno per 8 giorni in una palestra, il regista lavora sulle scene del film come fosse un allenamento sportivo, ottenendo un montaggio sperimentale delle audizioni e delle prove, e rileggendo la natura dell'immedesimazione dell'attore con il personaggio. Nel 2004, il 40. Festival di Pesaro gli dedica una retrospettiva completa, mentre Rois et Reine (2004) partecipa in Concorso a Venezia. Il film, che narra parallelamente le vicende di due ex-amanti, il bizzarro Ismaël e la sofisticata Nora, riceve un ampio consenso, divertendo ed emozionando il pubblico. Nel 2007 sfrutta nuovamente le potenzialità del documentario ne L'Aimée, seguendo con la macchina da presa il padre nell’imminente trasloco dalla casa di famiglia, facendo così riaffiorare alla memoria sopiti ricordi. Nel 2008 è attore per la prima volta, in Choisir d'aimer di Rachid Hami, nel ruolo del narratore che lega le vite dei personaggi del film. Un conte de Noël (2008), presentato al Festival di Cannes, mette in scena, ancora una volta, la famiglia come luogo di confitto, malattia e medicamento.

    Danny Elfman (compositore - Stati Uniti)

    Nato ad Amarillo (Texas) nel 1953, inizia molto presto la sua carriera da musicista quando, già ai tempi delle scuole superiori, fonda la sua prima band di musica Ska, prima di lasciare gli Usa e seguire il fratello Richard in Francia. Qui lavora con Le Grand Magic Circus, un gruppo teatrale di musica d’avanguardia. Dopo una lunga permanenza in Africa, dove aveva studiato il violino e le percussioni della musica di tradizione orale, Danny Elfman rifonda negli ultimi mesi del 1976 il gruppo di performer artistici chiamato The Mystic Knights of the Oingo Boingo (creato nel 1972 dal fratello Richard). Era un gruppo musicale e teatrale che riprendeva la tradizione dei Mothers of Invention di Frank Zappa e Spike Jones. The Mystic Knights presentavano un repertorio eclettico che mischiava brani originali a cover classiche e spaziava dal gamelan balinese a pezzi danzati nello stile dei Ballets russes e alla ripresa di cover di Cab Calloway. Il gruppo si allontana progressivamente dallo stile cabarettistico e afferma, in particolare a partire dal 1980, una virata verso nuove direzioni musicali dentro l'orizzonte del nuovo rock (in particolare la musica Ska e New Wave). Con il 1984 Elfman sceglie di dedicarsi ad una musica che non abbia più bisogno di attori o danzatori per essere eseguita. Il nome del gruppo viene allora semplificato in Oingo Bongo e la band diventa un ottetto (con Danny Elfman come compositore e cantante). Dalla metà degli anni Ottanta in poi, l'ottetto alterna concerti all'attività di soundtrack designers di film (a partire da loro brani composti in precedenza). Danny Elfman firma la sua prima colonna sonora di film come compositore nel 1985 (Pee-Wee's Big Adventure di Tim Burton). Nel 1991 Elfman allarga l'ottetto facendolo diventare un gruppo di dieci musicisti, ma accorcia ulteriormente il proprio nome in Boingo e imprime ancora una volta un cambiamento di stile musicale, avvicinandolo al Modern Rock. Il gruppo si è sciolto amichevolmente nel 1995. Danny Elfman si dedica a questo punto esclusivamente alla sua carriera di compositore - di musica sinfonica (The Overager Overture e Serenada Schizophrena sono le sue ultime composizioni, scritte per la American Composers Orchestra) e di musica per il cinema e la televisione. Come compositore di colonne sonore ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, incluso un Grammy Award, un Emmy Award e quattro nomination agli Academy Award. Nel 1998 ha ricevuto una doppia nomination all’Oscar per la miglior colonna sonora originale di Men in Black (1997) di Barry Sonnenfeld e per Will Hunting - Genio Ribelle (Good Will Hunting, 1997) di Gus Van Sant. Ha conseguito la sua terza nomination all’Oscar per la colonna sonora dell’acclamato fantasy di Tim Burton Big Fish - Le Storie di una vita incredibile (Big Fish, 2003) e la più recente per la colonna sonora di Milk (2008), diretto da Gus Van Sant. Nel complesso, Danny Elfman ha composto più di 60 colonne sonore per differenti autori, tra cui Tim Burton, Gus Van Sant, Sam Raimi, Ang Lee, Taylor Hackford, Paul Haggis, Errol Morris, Rob Marshall, Brett Ratner, Guillermo del Toro, Wayne Wang, Timur Bekmambetov, Barry Sonnenfeld, Brian De Palma, Peter Jackson, i fratelli Hughes, Richard Donner, Jon Amiel, Martin Brest e Warren Beatty.

