IX edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (16-25 Ottobre 2014) - AL FESTIVAL LA SERIE TELEVISIVA 'THE KNICK' FIRMATA DAL REGISTA PREMIO OSCAR STEVEN SODERBERGH. Il protagonista CLIVE OWEN incontrerà il pubblico dell’Auditorium. Il MARC'AURELIO DEL FUTURO al cineasta russo ALEKSEJ FEDORČENKO
Il finale di stagione sarà proiettato in contemporanea con gli Stati Uniti e la serie sarà in esclusiva tv in autunno su Sky Atlantic HD
26/09/2014
- THE KNICK di STEVEN SODERBERGH sarà presentata venerdì 17 e sabato 18 ottobre nell’ambito della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma che si svolgerà dal 16 al 25 ottobre all’Auditorium Parco della Musica, con la direzione artistica di Marco Müller. Il nuovo lavoro del grande cineasta statunitense – premio Oscar® per Traffic, Palma d’Oro a Cannes per Sesso, bugie e videotape, autore di alcuni fra i maggiori successi cinematografici degli ultimi anni (la trilogia di “Ocean”, Erin Brockovich - Forte come la verità, Magic Mike, Side Effects) – vede protagonista CLIVE OWEN, nei panni del geniale chirurgo John Thackery. L’attore britannico (Golden Globe per Closer, interprete di film come King Arthur, Sin City, Inside Man) incontrerà il pubblico del Festival nell’ambito di una serata-evento in cui sarà proiettata l’intera serie con il finale di stagione in contemporanea con gli Stati Uniti. I dieci episodi – scritti da Jack Amiel e Michael Begler, sceneggiatori di Quando meno te lo aspetti e Qualcosa di straordinario – andranno in onda in esclusiva assoluta su Sky Atlantic HD in autunno.
THE KNICK, attualmente in programmazione sull’emittente via cavo statunitense Cinemax, è ambientata nella New York di inizio ‘900, all’interno dell’ospedale Knickerbocker. Il chirurgo John Thackery – un brillante pioniere di nuovi metodi nel campo della chirurgia che nasconde una dipendenza dalla cocaina – opera a capo di un team di medici e infermieri in un’epoca caratterizzata da elevati tassi di mortalità e assenza di antibiotici.
Accanto a CLIVE OWEN, nel cast figurano tra gli altri Andrè Holland (attore cinematografico, teatrale e televisivo interprete della serie “Amici di letto” e dei film Bride Wars - La mia miglior nemica e 42 - La vera storia di una leggenda americana), Jeremy Bobb (interprete di serie televisive come “Boardwalk Empire”, “House Of Cards”, “Hostages”), Eve Hewson (protagonista di This Must Be the Place accanto a Sean Penn) e Juliet Rylance (attrice principale con Ethan Hawke del fortunato thriller Sinister). Secondo Indiewire, “The Knick è una lectio magistralis sulla fiction storica […], un’opera coinvolgente che ridefinisce le potenzialità estetiche del dramma storico”.
Il Direttore Artistico Marco Müller ha commentato: “Quante volte è successo che la migrazione di forme e contenuti dal cinema (e dalle altre piattaforme) facesse un giro completo? Poche volte, e sempre in tempi molto recenti (cfr. lo splendido “Mildred Pierce” realizzato da Todd Haynes per HBO). Nella seconda età dell'oro della televisione, le serie avevano ripreso dal cinema tanto l'approfondimento dei personaggi che alcuni nuovi modi del montaggio e della fotografia. Questo è servito loro per rinnovare i modelli narrativi seriali, proponendo una "serie serializzata", con linee narrative verticali che si concludevano alla fine del singolo episodio, e linee orizzontali che proseguivano per l'intera stagione (a volte per le serie successive). Assistiamo oggi ad ancora un'altra trasformazione: autori e produttori di cinema sperimentano con le serie televisive. La televisione si rinnova ancora una volta, ri-mediando il cinema nelle miniserie antologiche dirette da un unico regista. I cineasti sono spesso nomi noti che, invece di firmare il solo pilot (e il concetto della serie) hanno finalmente la possibilità di raccontare in un tempo sufficientemente lungo – ma non tanto da far perdere di intensità la narrazione. È questa la nuova maniera audiovisiva di riproporre un romanzo. Se i film al cinema continuano a essere novelle, oppure fumetti a puntate, la televisione di qualità può permettersi di essere oggi istigatore e produttore di cinenarratività fuori formato, che possono a volte essere lunghe e pregnanti come un romanzo. Non ci può essere alcun dubbio, dunque, che il grande cineromanzo contemporaneo venga dalla televisione. E che il cineromanzo contemporaneo più importante dell’anno si chiami “The Knick”, diretto da Steven Soderbergh per Cinemax di HBO”.
MARC’AURELIO DEL FUTURO ad ALEKSEJ FEDORČENKO. Il cineasta russo presenterà in prima mondiale il suo ultimo lavoro, Angeli della Rivoluzione (Angely revolucii)
Il Festival Internazionale del Film di Roma, su proposta del Direttore Artistico Marco Müller, consegnerà il Marc’Aurelio del Futuro ad Aleksej Fedorčenko, regista di Primi sulla Luna e Ovsjanki / Silent Souls (premiati entrambi alla Mostra di Venezia) e di Spose celesti dei Mari della pianura (in concorso a Roma nel 2012), produttore di oltre venti film, sceneggiatore e scrittore. In occasione della premiazione, il cineasta russo presenterà in prima mondiale il suo ultimo lavoro, Angeli della Rivoluzione (Angely revolucii), nella linea di programma “Cinema d’Oggi”.