    Luca Guadagnino (regista, sceneggiatore - Italia)

    Nato a Palermo nel 1971 da padre italiano e madre algerina, è tra i registi più importanti del cinema italiano di questi anni. Autore sofisticato e cinefilo, si è imposto all’attenzione internazionale con lavori sempre diversi tra loro e assolutamente originali nel panorama della produzione cinematografica italiana dell’ultimo decennio. Passa la sua infanzia in Etiopia, lasciata con la caduta di Hailè Salassie e l’avvento al potere della dittatura militare di Menghistu. Trasferitosi in Italia nel 1977 trascorre l’adolescenza a Palermo. Si laurea nel 1995 alla Sapienza di Roma con una laurea sul cinema di Jonathan Demme, autore cui farà sempre riferimento nel suo personale percorso cinematografico. Nel 1994 realizza il documentario Salvatore, un film casalingo fatto a mano, ritratto intimo di un operaio di Mirafiori. Nel corso della guerra civile algerina, che insanguina il paese a metà degli anni ’90, realizza Algerie (1995), un mosaico di testimonianze di intellettuali algerini esiliati. Il documentario viene presentato al festival del cinema africano di Milano quello stesso anno. Nel 1996 realizza il suo primo lavoro in 35mm, Qui, cortometraggio-scandalo, presentato al Festival di Taormina, che racconta il pomeriggio erotico di una coppia. Nel 1998 viene colpito da una notizia di cronaca inglese: due ragazzi uccidono per il semplice piacere di farlo uno sconosciuto. Il cruento fatto di cronaca diventa il motivo centrale di The Protagonists suo primo lungometraggio, 1999. Presentato a Venezia, il film partecipa a numerosi altri festival internazionali tra cui il London Film Festival e i festival di Mannheim e Oberhausen. Seguono i lungometraggi Mundo civilizado, 2003, ritratto musicale dei ventenni degli anni Duemila, ambientato a Catania, che viene presentato al Festival di Locarno nel 2003; Cuoco Contadino, 2004, un ritratto dello chef Paolo Masieri immerso nella luce ambrata delle colline liguri, presentato a Venezia nel 2004; e Melissa P., 2005, dal romanzo scandalo di Melissa Panarello “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”. Ha realizzato anche i lavori di vario formato Tilda Swinton - The love Factory 1 (2002), presentato a Venezia, Arto Lindsay - The Love Factory 2 (2006) e Pippo Delbono - The Love Factory 3 (2008), entrambi presentati al Festival di Torino. Partecipa alla scorsa Mostra di Venezia (per la quarta volta) con il suo ultimo lungometraggio Io sono l’amore (2009), che viene successivamente presentato a numerosi festival, tra cui Toronto, Pusan, Sundance, Berlino. Venduto in 30 Paesi, Io sono l’amore è già stato distribuito in Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Svizzera, Australia e Stati Uniti, raggiungendo uno straordinario successo di critica e pubblico.

    Gabriele Salvatores (regista, sceneggiatore - Italia)

    Nato a Napoli (1950), si trasferisce ancora bambino a Milano, dove, successivamente, studia al Liceo classico Beccaria. Frequenta l'Accademia del Piccolo Teatro e, nel 1972, fonda il Teatro dell'Elfo di Milano. Dirige molte piéces d'avanguardia tra cui: Zumbi' di Augusto Boal, Scene della rivoluzione francese di Ariane Mnouchkine e del Thèatre du Soleil, Dracula il vampiro di Elio De Capitani, Sogno di una notte d'estate, Sognando una sirena con i tacchi a spillo ed Eldorado. Nel 1983 esordisce alla macchina da presa con Sogno di una notte d’estate, ispirato all’opera di Shakespeare, presentato all’interno della sezione non competitiva Venezia De Sica della 40. Mostra. Il film d’esordio ha le cadenze tipiche della fiaba, combinando cinema, teatro, musica e danza, spinto dallo spirito di un regista incuriosito dalle possibilità del mezzo cinematografico. Nel 1987 realizza Kamikazen - Ultima notte a Milano, una riflessione sui rampanti anni '80 tratta dalla pièce Comedians di Trevor Griffiths – messa in scena da Salvatores tra il 1983 ed il 1984 al Teatro dell'Elfo, in cui incrocia le storie di sei comici dilettanti truffati. Il 1989 è l’anno della svolta: si dedica interamente alla carriera di cineasta realizzando Marrakech Express, storia di quattro ex sessantottini, riunitisi per aiutare un amico arrestato in Marocco. Il film, ottimo successo di pubblico grazie a una sceneggiatura ben congegnata, dà il via alla collaborazione con il suo attore feticcio Diego Abatantuono. Turnè (1989), commedia dai toni malinconici presentata a Un Certain Regard a Cannes, inscena un triangolo amoroso interpretato da Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio e Laura Morante. Il 1991 è l’anno dell’Oscar come miglior film straniero, ottenuto con la regia di Mediterraneo, che conquista anche tre David di Donatello nonché un Nastro d'Argento per la regia. Ambientato nel giugno del 1941, il film narra le avventure di otto soldati italiani a presidio di un’isola greca e rappresenta la chiusura della “trilogia della fuga” (con Marrakech Express e Turnè), incentrata sulla ricerca di un “altrove” non solo geografico, l’amicizia ed il viaggio privo di una destinazione predefinita. Dopo l’enorme successo di pubblico e critica, che lo consacra internazionalmente, è la volta di Puerto Escondido (1992), adattamento di un romanzo di Pino Cacucci, che narra le vicende di uno yuppie lombardo in fuga in Messico, interpretato da Diego Abatantuono. Nel 1993 porta sugli schermi Sud, storia di una domenica di elezioni nel meridione italiano, in cui quattro disoccupati s’impadroniscono di un seggio elettorale, prendendo casualmente in ostaggio la figlia del boss della zona. Abbandonate le tematiche del viaggio e della fuga, Sud mette in scena la realtà di un presente fatto di emarginati e disperati. Con Nirvana (1996), film psichedelico girato nell'area dismessa dell'Alfa Romeo di Milano, comincia un periodo di sperimentazione narrativa che continua con Denti (2000), film in concorso alla 57. Mostra di Venezia, tratto da un romanzo di Domenico Starnone, e Amnèsia (2001). Nel 2002 gira Io non ho paura, tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, una storia che procede in equilibrio fra lo sguardo ingenuo dei bambini e gli squarci di una realtà cruda, che vale al regista una nuova nomination all'Oscar e il "Gattopardo d'oro" - Premio Luchino Visconti. Nel 2004 è cofondatore della Colorado Noir e dirige il noir dagli spazi claustrofobici Quo vadis, baby?(2004), tratto dall'omonimo romanzo di Grazia Verasani, in cui ritorna la sua voglia di sperimentazione, che si concretizza nell’impiego di tecniche digitali. Nel 2008 torna dietro la macchina da presa con Come Dio comanda, tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti, che descrive le ferite dei miserabili, figure sgradevoli e violente, reietti dalla società. Stella (2009) è uno dei tre cortometraggi del progetto “per fiducia” di Banca Intesa, cui aderisce con Ermanno Olmi e Paolo Sorrentino. Nel 2010 gira nella “sua” Milano la commedia corale Happy Family, in anteprima internazionale a Los Angeles e presente nella selezione di film italiani per la decima edizione di “Open Roads-New Italian Cinema” kermesse newyorkese organizzata da Cinecittà Luce e dalla Film Society of Lincoln Center. La pellicola, che ha raccolto consensi anche tra il pubblico e la critica d’oltreoceano, è entrata inoltre a far parte della cinquina dei candidati per il Nastro d'Argento per la commedia, sezione introdotta quest’anno. Salvatores si è cimentato, nel corso degli anni, anche nella regia di spot e video musicali per diverse iniziative sociali, girando nel 1994 Il viaggio, contro la pirateria audiovisiva, il videoclip Il mio nome é mai più per Emergency, ed Io mi chiamo Paolo, campagna sociale contro lo sfruttamento minorile.

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia l'Ufficio Stampa de 'La Biennale di Venezia'.

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