Il nuovo film di Fedorčenko, ambientato in Unione Sovietica, racconta l’incontro e lo scontro fra differenti culture negli anni Trenta staliniani, attraverso lo sguardo di cinque artisti d’avanguardia, spediti a fare da agit-prop nelle regioni periferiche. La pellicola è un adattamento dei racconti di Denis Osokin, vincitore del prestigioso premio letterario russo per giovani autori “Debut Prize”, scrittore del romanzo che ha ispirato Ovsjanki e sceneggiatore di Spose celesti dei Mari della pianura. Nel cast di Angeli della Rivoluzione, fra gli altri, Darya Ekamasova (già protagonista di Spose celesti dei Mari della pianura, interprete di Zhila byla odna baba / Once Upon a Time There Lived a Simple Woman di Andrey Smirnov e Svobodnoe plavanie / Galleggiare liberi di Boris Khlebnikov presentato nella sezione Orizzonti a Venezia), Konstantin Balakirev (Stilyagi / Hipsters di Valerij Todorovsky al Festival di Toronto), Alexey Solonchyov (Un lac di Philippe Grandrieux, menzione speciale alla Mostra di Venezia).
“Aleksej Fedorčenko è una tra le figure assolutamente più originali nel panorama della produzione russa del Terzo Millennio – dichiara il Direttore Artistico Marco Müller – Perché nel passaggio da un film all'altro ha saputo ogni volta reinventare genere e stile. Nella sua filmografia, il documentario è contraddetto dal mockumentary, il film drammatico e paesaggistico è ripensato in chiave di commedia panteista (Spose celesti dei Mari della pianura appare in questo senso come una risposta a Ovsyanki).
A partire dal primo straordinario lungometraggio (il mockumentary Primi sulla luna), Fedorcenko ha scardinato la struttura narrativa convenzionale (prosastica). Nei lungometraggi 'narrativi' successivi ha fatto ben di più che proporre una sua personalissima versione del cinema lirico-pittorico: esaltando l'aspetto figurativo ha spostato in secondo piano il testo e le sue strutture logiche, utilizzato le immagini per suggerire analogie, allegorie, metafore, deviazioni a-realiste (solo in pochi casi, surrealiste). Lo spettatore è costretto a misurarsi con un universo di significati e sentimenti che deve riuscire a intuire, prima ancora di poter comprendere.
Il rischio di schematismi dei soggetti tratti da opere letterarie, la rigidità della fabula vengono fatte esplodere dalla potenza delle immagini – sempre concrete, mai astratte anche quando i suoi film sono fatti di azioni sceniche estreme, dilatate o compresse, sempre illuminate da lampi di poesia.
Anche nel nuovissimo e scatenato Angeli della rivoluzione, dall’andamento di commedia satirica, la visionarietà delle immagini non è fine a se stessa. Serve a continuare la riflessione sui rapporti tra uomo e natura, a coniugare il fascino di una cultura tradizionale, vera o inventata che sia, con la violenza della Storia (del potere). E Fedorčenko si conferma, ancora una volta, come uno tra i pochi cineasti contemporanei capaci di inventare prospettive sempre rinnovate”.
ALEKSEJ FEDORČENKO
Nasce nel 1966 a Sol-Iletsk, nella regione siberiana di Orenburg e poi si trasferisce a Yekaterinburg dove vive attualmente. Dopo gli studi di ingegneria, si laurea in drammaturgia al VGIK (Istituto Statale della Cinematografia). Dal 2004 è fondatore, regista, produttore e supervisore della “Kinokompanija 29-e Fevralja”. Con il lungometraggio d’esordio, Primi sulla Luna, Fedorčenko vince il Premio Orizzonti Doc alla 62. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove torna nel 2010 con Ovsjanki, racconto riflessivo e poetico i cui personaggi, appartenenti all’etnia ugro-finnica, hanno con la terra e l’acqua una relazione quasi intima. Il film vince il premio Osella per la miglior fotografia mentre la critica internazionale gli assegna il premio FIPRESCI. Il cinema di Fedorčenko si fonda sul recupero delle tradizioni fra le popolazioni che ancora resistono al dominio della cultura prevalente. Ovsjanki vince inoltre premi ai festival di Abu-Dhabi, Mar del Plata e Vladivostok. Nel 2012, al Festival “Vivat kino Rossii!”, Fedorchenko si aggiudica il premio speciale della giuria con il corto Četvertoe izmerenie. Nello stesso anno, Fedorčenko è al Festival Internazionale del Film di Roma con Spose celesti dei Mari della pianura, sorta di Decameron sospeso fra magia e realismo composto da ventitré brevi racconti sulle donne del popolo Mari. L’anno successivo il film è ospitato nella sezione Vanguard al Festival di Toronto e vince il primo premio al Festival di Breslavia.
Angeli della Rivoluzione (Angely revolucii)
Anno 1934. La leggendaria combattente comunista, la bellissima Polina-Revoluzja, viene incaricata dal neonato governo sovietico di mettere ordine nel nord dell’Unione Sovietica. Gli sciamani delle due popolazioni indigene Khanty e Nenets non vogliono accettare la nuova ideologia. Polina convince cinque amici a partire con lei, ex-colleghi combattenti divenuti ora artisti metropolitani: un compositore, uno scultore, un regista di teatro, un architetto costruttivista, un regista di fama. Dovranno tentare di riconciliare la cultura dell’Avanguardia Russa con quella dell’Antico Paganesimo tra i popoli che vivono nella foresta vergine attorno al grande fiume siberiano Ob. Il film è basato su eventi realmente accaduti.
LA REDAZIONE
Nota: Si ringrazia Cristiana Caimmi.
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